Quando la teoria economica diventa religione: difetti e avvertimenti
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“I found a flaw”, “ho trovato un difetto”. Con queste parole nel 2008 Alan Greenspan mette in dubbio la fede assoluta nel libero mercato
Alan Greenspan
di Davide Morcelli | 21 Agosto 2015 ore 13:59 Il Foglio
“I found a flaw”, “ho trovato un difetto”. Con queste parole, per la prima volta in tutta la sua vita, nel 2008 Alan Greenspan mette in dubbio la fede assoluta nel libero mercato. Presidente della FED, la banca centrale americana, dal 1987 al 2006. Un mostro sacro, un'autorità indiscussa. In ogni consesso ha sempre ribadito con convinzione che i mercati si auto regolamentano, sempre. Salvo, alla fine della sua vita, mettere in discussione il suo credo.
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The Flaw, il difetto, è poi diventato, nel 2010, il titolo di un docufilm, presentato anche in concorso a Cannes, che inizia proprio con le parole pronunciate dal “sacerdote” Greenspan ormai stanco e invecchiato. Le analisi di eminenti studiosi e di manager di fondi denunciano non solo una crisi economica, ma soprattutto, una crisi della teoria e della scienza economica. Da ipotesi, quella dell'efficienza del libero mercato, si è trasformata in dogma intoccabile. La realtà, alla fine, è stata un totale fallimento del mercato, che per essere salvato, ha richiesto uno dei più ingenti interventi statali mai visti. Un paradosso. Ma quale è il difetto nella teoria del mercato lasciato libero? L'ineguaglianza nella distribuzione del reddito. Al mancato aumento del potere d'acquisto dei salari si è sostituito l'indebitamento privato. I capitali si sono trasferiti dalla classe media alla ristretta fascia dei più abbienti. I soli in grado di prestare denaro. La crisi della scienza economica è un fenomeno grave. Non basta produrre buona ricerca con onestà intellettuale. Oggi è fondamentale divulgarla perchè possa avere un impatto. Farsi sentire. Ma non è affatto semplice. Un'eccezione è rappresentata dal successo planetario del libro “Il capitale del 21º secolo”, dell'economista francese Thomas Piketty. Di nuovo, questioni complesse. Occorre studiare, studiare, studiare. Soprattutto le premesse delle teorie. Niente è ovvio. Nulla, in economia, è un dato di natura. Il docufilm è disponibile in inglese.
Ultima tappa del nostro percorso tematico. Chiudiamo con la storia di una donna: Brooksley Born. Una donna estremamente coraggiosa, determinata. Presidente, tra il 1996 e il 1999, della Commodity Futures Trading Commission (CFTC), la più importante authority americana per la regolazione dei mercati finanziari. Nel giugno del 1999 rassegna le sue dimensioni. Lascia dopo essere stata messa a tacere (politicamente) e aver lanciato invano il suo “warning”, il suo avvertimento. La Born riteneva necessario e urgente, regolamentare il mercato finanziario, in particolare dei derivati. Dall'altra parte, a confutare le sue tesi, il guru del laissez-faire e consulente di cinque governi americani, l'ormai noto Alan Greenspan. Nel 2009 la storia di questa donna diventerà una puntata di Frontline, uno dei più autorevoli e indipendenti programmi di approfondimento americani (PBS). La puntata, The warning, è visibile gratuitamente in inglese e sottotitolata sul sito dell'emittente. La forza e la determinazione della Born sono state battute dall'arroganza e dalla spregiudicatezza degli ideologi della deregolamentazione. Il corso degli eventi però ha dato ragione a lei. ll resto ormai è storia. Già, la storia. Come insegna John Kenneth Galbraith, lo studio dell’economia è, in fondo, sempre studio della storia dell’economia e dei tempi in cui le teorie si sono sviluppate. Ci auguriamo che questa breve incursione nella crisi sia stata utile per farsi qualche idea, oppure per cambiarne qualcuna, perchè chi non cambia mai idea non può cambiare nulla nel mondo.
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