PRIMARIE FATTE A MAGLIE - SILURARE IL CAPO-CAMPAGNA? TENTATIVI DI OMICIDIO?
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INGERENZA DEI FIGLI? IL VERO PROBLEMA DI TRUMP È IL BUCO FINANZIARIO: HA IN CASSA 1,3 MILIONI DI DOLLARI, LA CLINTON NE HA 46
Maria Giovanna Maglie per Dagospia 21.6.2016
Le primarie sono finite, le conventions lontane, e la nenia su Trump che non ha i voti, non ha i soldi né il consenso del Gop, ha stufato. Ecco che diventano storione quelle di ordinaria amministrazione, ovvero un voto-inciucio sulle armi, il librone scandalo numero 100 sulle corna della Clinton, le bugie di Obama sul terrorismo...
Un pazzoide inglese, da alcuni mesi clandestino negli States, a Las Vegas ha tentato di strappare la pistola a un agente di polizia in servizio al comizio di Trump perché voleva sparargli. Si esporta il modello Brexit, questo era un poveraccio, ma c'è poco da ridere. E' stato l'unico brivido degli ultimi giorni, per fortuna.
Le primarie sono finite, le conventions cominciano dopo la prima decina di luglio, la campagna un po' ristagna, a dire che Trump non ha i voti, non ha i soldi e non ha ancora il consenso del Gop, ci si stufa dopo un po', ed ecco che diventano storione quelle di ordinaria amministrazione, ovvero un voto a inciucio incrociato sulle armi al Senato, il licenziamento strategico del manager della campagna Trump, il librone scandalo numero 100 sul carattere e sulle corna della Clinton, le bugie di Obama sul terrorismo.
Quest'ultima storia per la verità è la più succosa, perché hanno mandato la povera Loretta Linch a sostenere la necessità per il Fbi di fornire una versione censurata dell'ultima telefonata del terrorista islamico di Orlando, poi sotto il diluvio di polemiche si sono decisi alla versione integrale, che peraltro o si conosceva o si capiva, e la poveretta ha fatto una bella figura di m...a.
Era già toccato a una donna, Susan Rice, ambasciatore alle Nazioni Unite, di mentire nel settembre del 2012 e dire che nella strage di Bengasi in Libia, l'ambasciatore e tre americani massacrati dai terroristi e trascinati nelle strade a pubblico ludibrio, non c'entravano né l'Islam né il terrorismo, era solo stata la reazione di un gruppo di facinorosi a un video amatoriale ritenuto osceno. Pochi giorni dopo l'improbabile giro di interviste tv, la verità era venuta fuori.
Ieri è successa la stessa cosa, ancora più grottesca, con l'Attorney general Loretta Linch. La carica corrisponde al nostro ministro della Giustizia, la signora difende l'esigenza di emettere un comunicato nel quale la trascrizione dell'ultima telefonata del killer è parziale perché non si può e non si deve fare pubblicità a un assassino. Ma che cosa è censurato? Esclusivamente la parte che riguarda l'Isis e il califfato.
Ne esce un dialoghetto surreale, pur nella tragedia. Vi faccio un esempio.
Poliziotto: Chi parla?
Mateen: giuro fedeltà a …..., possa Dio proteggerlo, nel nome di.......
Poi dice dov'è e che cosa ha fatto. Insomma, mancano le parole Isis e Abu Bakr al-Baghdadi, uno dei capi, che tutti hanno pubblicato in barba alla Linch, finché dopo qualche ora il testo è stato completato. Altro che sventare la propaganda dei terroristi, è stato un tentativo infantile di non smontare quella di Barack Obama, che quelle parole su Orlando non le vuole proprio sentir pronunciare.
Aiutato in questa ostinazione del tutto elettorale da molti media, come il New York Times, “La vita breve di Mateen non fornisce una facile spiegazione dei motivi. Aveva avuto occasionali lampi di interesse per l'Islam radicale, abbastanza da essere indagato per due volte dal Fbi, ma la sua dichiarata adesione all'isis, il suo appello ai musulmani ad attaccare l'Occidente, sembrano essere arrivati troppo all'improvviso, come se qualcosa si fosse spezzato”. Fini psicologi.
E la NPR, la national public radio, bibbia dei liberal: “In realtà investigatori e uomini dei servizi dicono che si vanno sempre più convincendo che il motivo dell'attacco abbia poco niente a che fare con l'isis”. Grossi bugiardi.
Bugiardi altrettanto sfacciati sono i senatori che ieri hanno bocciato, accordandosi ogni volta tra repubblicani e democratici, ben quattro proposte di parziale controllo sulle armi. Erano talmente simili tra di loro ed erano anche altrettanto all'acqua e sapone, che c'è poco da indignarsi, come fa il New York Daily News, che addirittura fa grondare di sangue Capitol Hill nella fotona di prima pagina, o come fa la Clinton, che twitta “enough”, basta, e sotto ci appiccica i nomi dei 49 ammazzati a Orlando.
Si trattava di introdurre quel che alcuni Stati già prevedono, ovvero un test prima dell'acquisto, per il quale i repubblicani chiedevano prima un aumento dei fondi, ii democratici invece un estensione ai privati; si trattava anche di non vendere al sospetto lasciandogli il diritto di ricorrere in tribunale, oppure di sospendere l'acquisto fino a un pronunciamento dovuto di un tribunale.
Uno pari e palla al centro, un po' perché la Nra paga di qua e di là, paga anche lo scapigliato Bernie Sanders, un po' perché basta mandare qualcun altro a fare test e acquisto, e gente come Mateen era guardia giurata a edifici federali, comprava armi dove e quando voleva.
Si cambiano, anche bruscamente, i manager responsabili e i consiglieri durante una campagna presidenziale? Certo che sì. Era da tempo che si chiedeva a gran voce a Donald Trump di liberarsi di un manager molto efficace e fedele ma universalmente ritenuto un maleducato, con tendenza alla violenza perfino fisica.
Il candidato repubblicano ha atteso che finisse la fase delle primarie, durante la quale il licenziamento sarebbe stato interpretato come un riconoscimento di errori, e che ne incominciasse un'altra, il famoso anche se lungo sprint finale nel quale occorrono ambasciatori più diplomatici e concilianti, se non altro per consentire a lui di continuare a fare Donald Trump, e ha congedato Corey Lewandowski.
Glielo ha chiesto la figlia Ivanka che ne temeva l'effetto negativo sull'elettorato femminile? E' probabile, la signora è tra i consiglieri più ascoltati. Ha insistito anche il genero, e marito di Ivanka, Jared Kushner, che aveva scoperto che ad alcuni giornalisti amici Lewandoski aveva commissionato articoli contro di lui?
E' probabile, Kushner è il più ascoltato di tutti, perché è intelligente, saggio, furbo, ebreo potente, ha risolto a Trump il contenzioso con Aipac, la lobby degli ebrei d'America, è amico personale di Rupert Murdoch come di Bibi Netanyahu, si muove disinvoltamente a Capitol Hill, insomma è un numero uno, e Trump lo adora, il che è più che bastante per suscitare la gelosia di un campaign manager.
Ma Kushner e l'altro manager, Paul Manafort, che ora diventa il capo, hanno con questo gesto voluto anche rassicurare il vertice del comitato elettorale repubblicano che la testa calda ha fatto il suo tempo ed ora arriva quello dell'unità e del compromesso. Sarà vero? Io dico di no, il vero campaign manager di Donald Trump resta Donald Trump. Lewandowski era un piccolo clone.
Calmarsi o non calmarsi, essere presidenziale o essere antisistema, questo è il dilemma che nell'ultimo weekend il candidato e la sua famiglia hanno esaminato. A leggere giornali e tv americane e non solo, sembrerebbe che la scelta sia tra l'essere ancora un jerk o finalmente civilizzarsi. Macché, visto da vicino e privatamente, Donald Trump è un uomo tranquillo, il ruolo è studiato a tavolino, anzi davanti a telecamera, dunque oggi il punto è se dalla convention in avanti convenga ancora quella parte o non più; e ancora, se convenga recitare la parte conciliatrice proprio durante la Convention, onde evitare problemi e rivolte, e poi tornare a fare l'arruffapopoli.
Significa questo che la campagna presidenziale del candidato repubblicano è nei guai? No, almeno non sono questi guai, il vero buco sembra quello finanziario. Trump ha fatto da sé finora, oggi ha in cassa 1,3 milioni di dollari; per capirci la Clinton ne ha 46. Ne servono così tanti, vale la vecchia regola dello spreco, che vede nella Clinton la regina di denari, o le primarie dimostrano che si può spendere molto di meno e vincere?
Meno spot tv e twitter a valanga in un mondo cambiato? I soldi naturalmente dopo la convention arriveranno, cioè arriveranno una volta che sarà definitivo, incredibile ma vero, che non ci sono personaggi da tirar fuori per sostituire uno che ha preso il numero più alto di voti della storia delle primarie repubblicane. E alla convention di Cleveland, Lewandowski, dalla cui bocca dopo il licenziamento sono uscite solo parole di stima e lealtà per Donald Trump, ci sarà perché guida come delegato il New Hampshire.
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