Il caso Navalny o la tragica solitudine del dissenso russo

-La condanna per cancellare Navalny Per i tribunali russi, prima l'oppositore era un ladro. Adesso è un estremista

6.8.2023 Giuliano Ferrara, Micol Flammini da ilfoglio.it

Il caso Navalny o la tragica solitudine del dissenso russo

GIULIANO FERRARA 06 AGO 2023

    

“Liberare Navalny” dovrebbe essere una campagna internazionale visibile e rumorosa. E bisognerebbe dare ope legis a questi dissidenti la cittadinanza europea, rivendicare la libertà per i combattenti della libertà. Ma non succede alcunché

La condanna a 19 anni per Alexei Navalny, oltre al resto delle altre condanne e della detenzione dura, è una mezza notizia. C’è e non c’è. Qualche protesta istituzionale, qualche alzata di spalle, basta così. Basta? Non basta. Il condannato ha evitato di morire avvelenato, è stato curato in Germania, è tornato nella Russia di Putin per continuare a testimoniare il dissenso in forme che possono o no piacere ma che in un paese ordinario, non dico liberaldemocratico ma passabilmente tollerante, è consentito senza il rischio di morte o di incarcerazione praticamente a vita nel solito universo concentrazionario.

-La condanna per cancellare Navalny Per i tribunali russi, prima l'oppositore era un ladro. Adesso è un estremista

MICOL FLAMMINI 05 AGO 2023

    

La ruspa di Putin non punisce la marcia su Mosca della Wagner, ma infligge diciannove anni a Navalny. Il Cremlino era alla ricerca di una punizione esemplare che fosse da monito per chiunque voglia ribellarsi e ha infierito sul corpo ormai smagrito del suo oppositore più famoso

Sullo stesso argomento:

Contro il pacifismo strabico

Viaggio a Vilnius, dove l'opposizione al Cremlino fa le prove per una nuova Russia

Ieri un tribunale di Mosca, allestito nel complesso della colonia penale IK-6 a circa 250 chilometri a est dalla capitale, ha condannato Alexei Navalny a 19 anni da scontare in un carcere restrittivo a regime speciale per: finanziamento di attività estremiste, incitamento pubblico ad attività estremiste e “riabilitazione dell’ideologia nazista”. Navalny è già stato condannato per frode anni fa e sta già scontando una pena di nove anni che arrivò quando la sua fama era diventata dirompente, in seguito all’avvelenamento per cui venne curato in Germania nel 2020. Fino a ieri, Navalny era un ladro, oggi, secondo il tribunale, è un estremista e un nazista. Per il Cremlino e per il potere russo ben prima dell’arrivo di Vladimir Putin, “nazista” è sinonimo di nemico, poco ha a che fare con l’ideologia, più con il tradimento che Stalin subì da Hitler, che altro non fu che un calcolo sbagliato da parte del dittatore sovietico. Così gli ucraini sono nazisti, quindi nemici. Anche Navalny è un nazista, quindi un nemico che il Cremlino vuole punire con una pena che va oltre la sopportabilità umana perché le condizioni di detenzione sono brutali. L’oppositore illustre, fastidiosissimo per Putin, che aveva osato   criticarlo ma anche ridicolizzarlo, è già in una colonia penale, è sempre più magro, con gli occhi scavati, con i capelli radi. Oltre a vivere da carcerato, viene ripetutamente svegliato nel cuore della notte, la sua salute si è fatta cagionevole, le visite dei parenti sono centellinate, e diciannove anni hanno l’obiettivo di farlo scomparire: fisicamente e dalla memoria dei russi.

Solo gli utenti registrati possono commentare gli articoli

Per accedere all'area riservata