Piccole e medie imprese: crescere in Borsa per non morire nane
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C’è chi dice che la Borsa è roba da grandi imprese. Falso: un mercato delle piccole imprese c’è, si chiama Aim e può dare ossigeno all’economia reale
Francesco Cancellato Linkiesta 16,9,2015
Linkiesta presenta “Aim Monitor”, una vetrina per le piccole e medie imprese quotate sul mercato alternativo di Borsa Italiana. Perché un nuovo legame tra finanza ed economia reale è possibile
Sgombriamo il campo dal più grande degli equivoci: il nanismo del nostro capitalismo non è il suo destino ineluttabile, qualcosa di connaturato al suo dna. È un’anomalia. Figlio sovente di una cultura imprenditoriale del tutto peculiare, certo, fatto di imprese povere e famiglie ricche, di figli in azienda e manager che non toccano palla. Ma anche, e soprattutto, della difficoltà di disporre degli strumenti adeguati per capitalizzare la propria “creatura”. Le regole novecentesche le conosciamo bene: autofinanziamento, castelletti bancari, rapporti personali e fiduciari con i direttori delle banche locali.
Il nanismo del nostro capitalismo non è il suo destino ineluttabile. È un’anomalia
Conosciamo bene anche come è finito, quel mondo. L’allungamento dei tempi di pagamento e il crollo della domanda - estera prima, interna poi - ha generato tensioni di cassa che rendono l’autofinanziamento molto difficile, se non impossibile. Le nuove regole cui le banche devono sottostare dopo la crisi del 2008 hanno aumentato il costo del denaro e ridotto l’accesso al credito delle imprese. E di banche davvero locali ce ne sono sempre meno.
Matteo Renzi, nel suo discorso di insediamento al Senato, l’aveva detto: «Il primo vero grande problema di questo Paese sono le piccole imprese che non hanno accesso al credito». Possiamo sprecare il tempo per fare l’esegesi di quelle parole, per chiederci se stesse preparando il terreno per la riforma delle banche popolari o per la creazione di una bad bank pubblica.
La realtà è che dovremmo soffermarci, almeno per questa volta, sulla questione che il presidente del Consiglio ha posto, un anno e mezzo fa. E chiederci, piuttosto, perché da noi l’unico capitale cui le imprese pensano sia quello di credito. O perché, in altre parole, abbiamo solo 339 società quotate, contro le 705 tedesche, le 1.030 francesi, le 2.467 del Regno Unito, pur avendo molte più imprese di loro.
C’è chi dice che la Borsa è roba da grandi imprese. Niente di più falso. Un mercato delle piccole imprese c’è e si chiama Aim
C’è chi dice che la Borsa è roba da grandi imprese e le nostre sono piccole. Niente di più falso. Un mercato delle piccole imprese c’è. Si chiama Aim, acronimo di Alternative Investment Market. È stato istituito dalla Borsa di Londra e dal 2007, cioè da quando London Stock Exchange ha comprato Borsa Italiana, è presente anche in Italia. In questo mercato sono quotate già oggi 65 imprese: manifatturiere, come Italian Independent, digitali come Expert System, Mobyt, DigitalMagics e MailUp, culturali come BlueNote, attive nell’ambito delle energie rinnovabili come il gruppo Green Power, agricole come le cantine Masi.
Il nuovo mercato delle Piccole e medie imprese italiane di Aim
Sessantacinque piccoli e medi pionieri, questi, che hanno fatto il salto verso il mercato dei capitali. Un mercato ancora piccolo, illiquido, che deve ancora crescere molto, esattamente come loro. Ma che ha consentito a queste imprese di accedere a fondi nuovi per svilupparsi attraverso acquisizioni, per innovare le proprie produzioni, per scoprire cose nuove. In definitiva, per rischiare. È finanza che fa la finanza, insomma, dando ossigeno all’economia reale.
È finanza che fa la finanza, dando ossigeno all’economia reale
Per questo abbiamo deciso di raccontarla, insieme a Integrae Sim - che in quel mercato opera - e ad altri soggetti partner che si aggiungeranno nelle prossime settimane. Per essere d’ispirazione ad altre imprese, che magari nemmeno sanno che esistono altre strade e che c’è chi le sta percorrendo. Per accendere un cono di luce su realtà eccellenti che gli investitori, magari, non conoscono. E per passare la palla alla politica, affinché possa porsi il problema di come - qui o altrove - aiutare imprese e potenziali investitori a incontrarsi. Convinti che se è vero che l’Italia deve fare l’Italia e che dobbiamo scrollarci di dosso le eredità e le zavorre del passato - come ama ripetere il Premier - questo è il terreno giusto per passare dalle parole ai fatti
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