Refoli statistici e bonaccia produttiva
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Governo e Istat battagliano sui numeri d’una manifattura “just in time”
di Redazione | 06 Agosto 2015 ore 20:15
Giorgio Alleva, presidente dell'Istat, accusa il governo di "creare un caos poco edificante" con i dati sull'occupazione che da mesi fluttuano su e giù intorno a pochi decimali. Dice che l'abitudine del ministro del Lavoro, Giuliano Poletti, di considerare il saldo tra attivazioni e cessazioni dei contratti come aumento di occupati, "è una approssimazione non accettabile". Al centro restano sempre il Jobs Act e gli altri strumenti del governo Renzi, tipo gli sgravi contributivi, i cui effetti "a oggi non appaiono straordinari"; mentre più netta è la bocciatura di Garanzia giovani, programma lanciato da Enrico Letta per sfruttare i fondi europei. Anche Alleva si avventura sul terreno scivoloso del reddito minimo, un po' strizzando l'occhio al presidente dell'Inps Tito Boeri, ai grillini e alla sinistra-sinistra, ammettendone però i costi esorbitanti e il rischio di incentivare il lavoro nero. Ma attenzione: la bagarre può scoppiare tra pochi giorni quando l'Istat comunicherà il Pil del secondo trimestre.
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Lo scontro di civiltà sul salario minimo Alcuni centri studi (tipo Intesa Sanpaolo) prevedevano di replicare lo 0,3 del primo; per altri invece avremo uno 0,2, che politicamente sarà letto come una frenata. In concreto, la crescita vera ancora non c'è. E su un trend così incerto ogni minima variabile può ingigantirsi. Un punto in più di produzione industriale a maggio ha fatto salire le aspettative; il calo dell'1,1 imputabile al ponte di giugno fa temere il contrario. Per l'estate le stime produttive sono positive: restano però andamenti erratici. Frutto, in un quadro di crescita e consumi stentati, di un'economia "just in time" che si affida all'export e alle occasioni del mercato. Come nella bonaccia si cerca di cogliere ogni minimo soffio. E' il caso della Electrolux di Susegana (Treviso), che produce un frigorifero di ultima generazione. La multinazionale svedese che minacciava di abbandonare l'Italia chiede di lavorare per il sabato di Ferragosto. La Cgil si oppone. L'azienda offe uno straordinario del 75 per cento, superiore agli altri sei sabati lavorati. Non dovrebbero esserci dubbi: quando il lavoro c'è, si lavora (vedere anche il precedente della Fiat Chrysler di Melfi). E non certo per fare un favore a Renzi.
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