Il regolamento di conti di Obama

Duro con Israele, durissimo con la Russia. Bilancio finale, con conseguenze

di Redazione Foglio 29 Dicembre 2016 alle 20:55

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Questo è “odio personale” ha fatto sapere Mosca anticipando l’annuncio di misure di ritorsione da parte dell’Amministrazione Obama contro le interferenze russe durante la campagna elettorale americana.

“E’ la dimostrazione dell’agonia delle élite”, ha commentato il diplomatico russo Andrey Krutskikh, “l’odio personale del presidente americano ha superato lui stesso. Tutto questo (l’hackeraggio, ndr) non è dimostrabile ed è un tentativo di eliminare ogni possibile cooperazione”, tra Russia e Stati Uniti.

 Il presidente americano, in carica ancora per meno di un mese, ha deciso di punire l’hackeraggio russo prima del voto di novembre e che potrebbe aver alterato l’esito elettorale. Sanzioni a gruppi e persone, colpiti i servizi di intelligence e il direttorato, una trentina di diplomatici espulsi.

Sembra di vedere una scena di “The Americans”, che però si svolge quando il muro di Berlino era ancora su. L’intelligence americana è certa del coinvolgimento russo nelle azioni di disturbo, e sostiene di aver avvisato il presidente quando ancora il voto non si era tenuto: dimostrare che queste interferenze siano state decisive nella sconfitta di Hillary Clinton però risulta pressoché impossibile – ritorsione o no. Ma Obama vuole dare un segnale last minute. E’ la stessa logica che ha applicato nell’ultima settimana con Israele, astenendosi al voto sulla risoluzione 2334 dell’Onu che condanna la politica degli insediamenti del governo Netanyahu.

Molti commentatori si interrogano sul perché di questa strategia. Il regolamento di conti ha davvero un che di personale: si sa che Obama ha avuto rapporti tesi sia con Netanyahu sia con Putin – tra le tante foto che raccontano la sua presidenza ci sono quelle con i musi lunghi e gli occhi distanti con questi due leader, a dimostrazione di una freddezza irrimediabile. Ma se con Israele l’alleanza è rimasta comunque solida – stiamo parlando di un caposaldo della politica internazionale del Dopoguerra – con la Russia i punti di contatto sono andati via via scemando, sia nell’Europa dell’est sia, ancor di più, in Siria; l’America ha introdotto sanzioni a Mosca per la Crimea e contestualmente ha ridotto gli ambiti di collaborazione in medio oriente. Le misure contro il cyberspionaggio consolidano un percorso già avviato.

Ma quel che conta, a questo punto, è l’effetto di tale strategia, nel momento in cui Obama sta lasciando la Casa Bianca a un leader che non potrebbe essere più diverso da lui.

Al momento si possono constatare due elementi: in Siria, nell’ultima tregua siglata ieri, l’America non compare tra i garanti (nemmeno l’Europa). L’alleanza tra il presidente eletto, Donald Trump, Netanyahu e Putin appare già poco scalfibile.

Categoria Estero

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Piccolo. Meno male che è un "grande" e di un Paese primo nel mondo ! Ciò avvalora tutte le critiche di questi anni alla sua politica.

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