-Il nuovo squilibrio tra fascismo e comunismo
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- Categoria: Economia
- Il canale di Suez è l'ago della bilancia dei nuovi equilibri internazionali
28.1.2024 G. Ferrara,S. Cingolani ilfoglio.it lettura2’ estratti
-Il nuovo squilibrio tra fascismo e comunismo
GIULIANO FERRARA 28 GEN 2024
Il sovietismo è reincarnato dallo zarismo neoimperiale putiniano, la Cina si staglia come minaccioso gigante del comunismo del XXI secolo, eppure solo l’antifascismo, specie in Italia dopo la vittoria elettorale del centrodestra, fa bon chic e bon ton
Quando cercavo di complicare il grande semplificatore, il mio amico Berlusconi, gli dicevo che con quella tiritera anticomunista non andava da nessuna parte, e lo scrivevo. Mi sembrava un modo affannoso, propagandistico e privo di fascino politico, di rincorrere un pregiudizio tanto più assurdo nel paese del Berlinguer pro Nato, dell’eurocomunismo cosiddetto, e prima della via italiana e di Togliatti. Si poteva, pensavo, e si doveva, essere anticomunisti, privilegio dell’intelligenza che rivendicavo da quando mollai una giovinezza intensamente comunista senza intrupparmi nella modalità liberal dei filocomunisti, in un modo più argomentato e sottile di quello scelto dal Caro Leader, compresi, visto che al semplificatore nulla era precluso, i bambini mangiati, bolliti proprio e sgranocchiati….
- Il canale di Suez è l'ago della bilancia dei nuovi equilibri internazionali
STEFANO CINGOLANI 27 GEN 2024
La nuova crisi alimentata dagli attacchi houthi è una storia che si ripete. E oggi può acuire il conflitto tra l’Occidente e la triade del dispotismo orientale: Russia, Iran e Cina
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Collegare il mar Rosso al Mediterraneo era il grande progetto dei faraoni già quattromila anni fa. Scavarono tra le sabbie un canale che sfociava nel delta del Nilo e portava le imbarcazioni verso nord. I Tolomei lo allargarono per arrivare più facilmente ad Alessandria. Traiano lo difese e da allora quella via dell’acqua fu conosciuta con il suo nome. Finché gli arabi, vincitori sui bizantini, non lo chiusero nel 676 della nostra era. La decisione del califfo di Damasco Mu’awiya ibn AbīSufyan della dinastia omayyade, non era dettata solo dalla volontà di potenza del nuovo imperialismo musulmano, ma anche dalla scelta di meglio controllare i traffici tra oriente e occidente: bloccata la via marittima non restavano che le carovane attraverso il deserto in mano da sempre alle tribù arabe e ai potenti persiani diventati anche loro seguaci del profeta. Venezia dovette raggiungere la Cina via terra. Toccò ai nuovi signori dei mari, francesi e inglesi, aprire la porta di Suez molti secoli dopo. Oggi altri seguaci di Allah vogliono tagliare quella vena giugulare che alimenta il cuore dell’Europa. E non sono soli: menti acute e braccia potenti muovono i fili dietro le quinte. I commerci non si fermeranno, saranno più cari e difficili; ma la nuova crisi di Suez va ben oltre i pur importanti orizzonti mercantili, infatti può cambiare in peggio gli equilibri internazionali acuendo il conflitto tra l’Occidente e la triade del dispotismo orientale (Russia, Iran e Cina)....