Aci, Delrio vuol chiudere il Pra doppione della Motorizzazione. Lotti no
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Il Pubblico registro automobilistico gestito dall'Automobile Club d'Italia è sopravvissuto alla spending review e durante il governo Monti ha anche incassato un aumento delle tariffe.
Ora il presidente Sticchi Damiani conta di salvarlo ancora grazie al supporto del sottosegretario vicino a Matteo Renzi, il cui suocero è amministratore unico di Aci promuove
di Daniele Martini | 29 giugno 2015 Il Fatto
Più informazioni su: Aci, Anas, Carlo Cottarelli, Graziano Delrio, Matteo Renzi, Motorizzazione, Pietro Ciucci
L’Aci sbanda vistosamente. All’inizio di luglio lascia Ascanio Rozera, che era non solo il segretario generale dell’organizzazione ma anche il factotum e la colonna portante dell’influentissima lobby dell’Automobile Club d’Italia. Se ne va sbattendo la porta, non condividendo più nulla con Angelo Sticchi Damiani, presidente nominato tre anni fa con un voto al fotofinish della commissione Trasporti: 16 sì e 15 no di parlamentari perplessi per i molti guai giudiziari del candidato. Sticchi Damiani, invece, resta, ma assillato da mille preoccupazioni. Non solo quelle di natura legale come la storia della strada statale Maglie-Santa Maria di Leuca, 41 chilometri di asfalto di cui l’Anas affidò senza gara la progettazione proprio a Sticchi Damiani, che è pugliese e ingegnere. Una vicenda su cui indaga la magistratura romana (pm Alberto Galanti) e nella quale è coinvolto per abuso d’ufficio anche l’ex presidente dell’azienda statale delle strade, Pietro Ciucci.
Sticchi Damiani è tormentato soprattutto da guai più recenti, legati proprio all’Aci. Il più grave si chiama Pubblico Registro Automobilistico (Pra), il costosissimo doppione della Motorizzazione civile di cui molti a chiacchiere e da tempo invocano la soppressione. Sono anni che se ne parla, la spending review di Carlo Cottarelli ne prevedeva il superamento, ma poi il Pra è restato intonso al suo posto, sopravvivendo a governi di destra e di sinistra e anche tecnici. Con Mario Monti, per esempio, il Pubblico registro automobilistico si è addirittura rafforzato grazie a un provvidenziale aumento delle tariffe concesso dal governo e imposto agli automobilisti italiani, un incremento che nel 2014 è stato pari a circa 56 milioni di euro assicurando all’Aci un utile di oltre 33 milioni.
In totale il Pra costa agli italiani la bellezza di 230 milioni l’anno che sono il risultato di 27 euro sborsati da circa 8 milioni di automobilisti. A cui vanno aggiunti altri 48 euro di imposte di bollo sulla vendita di ogni auto e per il certificato di proprietà. Considerando che le stesse funzioni le svolge la Motorizzazione che è pubblica, ovvio che il buon senso suggerisca il superamento del Pra. Pure i renziani al governo dicono che è arrivato il momento del grande passo. Il più convinto di tutti è il nuovo ministro dei Trasporti, Graziano Delrio, che intervistato da Report aveva promesso un provvedimento specifico entro giugno. Anche Ettore Rosato, altro renziano, nominato da poco capogruppo Pd alla Camera, vorrebbe chiudere una volta per tutte la storia del Pra. E dicono che lo stesso capo del governo, Matteo Renzi, consideri il Pubblico registro un ente inutile. Ma tra un ritardo e un rinvio le decisioni ufficiali poi non arrivano. L’argomento è di nuovo in discussione questa settimana alla Camera.
I ritardi sono come un balsamo per Sticchi Damiani, il quale sa perfettamente che con il Pra vivo e vegeto l’Aci prospera, senza il Pra si riduce a un guscio vuoto. Più passano i giorni e più cresce la speranza del presidente di poter salvare il registro e con esso l’Aci così com’è, con la miriade di società collegate, le consulenze, gli enormi sprechi. Un dinosauro con 3mila dipendenti, partecipate comprese, che a Sticchi garantisce entrate annuali complessive di oltre 415mila euro l’anno: 264mila come presidente, altri 32mila e passa come consigliere dell’assicurazione Sara, 60mila circa da Aci Informatica, 60 mila da Aci Consult.
Sticchi Damiani ha scovato nel frattempo un provvidenziale alleato dove meno se lo aspettava, proprio nel Pd da cui è sempre stato lontano anni luce e in particolare tra i renziani. Non un alleato qualsiasi, oltretutto, ma uno dei politici più vicini al premier, l’empolese Luca Lotti, sottosegretario alla presidenza del Consiglio. Lotti è legato da diversi fili all’Aci grazie a una rete di rapporti che coinvolgono sia la direttrice dell’Automobile club di Firenze, Alessandra Rosa, sia lo stesso Sticchi Damiani. E poi all’Aci Lotti è affezionato anche per via parentale, avendo sposato Cristina Mordini, la figlia di Mario, 73enne di Firenzuola, pensionato proprio dell’Aci di Firenze di cui è stato a lungo un dirigente. Nonostante l’età avanzata e lo status di pensionato, Mordini è ancora attivo nell’ambito della grande galassia dell’Automobile Club avendo assunto alla fine di maggio di due anni fa la carica di amministratore unico di Aci Promuove, una delle tante emanazioni Aci, posseduta al 100 per cento dall’Aci di Firenze. Una società che secondo lo statuto ha il compito di organizzare manifestazioni sportive, raccogliere pubblicità e curare le spedizioni editoriali.
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