Crollato di 1.200 miliardi ((-14,2% in 5 anni) il valore delle case. Ma tasse +31,2%
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In termini assoluti è sceso soprattutto il valore economico delle abitazioni. Mentre il carico fiscale sul mattone è aumentato di 12,3 miliardi di euro nell’ultimo anno
Redazione Online Corriere della Sera 4 luglio 2015 | 11:34 Da Ufficio studi della Cgia, l’associazione degli artigiani di Mestre
In questi ultimi 5 anni il valore economico delle abitazioni è crollato di circa 1200 miliardi di euro (-14,2%), ma nel contempo le tasse sono salite in misura esponenziale: +31,2%. In termini assoluti, il carico fiscale sul mattone è aumentato di 12,3 miliardi di euro: se nel 2010 era pari a 39,48 miliardi di euro, nel 2014 ha toccato i 51,8 miliardi. A diffondere i dati è l’Ufficio studi della Cgia, l’associazione degli artigiani di Mestre. «Siamo meno ricchi, ma paghiamo di più - segnala il segretario della Cgia Giuseppe Bortolussi - due fenomeni di segno opposto che hanno contribuito a spingere il settore dell’edilizia nella crisi più pesante mai registrata negli ultimi 70 anni».
Una «selva oscura» di tasse e imposte
In termini assoluti è sceso soprattutto il valore economico delle abitazioni. Sempre in questi ultimi 5 anni, la perdita è stata di 1000 miliardi di euro (-16,6%), mentre gli altri immobili (capannoni, uffici, negozi, laboratori artigianali, etc.) hanno subito una contrazione pari a 136,6 miliardi di euro (-14,2%). La selva di tasse e imposte che grava sugli immobili è spaventosa: in questa analisi la Cgia ha tenuto conto dell’andamento di tutte le imposte legate alla redditività (Irpef, Ires, Registro e bollo sui contratti di locazione e cedolare secca), ai trasferimenti (Iva, Registro e bollo sui passaggi di proprietà, imposte ipotecarie/catastali, imposte di successione /donazione) e al possesso (Ici/Imu, Tasi, imposta di scopo, Tari).
Ripercussioni negative anche sull’indotto del comparto
Con la crisi e il crollo della domanda abitativa, anche le compravendite hanno subito una forte contrazione. Sempre tra il 2010 e il 2014, le operazioni di acquisto e vendita riferite alle abitazioni sono diminuite di circa 208.000 unità (- 27,3%). Per gli immobili strumentali, invece, la contrattura ha sfiorato le 12.500 unità (-25,1%). Questa situazione ha avuto delle ripercussioni negative anche per le attività economiche che ruotano attorno al comparto casa. Molti artigiani dell’edilizia, del legno, del settore dell’installazione degli impianti sono stati costretti a gettare la spugna o nella migliore delle ipotesi a ridurre drasticamente il personale alle proprie dipendenze. «Speriamo - conclude Bortolussi - che la riforma del catasto tenga conto di questa situazione. Con la revisione delle rendite e l’introduzione della local tax, che dovrebbe eliminare almeno la Tasi e l’Imu, va assolutamente scongiurata l’ipotesi di un ulteriore aggravio fiscale sugli immobili».
Raddoppiano Imu e Tasi su negozi, uffici, capannoni
In un altro studio di settore, la Cgia di Mestre evidenzia poi come - a seguito dell’introduzione dell’Imu e successivamente della Tasi, tra il 2011 e il 2014 - la tassazione sugli immobili strumentali «ha subito una vera e propria impennata». Nell’ultimo anno di pagamento dell’Ici il gettito complessivo sulle attività produttive ha portato nelle casse dei Comuni quasi 5 miliardi, l’anno scorso il prelievo ha superato i 10 miliardi di euro. Nello specifico gli aumenti sono stati i seguenti: + 142 % per uffici e studi privati; + 137 % per negozi e botteghe; + 107 % per laboratori di arti e mestieri; + 101 % per gli istituti di credito; + 94 % per gli immobili a uso produttivo; I calcoli, eseguiti dall’Ufficio studi della CGIA, hanno preso come riferimento iniziale il 2011, ultimo anno in cui abbiamo pagato l’Ici. In questa analisi non si è tenuto conto del risparmio fiscale concesso dalla legge. «Tendenzialmente – segnala il segretario della CGIA Giuseppe Bortolussi – i Sindaci hanno mantenuto relativamente basso il livello di tassazione sulle prime case, innalzando, invece, quello sugli immobili ad uso produttivo e sulle abitazioni diverse dalla principale. Insomma, hanno fatto cassa sulle spalle degli imprenditori, sfruttando le situazioni più surreali che la legge ha dato origine, come, ad esempio, l’applicazione dell’Imu su alcune tipologie di macchinari. Una vera e propria follia».
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