Contro Renzi la triste compagnia dei tassatori
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Che Matteo Renzi abbia realizzato un colpaccio si può tranquillamente dedurre dalle reazioni. Non consideriamo la realizzabilità delle promesse
di Marco Bertoncini Italia Oggi “!.7,2015
Che Matteo Renzi abbia realizzato un colpaccio si può tranquillamente dedurre dalle reazioni. Non consideriamo la realizzabilità delle promesse: guardiamo all'impegno in sé. L'effetto magistrale consiste nello scrollare di dosso al Pd l'etichetta di partito delle tasse.
Infatti sono subito emersi i tassatori storici. Primo fra tutti, Vincenzo Visco: colui che, ministro di fatto delle Finanze in carica nel 2008, era così legato nel comune sentire alla vessazione tributaria da indurre Walter Veltroni a condurre la campagna elettorale silenziandolo, consapevole che ogni sua apparizione avrebbe recato danni. Eppoi si sono scatenati sindacalisti, dissidenti del Pd, sinistra interna, un'ammucchiata dei vari Camusso, Fassina, Landini, D'Attorre, Bersani è l'allegra brigata di quelli che discettavano, in una campagna elettorale, a quanto dovesse ammontare l'eredità da tassare e, in un'altra, se la prendevano con Berlusconi che prometteva di ridurre l'Ici. Renzi ha capito quello su cui costoro non intendono cedere: per vincere bisogna cambiare il volto tassatore della sinistra.
Che abbia colto nel segno si vede pure da come se la sono presa nel centro-destra. Sbeffeggiano la reale capacità di serbare la promessa, denunciano la scopiazzatura dal Cav (perfino nel «patto» con gli italiani), ricordano gli aumenti (veri, beninteso) del carico fiscale attuati dallo stesso R. Insomma: si mangiano le mani. Si mangia le mani pure Alfano, il quale, non avendo mai lanciato una campagna per ridurre le tasse, adesso è ridotto a rivendicare al Ncd il merito della novità che Renzi ha abilmente introdotto. R. è stato berlusconiano, nel senso di lanciare un progetto popolare e di sicura presa, come magistralmente seppe fare Berlusconi.
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