-EDITORIALI Varsavia blocca il trasporto di grano ucraino su rotaia, ha un problema di politica interna

-PROTESTE E GOVERNO Con la riforma della giustizia Netanyahu va di fretta

26.7.2023 Editoriale. Micol Flammini ilfoglio.it lettura3’

-EDITORIALI Varsavia blocca il trasporto di grano ucraino su rotaia, ha un problema di politica interna

REDAZIONE 26 LUG 2023

Un partito chiamato Konfederacja sta sfruttando le proteste degli agricoltori ed è l’unica forza politica anti ucraina e filo russa dello spettro politico polacco

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Non soltanto Mosca si è ritirata dalla Black Sea Grain Initiative – i due accordi siglati separatamente da Russia e Ucraina con la Turchia e l’Onu e che fino alla scorsa settimana hanno permesso di trasportare il grano in modo sicuro attraverso le acque del Mar Nero – ma negli ultimi giorni ha concentrato i suoi missili sui depositi di cereali in Ucraina e sulle infrastrutture che ne consentono il trasporto. Vladimir Putin sta cercando di colpire le riserve di grano che dall’Ucraina vengono trasportate in altri paesi e che consentono di mantenere attiva l’economia di Kyiv. Se i cereali non passano per il Mar Nero, allora bisogna trovare vie alternative, soprattutto su rotaia e che passino per i paesi europei. E’ questa anche la soluzione che preferiscono gli Stati Uniti, ma i paesi europei che confinano con l’Ucraina non l’approvano. Polonia, Bulgaria, Ungheria, Romania e Slovacchia dicono di dover proteggere i propri agricoltori dalla competizione del grano ucraino e chiedono che le restrizioni europee sulle importazioni dei cereali di Kyiv vengano estese fino al 15 settembre. La Lituania ha proposto di usare il porto di Klaipeda per placare la situazione…

-PROTESTE E GOVERNO Con la riforma della giustizia Netanyahu va di fretta

MICOL FLAMMINI 26 LUG 2023

    

In Israele i giornali sono usciti con la prima pagina nera. Ecco chi avvantaggiano i cambiamenti e quali sono le prossime tappe

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Ieri i quotidiani israeliani sono usciti tutti con la stessa prima pagina: una lastra nera con la scritta “un giorno nero per la democrazia israeliana”. Tutti, anche quelli storicamente schierati con il premier Benjamin Netanyahu, anche il suo fedele Israel HaYom – soprannominato da qualcuno Pravda, da altri Bibiton, dal diminutivo del premier e iton che vuol dire giornale. E’ stato un gruppo di aziende tecnologiche in protesta a comprare lo spazio sulle prime pagine per mandare questo messaggio potente al governo. E non è una cosa da poco, visto che sotto il nome Techrael si raggruppano circa cento società tra le più importanti di Israele che dicono di sentire sulle loro spalle la responsabilità del futuro del paese e muovono parti importanti della sua economia. Il governo di Benjamin Netanyahu lunedì ha vinto la prima parte della sua battaglia per riformare la giustizia israeliana. Ottenendo i voti necessari alla Knesset, ha fatto approvare la prima parte della riforma che limita la capacità della Corte suprema di annullare le decisioni del governo sulla base di un principio di “ragionevolezza”. Le proteste hanno preceduto, accompagnato e seguito l’approvazione e il premier è comparso in televisione per dire che non c’è da temere per la democrazia o per l’indipendenza della magistratura e che, anzi, la riforma è necessaria. Non è il solo a dirlo, in molti prima di lui, anche appartenenti a tutt’altro schieramento politico, concordano sulla necessità di ridefinire i compiti della Corte suprema e di ridefinire i rapporti tra poteri. Quello che viene contestato a Netanyahu sono piuttosto la fretta con cui questa riforma è stata definita, la ritrosia al compromesso con tutte le forze politiche che in teoria sarebbe necessario per cambiare la legge, e soprattutto il tentativo di presentare come ammorbidita rispetto alle intenzioni iniziali una riforma che in realtà è stata soltanto divisa in varie tappe.

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