Prove di invasione: l’esercito cinese e l’incubo della guerra urbana
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Se la Cina intende davvero realizzare lo storico obiettivo di riunificare de facto Taiwan, allora l’Esercito popolare di liberazione (Pla) dovrà cimentarsi in un’impresa piuttosto ardua.
Federico Giuliani 20.5. 2023 ilgiornale.it lettura3’
it.insideover.com Se la Cina intende davvero realizzare lo storico obiettivo di riunificare de facto Taiwan, allora l’Esercito popolare di liberazione (Pla) dovrà cimentarsi in un’impresa piuttosto ardua.
I militari di Pechino dovranno infatti attraversare lo Stretto di Taiwan, effettuare uno sbarco anfibio in un territorio ostile e militarizzato – per l’esattezza in una delle 14 possibili spiagge idonee per conformazione geografica – e poi prendere il controllo di Taipei, la capitale dell’isola.
Ammesso e non concesso che la Repubblica Popolare Cinese riesca a trasferire le sue truppe sulle coste taiwanesi, scongiurando un bagno di sangue e limitando le perdite di vite umane, a quel punto il Dragone sarebbe chiamato ad affrontare un’ulteriore prova, altrettanto delicata: decapitare il potere politico di Taiwan il più in fretta possibile, stando bene attenta a fare meno danni possibili.
La Cina sarà altresì chiamata ad essere rapida, così da completare il grosso del lavoro prima di un eventuale coinvolgimento degli Stati Uniti e dei loro partner, e a non radere al suolo le città taiwanesi, fino a prova contraria abitate da una popolazione di etnia han e parte della stessa radice culturale di Pechino.
La Rand Corporation, un think tank particolarmente influente al Pentagono, ha citato una perifrasi emblematica diffusa nel discorso militare cinese: “Killing Rats in a Porcelain Shop“, traducibile in italiano come “Uccidere i topi in un negozio di porcellane”, un detto pensato appositamente per sottolineare la complessità della missione.
L’ambiente urbano è complesso perché consente agli avversari di nascondersi tra i civili, senza dimenticare che combattere in un simile ring avvantaggia i difensori, che, dal canto loro, operano in modo asimmetrico e possono sfruttare l’avversione di un avversario per causare danni collaterali.
È proprio per prepararsi ad uno scenario del genere, combattere all’interno di una grande capitale, che, a partire dalla fine degli anni Duemila, l’esercito cinese ha iniziato a sviluppare una capacità di guerra urbana (o Urban Warfare), apparentemente dettata dalla necessità di catturare Taipei.
Nell’ultimo decennio, il Pla ha incrementato i suoi studi, l’addestramento e la preparazione per una futura guerra urbana. L’Institute for the Study of War (Isw) ha sottolineato come le forze cinesi abbiano un’esperienza limitata con la guerra urbana, al punto da aver fin qui fatto spesso affidamento sulle osservazioni di eserciti stranieri per plasmare il proprio modus operandi.
L’interesse della Cina per questo argomento è però sempre più elevato, visto che qualsiasi campagna per forzare la riunificazione con Taiwan potrebbe comportare intensi combattimenti nelle città taiwanesi. Un problema non da poco, considerando che oltre il 90% della popolazione dell’isola vive nelle città. La sua costa occidentale, inoltre, è composta quasi interamente da grandi nodi urbani come Taipei, Kaoshiung, Taichung e Tainan; al di là di questo troviamo altipiani montuosi centrali, mentre la costa orientale è meno urbanizzata ma offre meno approdi per uno sbarco.
È qui che torna il concetto di “Uccidere i topi in un negozio di porcellane”, espressione usata dal comandante Chen Yi durante la campagna per strappare Shanghai dall’esercito nazionalista, nella primavera del 1945, e che ben si adatta alla brutalità richiesta da una guerriglia urbana e alla prudenza che il “killer di topi” (nel nostro esempio la Cina) dovrebbe impiegare per preservare la “porcellana” (Taiwan).
Le capacità richieste
Pechino sta insomma affinando una capacità dedicata alla guerra urbana. Lo sviluppo di strutture di addestramento specifiche per questo scopo è iniziato con un progetto pilota presso una struttura di addestramento dell’esercito in Mongolia Interna, in aggiunta ad un modello di guerriglia urbana portata avanti in un altro sito, nella provincia dello Jiangsu.
Come se non bastasse, le capacità di combattimento urbano del Pla sono alimentate da varie esercitazioni annuali che includono elementi di “colpi di decapitazione” e “combattimento blocco contro blocco” con forze di fanteria corazzate e smontate.
In generale, i campi di battaglia urbani hanno reso necessario l’utilizzo di nuove tecnologie, come ad esempio quella relativa ai droni. Questi velivoli possono migliorare il supporto dell’intelligence al livello tattico, ridurre i rischi affrontati dalle truppe sul campo, e facilitare il targeting di altri sistemi d’arma. Il crescente interesse della Cina per i droni, che potrebbero diventare più “intelligenti” e autonomi nelle loro operazioni, riflette l’importanza di “uccidere i topi nel negozio” senza rompere le “porcellane”.