LA FABBRICA DEL MONDO SI È FERMATA: IL CALO DEMOGRAFICO CINESE METTE A RISCHIO L’ECONOMIA DI PECHINO
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– IL PAESE HA FATTO LA SUA FORTUNA SULL’ENORME DISPONIBILITÀ DI MANODOPERA A BASSO COSTO, MA IL CALO DELLE NASCITE METTE A RISCHIO QUEL MODELLO,
18.1.2023 dagospia.com lettura4
CHE NON HA FATTO IN TEMPO A FAR FARE IL SALTO DI QUALITÀ AI CITTADINI (POVERI ERANO, POVERI SONO RIMASTI) - I COSTI PER PENSIONI E ASSISTENZA SANITARIA AUMENTERANNO E SARÀ UN GROSSO GUAIO PER IL DRAGONE – ECONOMISTI E ANALISTI SONO TUTTI D’ACCORDO: “LA CINA RISCHIA DI INVECCHIARE PRIMA DI DIVENTARE RICCA”
1. IL CALO DEMOGRAFICO ORA ALLARMA LA CINA «PUÒ INVECCHIARE PRIMA DI ARRICCHIRSI»
Estratto dell’articolo di Guido Santevecchi per il “Corriere della Sera”
«La Cina rischia di invecchiare prima di diventare ricca», hanno avvertito da tempo economisti e sociologi. La previsione si sta avverando: la popolazione cinese si è ridotta di 850 mila unità l'anno scorso, per effetto del calo drammatico delle nascite che secondo gli esperti è ormai irreversibile. I cinesi oggi sono 1,411 miliardi, ha rilevato l'Ufficio nazionale di statistiche di Pechino.
[…] Era successo solo nel 1961 che i decessi superassero le nascite, ma in quell'anno di disgrazia la Cina pagava il prezzo della carestia innescata dal fallimentare «Balzo in avanti» industriale ordinato da Mao, che causò milioni di morti per fame. Seguì un baby boom che Pechino fermò nel 1979, imponendo la famigerata «legge sul figlio unico», abolita solo nel 2015.
La denatalità
Pechino soffre dello stesso male oscuro che affligge i Paesi più industrializzati e ricchi: la denatalità. I cinesi fanno sempre meno figli: 9,56 milioni l'anno scorso rispetto ai 10,6 milioni del 2021, ai 12 milioni di neonati del 2020, ai 14,6 del 2019. Le proiezioni dei demografi dell'Onu sostengono che l'India sta per superare la Cina come nazione più popolosa del mondo: potrebbe avvenire già nel 2023.
Ma, soprattutto, di questo passo entro la fine del secolo la popolazione cinese si ridurrà a meno di un miliardo […], mentre quella mondiale salirà dagli attuali 8 miliardi a 11, con l'India a 1,5 miliardi. L'economia si regge sulla forza lavoro e sui consumi interni: fare pochi figli «nel lungo periodo riduce entrambi i fattori», per dirla con il linguaggio dei Piani quinquennali di Pechino.
La popolazione in età lavorativa, tra i 16 e i 59 anni per le regole cinesi, è scesa già di 40 milioni di unità rispetto a dieci anni fa. Si restringerà di altri 200 milioni entro il 2050.
Questo vuoto apre un problema nuovo per il Partito-Stato: più anziani che dovranno essere sostenuti da un bacino di lavoratori in calo.
Entro il 2035 si calcola che la fascia dei cinesi ultrasessantacinquenni fuori dal processo produttivo supererà il 30% della popolazione, a quota 400 milioni, oltre un terzo della popolazione.
Anche questa non è una condizione diversa da quella che stiamo già affrontando in Occidente, ma finora per la sua ascesa la Cina ha contato sulla sua enorme forza lavoro e oggi, per fare il salto dal vecchio e non più sostenibile modello di «fabbrica del mondo» a società matura, ha bisogno di puntare sui consumi interni.
L'invecchiamento della società metterà un'enorme pressione sul sistema delle pensioni e dell'assistenza sanitaria. Problemi strutturali drammatici per Xi Jinping e i suoi tecnocrati.
[…] Il declino demografico, il mezzo milione di neonati persi in un anno, hanno sovrastato sulla stampa di Pechino il dato del Pil per il 2022 comunicato ieri. La crescita cinese è scesa al 3%, fallendo per la prima volta l'obiettivo fissato dal governo al 5,5%. Se si esclude il 2020 che fu frenato dallo scoppio della pandemia, il risultato economico del 2022 per la Cina è il peggiore dal 1976, quando il Paese pagava ancora il caos della Rivoluzione culturale.
[…] Le ondate di Covid si esauriranno, dopo i lutti e il dolore gli economisti prevedono già un rimbalzo consistente nella seconda metà del 2023. Ma l'era della grande crescita è finita anche a Pechino. [...] E i cinesi rischiano di invecchiare prima che arrivi la prosperità promessa.
2. CINA IL GRANDE CROLLO
Estratto dell’articolo di Lorenzo Lamperti per “La Stampa”
[…] Seppur preventivata, l'inversione della curva demografica non era attesa così presto ed è stata probabilmente accelerata dalla pandemia e dalla strategia zero Covid. Il governo sta provando a stimolare la natalità con diversi strumenti, dall'introduzione della politica del terzo figlio a incentivi, e tagli delle tasse. Non sarà semplice, visti gli esempi negativi dei vicini asiatici a reddito medio-alto. Già nel 2023 dovrebbe arrivare lo storico sorpasso dell'India come nazione più popolosa al mondo. […]
Convincere i cinesi a fare più figli sarà ancora più difficile se l'economia non ripartirà a pieno regime. I dati sul Pil del 2022 dicono che questo traguardo è ancora lontano. La crescita annuale si è fermata al 3%, pesante frenata rispetto al +8,1% del 2021 ma sopra le aspettative degli analisti, che si aspettavano dati più vicini al 2%.
Il target del 5,5% fissato dal governo è rimasto comunque molto lontano. A pesare è soprattutto il misero +0,4% del secondo trimestre, caratterizzato dal draconiano lockdown di Shanghai. Non è bastata l'improvvisa riapertura di dicembre per far sì che i dati del quarto trimestre (+2,9%) restassero in linea col 3,9% del terzo trimestre.
Pechino ha individuato la «situazione globale complicata e grave» come prima ragione del rallentamento. Ma ammette l'esistenza di una «tripla pressione interna» tra «contrazione della domanda, choc dell'offerta e indebolimento delle aspettative».
Elementi che non sembrano poter scomparire rapidamente nel 2023, in cui si ritiene che la crescita dovrebbe accelerare ma con basi forse meno solide di un tempo. «Il problema resta la fiducia dei consumatori», spiega Filippo Fasulo dell'Istituto per gli Studi di Politica Internazionale (Ispi). «Dall'inizio della pandemia i cinesi preferiscono risparmiare per eventuali problemi sanitari futuri, segnale che non c'è piena fiducia nel welfare», aggiunge. […]
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E' la stima che emerge dall'analisi aggiornata della società di ricerche britannica Airfinity, più severa di 11.000 unità rispetto alle 25.000 ipotizzate lo scorso 29 dicembre in merito al periodo più a rischio di diffusione del contagio dopo la decisione di Pechino di cancellare all'improvviso poco più di un mese fa la politica draconiana di 'tolleranza zero' al Covid.
Sabato scorso, per la prima volta dall'ondata di Covid partita all'inizio dello scorso mese, la Cina ha fornito alcuni dati: 59.938 decessi tra l'8 dicembre 2022 e il 12 gennaio 2023 collegati al virus, aveva affermato in conferenza stampa Jiao Yahui, capo dell'Ufficio dell'amministrazione medica della Commissione sanitaria nazionale, in merito alla situazione registrata negli ospedali. Solo 5.503 sono stati i morti per insufficienza respiratoria innescata dall'infezione e quindi computabili nelle statistiche generali, mentre i residui 54.435 sono stati considerati decessi legati al Covid,
Redazione ANSA PECHINO18.11.2023
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