Anti-russi più pericolosi dei russi
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Un giorno capiremo, forse, com’è nata, e con quali scopi, l’alleanza guerrafondaia che in Europa affianca la sinistra benpensante e benintenzionata alla destra neocon più cinica e disinvolta
DIC 2, 2016 5 FULVIO SCAGLIONE Il Giornale
Un giorno capiremo, forse, com’è nata, e con quali scopi, l’alleanza guerrafondaia che in Europa affianca la sinistra benpensante e benintenzionata alla destra neocon più cinica e disinvolta. Un’alleanza che nel 2003 abbiamo visto in azione nel disastro dell’invasione anglo-americana dell’Iraq, non a caso gestita in coppia dal progressista Tony Blair e dal con-servatore George Bush. Che nel 2011 si è rinnovata nell’altrettanto disastrosa spedizione contro la Libia del colonnello Gheddafi (con il trio Obama-Cameron-Sarkozy). E che oggi si rinnova con le ricorrenti manifestazioni dell’ossessione anti-russa.
Basta notare quant’è successo nel giro di pochi giorni. Prima il Parlamento europeo ha approvato (a scarsa maggioranza, ma l’ha approvato) una delirante risoluzione scritta dall’ex ministro degli Esteri (incredibile ma vero) della Polonia, Anna Elzbieta Fotyga, in cui si mettono l’Isis e la Russia sullo stesso livello come i due nemici principali dell’Europa. Poi è arrivato su Le Monde, tempio della borghesia illuminata, un altrettanto delirante editoriale di Francoise Thom, docente della Sorbona, che se la tira da “russista” ma non teme di scrivere tra l’altro che il Cremlino influenza l’opinione pubblica occidentale con “lo sviluppo di una coscienza apocalittica intorno al mito della fine dell’Occidente, che spinge i popoli ad accettare l’abbandono delle libertà e a desiderare l’avvento del pugno di ferro”.
Infine, il ministro degli Esteri del Regno Unito, Boris Johnson, ci spiega in una fantastica intervista che “la Nato è principalmente un’organizzazione difensiva” che si limita “a respingere l’aggressione” della Russia.
Come si vede, il fritto misto di sinistre e destre è completo. La stessa mistura che ha seminato disastri in tutto il Medio Oriente e adesso si affanna in ogni modo per provocare uno scontro diretto con la Russia. È ovvio che il Cremlino di Vladimir Putin non è il vaso di ogni perfezione, né in casa né fuori. Però proviamo ad analizzare un po’ nello specifico che cosa ci dicono questi signori.
Parlare della Fotyga è inutile. È già un dramma vedere arrivare al voto di Strasburgo una risoluzione del Parlamento europeo come la sua, che invoca la censura sulla stampa e sui media perché il Cremlino usa i suoi per propagandare le proprie ragioni. E questo in nome dei “valori” di un’Europa occidentale che ha mentito sull’Iraq, ha mentito sulla Libia, ha mandato la Nato a “proteggere” il confine della Turchia con la Siria attraverso cui Erdogan faceva arrivare foreign fighters, denaro e armi ai terroristi dell’Isis, e che tuttora mente senza ritegno (e in cambio di denaro) sulle fonti di finanziamento del terrorismo islamico e sugli appoggi di cui gode presso le monarchie del Golfo Persico con cui i Paesi Ue sono in affari.
È più interessante l’articolo della Thom per Le Monde, perché contiene tutta una mentalità.
L’insigne docente parte elencando una serie di risultati (“Referendum olandese sull’Accordo di associazione dell’Ucraina, la Brexit, l’elezione di Trump, la vittoria del partito del Centro pro-russo in Estonia, l’elezione del pro-russo Dodon in Moldavia, del pro-russo Rumen Radev in Bulgaria, la vittoria di Fillon alle primarie della destra francese”) per dire che tutto questo è frutto della “paziente strategia di controllo delle elite e delle opinioni pubbliche straniere da parte del Cremlino”. Ora, quanto paranoici bisogna essere per credere che Trump abbia vinto grazie al Cremlino? E quanto fessi bisogna essere per non capire che l’Accordo di associazione dell’Ucraina è stato respinto dagli olandesi perché l’Olanda vive da molti anni un fenomeno xenofobo che si chiama Partito della libertà, che è contrario a tutte le forme di immigrazione e che tutti i sondaggi danno in testa per le elezioni politiche del marzo 2017?
E quanto anti-democratici bisogna essere, sia come intellettuale (la Thom) sia come giornale (Le Monde) per sostenere che tutti i risultati che vanno contro i propri desideri sono frutto di “dossier compromettenti, corruzione, ricatto, promesse di avanzamenti e incarichi di potere, controllo dei media”, cioè le cose che farebbe il Cremlino per favorire quei risultati? Gli olandesi, gli inglesi, gli americani, gli estoni, i moldavi, i bulgari e persino i francesi che hanno silurato Sarkozy e scelto Fillon come candidato della destra sono, secondo questa signora, o corrotti o scemi.
La Thom, ovviamente, parla di assoggettamento dell’Europa ai voleri del Cremlino. E poiché gli intellettuali francesi, quando vogliono rendersi ridicoli, ci riescono benissimo, non si rende conto di replicare le tesi di Alain Minc, politologo, scrittore, manager, ex consigliere di Sarkozy, ex presidente del Consiglio di sorveglianza di Le Monde (ma guarda…) e decorato della Legion d’Onore. Nel 1985 Minc pubblicò un libro (“Europa addio. La sindrome finlandese”, il titolo della traduzione italiana) in cui pronosticava la sottomissione dell’intera Europa all’Urss. Cinque anni dopo, purtroppo per lui, l’Urss non c’era più.
E per finire il caso Boris Johnson. Qui siamo al folklore e stupisce che chi ha deriso tanto a lungo Donald Trump ora prenda così sul serio questo signore. Nell’intervista, Johnson esibisce alcune chicche. Per esempio, “le ripetute provocazioni (della Russia, n.d.r) verso la Nato e i suoi alleati”. È indubbio che la tensione tra Nato e Russia sia oggi ai massimi storici del periodo post-sovietico. E altrettanto indubbio è che la Russia contribuisce per la sua parte. Curioso però che nessuno ricordi gli anni Novanta, lungo periodo in cui la Nato ha fatto ciò che ha voluto in tutta l’ex Europa dell’Est senza incontrare opposizione alcuna, nemmeno verbale. Né ricordi il marzo del 1999, quando il premier russo Primakov era in volo verso Washington per consultazioni con Bill Clinton e, in volo, venne a sapere che gli Usa avevano cominciato a bombardare la Serbia, impresa cui si sarebbe subito aggiunta la Nato. Né menzioni gli “scudi stellari” che, con l’assistenza della Nato, dal 2008 gli Usa hanno piazzato in Polonia e Romania per difendere l’Europa dalla minaccia (non ridete, lo dicono sul serio) per proteggerci dalla minaccia dell’Iran e della Corea del Nord.
Qualcuno può stupirsi se, arrivati all’Ucraina, la Russia ha detto basta? E lo ha detto alla sua maniera? Ma Boris Johnson pensa ad altro. Pensa alla Brexit. Nella stessa intervista sostiene che “il Regno Unito prospererà una volta lasciata la Ue”. E vabbè, convinto lui. Però, aggiunge, “vorremmo che le aziende britanniche avessero la massima libertà di fare affari e operare in un mercato unico”. Comodo, no? Me ne vado ma voglio mantenere tutti i vantaggi di prima. Come un marito che, lasciando la moglie, dicesse: “Non ti reggo più e me ne vado, ma vorrei che tu mi cucinassi ancora la cena e ogni tanto mi ospitassi nel tuo letto”. La sensazione è che questi siano molto più pericolosi, per noi europei, dello stesso Putin.
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