CATTIVI SCIENZIATI Cina. Non è il tempo di proclamare la fine della pandemia

Qualche dato epidemiologico riesce a superare la cappa di silenzio stesa dal governo cinese sull’epidemia in corso e ci dà informazioni da valutare attentamente

ENRICO BUCCI 24 DIC 2022 ilfoglio.it lettura3’

Mentre i carri funebri sono incolonnati davanti ai crematori e molti ospedali sono già in condizioni critiche, il governo cinese ha steso una cappa di silenzio, fornendo dati ridicoli sulle conseguenze della nuova ondata di infezioni da SARS-CoV-2.

Per questo motivo, quando qualche dato epidemiologico riesce a superare la cappa stesa dal partito e dal governo sull’epidemia in corso, esso deve essere valutato con attenzione.

In questo caso, la fonte delle notizie che intendo discutere è Xu Wenbo, capo dell’istituzione cinese equivalente al CDC americano, il quale ha tenuto una conferenza stampa il 21 dicembre scorso.

Da questa, apprendiamo innanzitutto che oltre 130 sottovarianti derivate da Omicron sono state rilevate in Cina negli ultimi tre mesi.

BQ.1 e alcuni lignaggi da questa derivati è stata identificata in 9 province, mentre virus del gruppo XBB sono stati rilevate in tre province.

  

Entrambi questi gruppi virali sono estremamente trasmissibili, come abbiamo imparato in Europa e negli Stati Uniti; ma in Cina al momento essi coesistono ancora con BA.5.2 e BF.7, che per ora rimangono i principali ceppi rilevati.

Grazie a questa conferenza stampa, possiamo fare alcune considerazioni.

Innanzitutto, come già abbondantemente discusso su queste pagine, il numero di virus diversi che circola in Cina è in aumento costante, a sottolineare una rapidissima evoluzione guidata dalla competizione fra le varianti e dalla diffusione stocastica a livello locale; cosa ne emergerà, è impossibile saperlo oggi, ma di certo si differenzieranno molti ceppi nuovi, finora mai osservati altrove.

  

Questo perché, a prescindere dal numero enorme di eventi replicativi che favorisce l’apparizione di nuove mutazioni, SARS-CoV-2 è in grado di ricombinare agevolmente, portando a mosaici nuovi e alla rapida diffusione in ceppi diversi di mutazioni vantaggiose.

In secondo luogo, la comunicazione di Wenbo implica che il monitoraggio per sequenziamento è ancora vigile e attivo in Cina; tuttavia, le utilissime informazioni che si potrebbero ottenere da esso sono di dominio della politica governativa di quel paese, e dunque, sfortunatamente, non possiamo contare sul fatto che esse siano disponibili quando dovessero servire – soprattutto in considerazione del fatto che ormai, nella stessa Cina, la lode dell’iniziativa governativa a tutela della salute si è ormai rovesciata nella critica del suo fallimento.

Come scritto su un editoriale appena pubblicato da Nature, questo non è il tempo di dimenticarsi di SARS-CoV-2, di proclamare la fine della pandemia e di distogliere lo sguardo: nonostante le dichiarazioni avventate e volte a compiacere la politica anche di certi esperti nostrani, dobbiamo invece sorvegliare attentamente cosa sta accadendo.

 

A quasi tre anni dall’inizio dell’epidemia, ancora non abbiamo un campionamento statistico della popolazione per ottenere un’indicazione affidabile della reale incidenza e prevalenza dell’infezione; allo stesso tempo, il sequenziamento è oscillante e in declino complessivo, così che non siamo preparati a cogliere con efficacia i cambiamenti nel calderone di varianti che ribolle nel nostro paese, specialmente quei cambiamenti che possano indicare und deciso vantaggio di qualche nuova variante.

Ora, se la scelta è quella di abbandonare ogni restrizione che possa servire a contenere la circolazione virale, non si vede perché, in contemporanea, si debba abbandonare, invece di potenziare, la sorveglianza; perché, cioè, si pretende non solo che i cittadini non rivolgano più il loro pensiero al virus, ma addirittura anche che le istituzioni preposte smettano di occuparsene.

La politica sta cioè dettando le proprie priorità, e gli esperti e le istituzioni sanitarie vi si stanno adeguando comodamente; eppure, le immagini degli operatori internazionali che riescono a dissipare il velo ci mostrano file di camion cinesi come a Bergamo all’inizio del 2020.

Che cosa possa accadere da un punto di vista evolutivo, lo si è discusso già su queste pagine; se, sfortunatamente, il processo in atto dovesse avere anche future conseguenze di salute pubblica, sarà certamente responsabilità delle istituzioni avere ignorato i segnali che oggi ci arrivano, lasciando cadere la campagna vaccinale e il monitoraggio epidemiologico a un minimo non giustificabile.

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