». Il premio Nobel per l’economia Joseph Stiglitz, negli ultimi anni quasi venerato dai parlamentari leghisti anti-euro Alberto Bagnai e Claudio Borghi, ha le idee chiare. Parlando dal giardino di Villa d’Este nell’ultima giornata del forum The European H

“SE HAI PARTITI CHE DUBITANO SULLE RISPOSTE DA FORNIRE CONTRO LA GUERRA, LE COSE NON POSSONO ANDARE BENE”

5.9.2022 dagospia.com  lettura4'

“SONO ESTREMAMENTE PREOCCUPATO DALLE CONSEGUENZE DELL’AUMENTO DEI TASSI D’INTERESSE. LA COMBINAZIONE DI DEBITO ELEVATO, TASSI DI INTERESSE ELEVATI, PREZZI ELEVATI DEL PETROLIO E PREZZI ELEVATI DEI GENERI ALIMENTARI SARÀ UN DISASTRO” – “PENSO CHE CI SIA UN RISCHIO REALE DI UNA CRISI DEL DEBITO GLOBALE. L'ITALIA NECESSITA DI..."

Fabrizio Goria per “La Stampa” «Un governo di destra in Italia potrebbe destabilizzare tanto l’Italia quanto l’Europa e il resto del mondo». Il premio Nobel per l’economia Joseph Stiglitz, negli ultimi anni quasi venerato dai parlamentari leghisti anti-euro Alberto Bagnai e Claudio Borghi, ha le idee chiare. Parlando dal giardino di Villa d’Este nell’ultima giornata del forum The European House-Ambrosetti, lascia intendere che non sarà facile gestire il “caso Italia” nei prossimi mesi.

Il suo sguardo si fa serio, non appena gli si chiede un commento a caldo dei suoi tre giorni lariani. È con la valigia pronta, la sua assistente freme, ma lui la rassicura. C’è ancora tempo. Stringe il bastone, fa un sospiro e inizia. Sa che a rischio ci sono le sanzioni contro la Russia, ma anche le politiche di bilancio Ue, così come la stessa coesione comunitaria.

Professore, la vittoria della destra alle prossime elezioni sembra già sicura: si è fatto un’idea di cosa potrebbe succedere dopo?

«Non posso giudicare dove andrà a finire la politica italiana. Penso che nessuno possa dirlo. Temo tuttavia che una vittoria dei partiti di destra possa essere per molti versi destabilizzante sia per l’Italia sia per l’Europa e il mondo intero».

In che senso?

«Sia economicamente sia politicamente, senza dubbio. Oggi, per esempio, uno dei due candidati per la destra, Matteo Salvini, ha lasciato intendere che le sanzioni contro la Russia, dopo l’invasione in Ucraina, devono essere riviste. Non ha senso».

Cosa serve adesso?

«Penso che una retromarcia sulle sanzioni contro Mosca sia totalmente sbagliata. Le sanzioni devono essere inasprite. Non solo. Bisogna ristrutturarle per renderle più efficaci. Cosa che il G7 ha cercato di fare con la proposta sul “cap” del prezzo del gas.

E aggiungo: avrebbero dovuto farlo fin dall’inizio del conflitto in Ucraina. I governi occidentali devono fare di più per proteggere i cittadini e assicurarsi che l’impatto sia condiviso equamente, specie in Europa, che è l’area economica più colpita dalle conseguenze dell’invasione russa in Ucraina.

Tutti, secondo me, si rendono conto che c’è una guerra, anche se i soldati in quella guerra sono ucraini. È una guerra europea. Ma manca quello sforzo in più per rendere le sanzioni più dolorose per il Cremlino».

E da un punto di vista economico, come stanno rispondendo i partiti di destra in Italia e nell’area euro?

«Non si può provare a fingere che l’economia funzioni normalmente, quando sei in una situazione di guerra, quando si entra in uno scenario bellico che sconvolge i tuoi diretti confini.

La risposta dell’Europa è stata molto forte. Ma se hai partiti politici, e uno dei maggiori Paesi europei, che dubitano sulle risposte da fornire contro questa situazione, le cose non possono andare bene. Specie perché questo conflitto è in corso proprio adesso».

Pochi giorni fa sia Kenneth Rogoff sia Nouriel Roubini ci hanno messo in guardia sulle tensioni sociali crescenti nell’eurozona. Anche lei condivide?

«Sono d’accordo con loro che il successo dell’Europa negli ultimi decenni si è basato su una sorta di contratto sociale. In altre parole, le varie solidarietà sociali che vari paesi hanno attuato in modi diversi lungo gli anni. È stato uno dei motivi del successo dell’Europa e una delle ragioni per cui molti dall’altra parte dell’oceano Atlantico hanno guardato all’altro lato con ammirazione. Ora il rischio è che possa non essere più così».

Non le sembra che, parlando dell’Italia, ci troviamo in una situazione analoga a quella vissuta un decennio fa? I tassi d’interesse stanno aumentando, la credibilità del Paese è messa a rischio, la crisi morde.

«Ovviamente ci sono molte somiglianze. Vorrei iniziare parlando del ruolo dell’ideologia, anche delle ideologie economiche, che hanno causato gli errori nel 2008, prima del 2008, creando la crisi finanziaria globale in primo luogo.

La risposta delle banche centrali e l’aumento dei tassi di interesse, e quindi l’ideologia economica, hanno giocato un ruolo molto negativo nel mondo. Nell’aumentare i tassi di interesse quando l’offerta è eccessiva si è causata inflazione, che non sarà curata aumentando, ovviamente, i tassi di interesse».

Solo questo?

«Sono estremamente preoccupato da quali saranno le conseguenze dell’aumento dei tassi d’interesse. È molto chiaro che la combinazione di debito elevato, tassi di interesse elevati, prezzi elevati del petrolio e prezzi elevati dei generi alimentari sarà un disastro».

Come nel caso dell’Italia. E dunque?

«E quindi penso che ci sia un rischio reale di una crisi del debito globale. È vero che per l’Italia le cose sono leggermente migliori rispetto ad altre realtà, ma il Paese necessita di avere stabilità politica, idee chiare, coerenza di politiche economiche con il resto dell’Europa e credibilità».

Fattori che questo genere di destra può garantire?

«È difficile. Ed è il maggiore problema che il Paese potrebbe affrontare in questa fase storica».

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