Il balletto del contante
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Aumentare la soglia d’uso di monete e banconote incentiva il sommerso o no? Girotondo di opinioni sul casus belli che sta destabilizzando l’Agenzia delle entrate. Milena Gabanelli vs. il consigliere di Renzi Gutgeld
di Redazione | 28 Ottobre 2015 ore 14:02 Foglio
Lotta all’evasione: prevenire, non spaventare
di Yoram Gutgeld
Ci sono tre modi per combattere l’evasione fiscale: spaventare, accertare o prevenire. La strategia dello spavento si è rivelata fallimentare e controproducente. L’accertamento è un’attività indispensabile ma non risolutiva del problema. La strada maestra per il futuro è la prevenzione basata su dialogo, incrocio dati e meccanismi automatici. Spiego meglio. Il governo Monti ha lanciato fin dall’inizio un’intensa attività di controlli “spettacolarizzati” su esercizi commerciali e su conducenti di macchine di grosse cilindrate e di barche. Che risultato hanno prodotto questi famosi blitz? Nessun recupero apprezzabile e duraturo di tasse evase, e allo stesso tempo un calo di consumi soprattutto di alcune categorie di lusso. Se ti terrorizzo fermandoti per strada mentre guidi, continui a evadere (se lo facevi prima), ma non compri più il Suv. Stesso ragionamento vale per l’abbassamento del limite del contante che non solo non ha ridotto l’evasione, ma non ha neanche ridotto la circolazione di contante. L’accertamento, cioè il controllo ex post sulle dichiarazioni fiscali, è invece un’attività importante. [continua]
E' incomprensibile agevolare il “nero”
di Milena Gabanelli
E’ accertato che tutti coloro che non lavorano a busta paga, o che sono obbligati a registrare le operazioni (per esempio i gestori di carburante), preferiscono pagamenti cash perché prospettano uno sconto al posto della fattura o della ricevuta fiscale. Stiamo parlando di avvocati, notai, medici, dentisti, ristoranti, parrucchieri, estetisti, meccanici, idraulici ecc. oltre ai commercianti. Ne consegue la possibilità di dichiarare volumi di incasso più bassi di quelli reali. Questo dato di fatto è confermato dalle stime nazionali sull’economia sommersa, che è del 21 per cento, mentre secondo il Fondo monetario arriva al 27 per cento. Un dato inferiore solo a paesi che non dovrebbero rappresentare un modello a cui tendere, come il Messico, la Bulgaria, la Romani, la Croazia, la Grecia. Nessun altro paese industrializzato ha un’ economia “nascosta” paragonabile alla nostra, e di conseguenza una evasione altrettanto alta. Perché? 1) Le sanzioni sono alte, l’evasore viene considerato un ladro e la condanna sociale è più forte. 2) Possibilità di detrarre dalla dichiarazione dei redditi alcune spese. 3) Commissioni bancarie più basse. 4) L’uso delle “carte” è enormemente più diffuso, ne consegue una maggiore difficoltà a occultare gli incassi. [continua]
Ostacolare il contante è dannoso
di Francesco Lippi
La proposta di innalzamento del tetto ai pagamenti in contante ha riacceso il dibattito sul legame tra l’evasione fiscale e lo strumento di pagamento più noto e diffuso al mondo. Il fatto che il contante sia lo strumento di pagamento preferito dagli evasori non implica di per sé che un limite forzoso al suo utilizzo sia desiderabile, né che sia efficace. L’efficacia va dimostrata: chi la sostiene ritiene che il tetto incentivi l’uso di pagamenti elettronici. Il tetto potrebbe tuttavia generare l’effetto opposto: spingere queste transazioni fuori dal sistema aumentando il giro di affari che sfugge completamente alla registrazione. La discussione politica procede a naso, oggi si alza, domani si abbassa, senza un’analisi seria di costi e benefici. [continua]
Così i furbi ci guadagnano (ancora)
di Leonardo Becchetti
Innalzare la soglia del contante vuol dire muovere in direzione opposta e contraria al principio “pagare meno pagare tutti” (annullando l’evasione potremmo pagare tutti dal 30 al 50 per cento di tasse in meno) verso quello dove i più furbi fanno transazioni in nero e pagano meno e gli onesti di più. Più che una razionalità economica la scelta sembra rispondere ad un compromesso politico con lobby forze politiche che chiedevano fortemente questa misura. [continua]
Passerà un messaggio politico sbagliato
di Stefano Fassina
E’ evidente che abbassare la soglia dell’uso del contante serve a rendere più complicata l’evasione e l’economia in nero, viceversa il contrario. Nel momento in cui, in un paese che ha il primato quasi mondiale dell’evasione, una patologia straordinaria, si alza la soglia si toglie un ostacolo. Nessuna misura di per sé, nemmeno fissare un tetto basso, è il bazooka finale, è ovvio che serve un sistema coerente di misure. Si interviene in questo campo perché si manda un segnale politico, e in questo caso si vuole procedere alla rimozione di un ostacolo concreto all’economia sommersa. [continua]
Demonizzare il contante è anti-storico
di Renato Brunetta
Da economista dico che non c’è nessuna correlazione chiara tra l’uso del contante e l’evasione. Storicamente il contante è lo strumento dei pagamenti in nero. Chi decenni addietro aveva studiato il fenomeno, se n’è occupato anche il Fondo monetario internazionale, considerava l’uso del contante come una proxy per stimare la grandezza del mercato del lavoro nero o per capire i mercati sommersi. Era nell’Italia di dieci, venti, trenta anni fa, dove appunto lo strumento principale di pagamenti era il contante. Questo è un incipit teorico, vero e confermato, ma diciamo in valore assoluto. Per essere onesti non si può escludere sia falso dire che la copiosa circolazione del contante favorisca l’evasione ma non si può nemmeno affermare con certezza il contrario. Siamo un una situazione di indifferenza, ovvero non si può trovare una correlazione diretta tra la soglia all’uso del contante e l’evasione. Quindi dire che passare da un tetto all’uso del contante di mille euro a uno di tremila euro favorisce l’evasione e il mercato nero è ingiustificato. Si può invece dire che un aumento del tetto dei contanti incrementa le transazioni e quindi i consumi. Inoltre favorisce una certa competizione commerciale nell’intercettazione dei flussi turistici. [continua]
Meno contante = più debolezza finanziaria
di Francesco Forte
Non è vero che le misure di aumento dell’uso del contante indeboliscano la lotta all’evasione e che ci sia un contrasto intrinseco fra strumenti efficaci per il contrasto ai reati economici e fiscali ed esigenze del mercato. Il mercato efficiente e trasparente di concorrenza in una società libera ha bisogno di legge e ordine. Le misure che vi provvedono in conformità al mercato rafforzano la collaborazione reciproca; si instaura un gioco cooperativo anziché antagonistico. Non è vero che se l’uso del contante è a mille euro, vi è meno corruzione, economia sommersa, criminalità organizzata e riciclaggio, che quando la soglia è a 3 mila o più. [continua]
Una soluzione intermedia sta nelle segnalazioni anti-riciclaggio
di Dario Stevanato
Vi è un’apparente contraddizione tra la diffusa consapevolezza che l’utilizzo del contante possa essere prodromico all’evasione, e l’altrettanto diffusa sensazione di inutilità dei limiti di legge alle transazioni in contante. I contesti in cui pagamenti in contanti risultano funzionali all’occultamento delle basi imponibili sono molteplici: dai pagamenti “in nero” ad artigiani e commercianti all’incasso sempre “in nero” di parcelle professionali, fino ai compensi fuori busta ai dipendenti e alle transazioni tra imprese sufficientemente flessibili per scambiarsi pagamenti non tracciati. Eppure, è difficile dare torto a chi sostiene che le limitazioni all’utilizzo del denaro contante sono un’arma spuntata nella cosiddetta “lotta all’evasione”. Il punto è che il limite al contante funziona se almeno una delle controparti contrattuali, cioè chi paga e chi riceve il denaro, è “ingessato” (diciamo così) da una struttura aziendale che lo obbliga a essere compliant, a effettuare o ricevere i pagamenti oltre soglia avvalendosi di mezzi tracciati di pagamento.
Vi è un’apparente contraddizione tra la diffusa consapevolezza che l’utilizzo del contante possa essere prodromico all’evasione, e l’altrettanto diffusa sensazione di inutilità dei limiti di legge alle transazioni in contante. I contesti in cui pagamenti in contanti risultano funzionali all’occultamento delle basi imponibili sono molteplici: dai pagamenti “in nero” ad artigiani e commercianti all’incasso sempre “in nero” di parcelle professionali, fino ai compensi fuori busta ai dipendenti e alle transazioni tra imprese sufficientemente flessibili per scambiarsi pagamenti non tracciati. Eppure, è difficile dare torto a chi sostiene che le limitazioni all’utilizzo del denaro contante sono un’arma spuntata nella cosiddetta “lotta all’evasione”. Il punto è che il limite al contante funziona se almeno una delle controparti contrattuali, cioè chi paga e chi riceve il denaro, è “ingessato” (diciamo così) da una struttura aziendale che lo obbliga a essere compliant, a effettuare o ricevere i pagamenti oltre soglia avvalendosi di mezzi tracciati di pagamento. In tutti gli altri casi, invece, nulla impedisce a cliente e fornitore, non ostacolati da proprie rigidità organizzative, di accordarsi per una transazione non tracciata sopra soglia. Opera insomma anche qui il principio di effettività, con cui anche la legge – la cui onnipotenza è illusoria – deve fare i conti. L’unica vera limitazione che un divieto normativo può indurre riguarda i pagamenti nei confronti della grande distribuzione organizzata o di soggetti strutturati sul piano aziendale in modo da non potersi permettere violazioni della normativa; e questa limitazione può frapporre un ostacolo alla spendita dei proventi dell’evasione, che si troverebbero per certi aspetti “ghettizzati”, cioè utilizzabili soltanto all’interno di un circuito di pagamenti “in nero”.
I frutti dell’evasione potrebbero cioè essere spesi soltanto nei confronti di altri evasori. Ma per fare leva su questo elemento di dissuasione occorrerebbe abbassare drasticamente, e non alzare, il limite, rendendo difficile lo “smercio” del nero. Fino a quando questa strada risulterà politicamente non percorribile, anche perché osteggiata da considerazioni che hanno variamente a che fare con le libertà individuali (come il diritto, un po’ caricaturale, di tenere i soldi nel materasso), si potrebbe provare in via sperimentale a sostituire il limite al contante con un sistema di segnalazioni oltre soglia: anziché impedire la transazione in contanti, la stessa verrebbe subordinata all’acquisizione delle generalità del “portatore” dei contanti, parificando in tal modo l’acquisto a quelli tracciati dai canali bancari di pagamento.
Dario Stevanato è professore di Diritto tributario all’Università di Trieste
Categoria Economia