Perché Barack Obama e il Congresso si fanno la guerra sull’Iran Sanctions Extension Act?
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Con 419 voti favorevoli e solo uno contrario, la Camera dei rappresentanti ha approvato l’Iran Sanctions Extension Act, una legge che regolamenta le sanzioni imposte dagli Stati Uniti nei confronti dell’Iran
Zeffira Zanfagna Formiche.net 25.11.2016
Perché Barack Obama e il Congresso si fanno la guerra sull’Iran Sanctions Extension Act?
L'approfondimento di Zeffira Zanfagna
Con 419 voti favorevoli e solo uno contrario, la Camera dei rappresentanti ha approvato l’Iran Sanctions Extension Act, una legge che regolamenta le sanzioni imposte dagli Stati Uniti nei confronti dell’Iran. La scadenza dell’atto è prevista per il 31 dicembre di quest’anno, a meno che il Congresso non decida di rinnovarlo. Fino alla scadenza, però, presidente in carica degli Stati Uniti continuerà a essere Barack Obama, che ha fatto della firma del cosiddetto Joint Comprehensive Plan of Action – l’accordo sul nucleare iraniano – uno dei maggiori pilastri della sua presidenza.
Ecco tutti i dettagli sul braccio di ferro tra il presidente degli Stati Uniti, democratico, e il Congresso, appena rinnovato, a maggioranza repubblicana.
CHE COSA È L’ISA
L’Isa, l’Iran Sanctions Extension Act, è una legge quadro in materia di sanzioni imposte dagli Stati Uniti contro l’Iran. Approvata in origine nel 1996, l’Isa colpisce per lo più il settore energetico iraniano, principale pilastro dell’economia della Repubblica islamica, e, al contempo, fonte di preoccupazione per la comunità internazionale data la poca chiarezza adottata dal Paese rispetto al suo programma nucleare.
LA POLITICA DEL CONGRESSO
Il 15 novembre scorso, la Camera dei rappresentanti degli Stati Uniti ha approvato con 419 voti favorevoli e solo uno contrario l’Iran Sanctions Extension Act. Promossa dal presidente della commissione Affari esteri, Ed Royce, e da Eliot Engel, membro della stessa, l’iniziativa mira a rinnovare la validità dell’atto e con esso le sanzioni che attualmente gravano sull’Iran.
Affinché la validità dell’Isa sia prorogata è necessario che anche la maggioranza del Senato si esprima favorevolmente. La votazione è prevista per le prossime settimane.
“Il regime iraniano continua a finanziare il terrorismo, a testare missile balistici, ad abusare del suo popolo e, come è successo nelle ultime settimane a violare l’accorso sul nucleare (qui l’articolo di Formiche.net). Il voto contribuirà a mantenere integra la nostra capacità di ripristinare le sanzioni contro l’Iran nella prossima decade”, ha affermato il presidente della Camera Paul Ryan.
“Non vogliamo lasciar scadere l’Isa. Non vogliamo che i leader iraniani pensino che noi non ci curiamo più delle loro attività pericolose. Che non ci importa che lancino missili balistici con su scritto “Israele deve essere cancellato”. Che noi ci gireremo dall’altra parte quando loro contrabbandano armi ai ribelli Houti in Yemen”, ha commentato in aula Eliot Engel.
“L’altro organo (il Senato) dovrebbe occuparsi in fretta del disegno di legge e farlo avere al presidente Obama, così da renderlo disponibile per la prossima amministrazione, mentre questa rivaluterà la pericolosità della politica che gli Stati Uniti hanno adottato nei confronti dell’Iran”, ha detto al momento della discussione Ed Royce.
GLI SFORZI DI OBAMA E L’OSTRUZIONISMO DEI REPUBBLICANI
L’amministrazione Obama si sta dando da fare per preservare l’accordo sul nucleare siglato con l’Iran il 14 luglio scorso, prima che il mandato del presidente eletto Donald Trump abbia inizio ufficialmente. Il senatore dell’Arkansas Tom Cotton, alleato politico del magnate dell’immobiliare, ha, infatti, confermato che questi potrebbe adoperarsi per smantellare l’accordo fin dal primo giorno in cui assumerà pieni poteri.
Il mese scorso, il segretario di Stato americano John Kerry ha incontrato, a Londra, alcuni industriali al fine di illustrare loro i benefici derivanti dagli investimenti in Iran.
La strategia di Obama, tuttavia, ha incontrato fin da subito la ferma opposizione degli uomini di Capitol Hill, a maggioranza repubblicani. Martedì scorso la leadership del partito ha chiesto a Obama e alla sua amministrazione di porre fine agli sforzi profusi per incoraggiare le aziende americane a fare affari con l’Iran durante il periodo di transizione tra le due presidenze.
“Chiediamo con rispetto che la vostra amministrazione non agisca più per favorire gli investimenti internazionali in Iran […] ll presidente eletto Trump merita l’opportunità di decidere la politica degli Stati Uniti nei confronti dell’Iran senza che la vostra amministrazione imponga o implementi delle misure che glielo impediscano”, si legge nella lettera inviata all’amministrazione Obama da Paul Ryan, del leader della maggioranza alla Camera Kevin McCarthy e dal presidente della commissione Affari esteri (della Camera) Ed Royce.
“Ovviamente noi manterremo il nostro impegno rispetto al Jcpoa e continueremo a credere che l’accordo con l’Iran sia stata la scelta giusta per il Paese e per i suoi interessi”, ha affermato, in risposta, il portavoce del dipartimento di Stato John Kirby.
“Di sicuro non firmeremo una legge che potrebbe minare la capacità della comunità internazionale di continuare a implementare con successo l’accordo internazionale”, ha commentato il portavoce della Casa Bianca Josh Ernest.
LA RISPOSTA DELL’IRAN
“Fino ad ora il governo degli Stati Uniti ha commesso diverse violazioni dell’accordo sul nucleare, la più recente delle quali è stata l’estensione della durata delle sanzioni per altri dieci anni. Se le sanzioni saranno approvate, questo costituirà senza dubbio una violazione dell’accordo e gli Stati Uniti dovrebbero sapere che la Repubblica islamica non esiterà a reagire”. Così l’Ayatollah Khamanei ha commentato il procedimento legislativo in corso nel Congresso americano ai microfoni di Press Tv.
Già la scorsa estate, quando l’allora candidato repubblicano Donald Trump aveva espresso la volontà di smantellare l’accordo sul nucleare iraniano, il grande Ayatollah era stato molto chiaro nell’esprimere la posizione della Repubblica islamica: “Noi non violeremo il Jcpoa, ma qualora la controparte dovesse farlo, così come i candidati alla presidenza degli Stati Uniti hanno minacciato, noi non esiteremo a mandare tutto all’aria”, ha riportato il quotidiano Iran Daily.
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