Da Bretton Woods a Savannah: l'ultima battaglia di Keynes
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Il 21 aprile 1946 moriva improvvisamente all’età di 62 anni, uno dei maggiori economisti di tutti i tempi. Il suo contributo fu fondamentale nell'istituzione del Fondo monetario e la Banca mondiale
GIOVANNI FARESE E GIORGIO LA MALFA 21.4. 2021 ilfoglio.it
Tutti a casa. Si chiude l'epoca delle delocalizzazioni
Il 21 aprile 1946 moriva improvvisamente all’età di 62 anni John Maynard Keynes, uno dei maggiori economisti di tutti i tempi.
Oltre alla Teoria generale dell’occupazione, dell’interesse e della moneta del 1936, che ha rivoluzionato il pensiero economico ed aperto la strada alla politica economica moderna, il contributo di Keynes riguardò i problemi economici internazionali. Fu sua la visione dell’assetto che avrebbe dovuto avere il sistema monetario internazionale alla fine della secondo guerra mondiale per evitare di ripetere gli errori commessi a Versailles con il Trattato di pace del 1919. Per ricordare Keynes, pubblichiamo questo articolo di Giorgio La Malfa e Giovanni Farese in cui si ricordano due viaggi americani di Keynes e di sua moglie Lydia Lopokova per partecipare alla conferenza di Bretton Woods ed alla riunione di Savannah delle due istituzioni che hanno accompagnato lo sviluppo dell’economia nel secondo dopoguerra.
Un capitolo fondamentale della storia economica del Novecento fu scritto tra il 1944 e il 1946 in due grandi alberghi americani: il fatiscente Mount Washington di Bretton Woods nel New Hampshire e il lussuoso General Oglethorpe di Savannah in Georgia. Protagonista, in ambedue le occasioni, fu Keynes, allora all’apice della fama, anche se le soluzioni emerse rifletterono solo in parte le sue idee e molto il peso e gli interessi degli Stati Uniti. Aperto come albergo di lusso nel 1905 e caduto in abbandono dopo la crisi del 1929, il Mount Washington venne frettolosamente riattato per ospitare fra l’1 e il 22 luglio 1944 la Conferenza economica e monetaria delle Nazioni Unite. Era, secondo Lydia– la ballerina classica russa moglie di Keynes – una specie di manicomio: finestre che non chiudevano, rubinetti che gocciolavano, tubi rotti. A sua volta Hans Morgenthau, il ministro del tesoro americano, la cui stanza era sottostante a quella dei Keynes, soffriva gli esercizi di danza di Lydia che propagavano i loro effetti rumorosi su tutta la cigolante struttura.
La riflessione sull’assetto che avrebbe dovuto avere il mondo alla fine del conflitto per evitare il disordine economico e monetario che aveva caratterizzato il primo dopoguerra era in corso da tempo tra gli alleati, sulla base di una serie di proposte avanzate da Keynes nel 1941 discusse bilateralmente con gli americani e soprattutto con il sottosegretario al Tesoro, Harry D. White, il vero coprotagonista di queste vicende. A Bretton Woods gli americani rifiutarono la parte più innovativa del progetto di Keynes che prevedeva una moneta fiduciaria (il bancor) sganciata da qualsiasi valuta, come dall’oro, la cui creazione fosse affidata a una banca mondiale in base esclusivamente ai bisogni dell’espansione del commercio e dell’economia mondiale. Essi pretesero di attribuire al dollaro quello stesso ruolo di ancoraggio del sistema che storicamente aveva avuto la sterlina britannica. I tassi di cambio sarebbero stati fissati in dollari, mentre il dollaro sarebbe stato convertibile in oro al prezzo di 35 dollari per oncia. A Bretton Woods, quando ormai si intravedeva la fine del conflitto, si formalizzarono queste decisioni e si decise di istituire il Fondo monetario e la Banca mondiale con l’obiettivo di rendere questo assetto sostenibile.
Nonostante i contrasti, Bretton Woods si era chiusa con un ottimismo condiviso dallo stesso Keynes nel suo discorso finale: “Abbiamo lavorato in silenzio fra i freschi boschi e le montagne del New Hampshire e mi chiedo se il mondo abbia la percezione di quanto sia straordinario ciò che stiamo creando”. A Savannah il General Oglethorpe, che era effettivamente un albergo di lusso in stile spagnoleggiante, ospitò invece dall’8 al 18 marzo del 1946, settacinque anni fa, la prima riunione dei Consigli di Amministrazione della Banca mondiale e del Fondo monetario internazionale, le due istituzioni gemelle concepite a Bretton Woods. La guerra era ormai finita con la vittoria degli alleati ma il clima era assai poco sereno. Pochi giorni prima, Winston Churchill aveva parlato di una cortina di ferro, che era scesa “da Stettino sul Baltico a Trieste sull’Adriatico.” La guerra fredda era vicina.
Vi furono, anche in questo incontro, contrasti fra Keynes e gli americani. Questi proponeva che le due istituzioni avessero sede a New York per sottolinearne la distanza dal potere politico. Gli americani imposero la scelta di Washington per ribadire chi ne fosse, per così dire, l’azionista di riferimento. Toccò a Keynes il discorso conclusivo della riunione come “padre o istitutrice” delle due nuove realtà. Ma il suo discorso fu meno ottimistico di quello di Bretton Woods. Usando come metafora la favola della Bella addormentata nel bosco, messa in scena una settimana prima a Londra, nel Covent Garden appena ricostruito, con la musica di Cajkovskij e la coreografia di Petipa, Keynes descrisse un battesimo ideale quanto fiabesco. Ricordò che “la gestazione era stata lunga” e che “era gran tempo che gli allegri gemelli [il Fondo e la Banca] nascessero”. Invocò tre fate benigne ciascuna con i rispettivi doni, a partire da un “mantello di Giuseppe”, che la leggenda vuole che venisse accettato come pegno di un debito recando poi miracolosi benefici al creditore: “un vestito multicolore da indossare a perpetuo ricordo del fatto che i due gemelli appartengono al mondo intero e che il solo dovere di fedeltà è, per essi, verso il bene generale, senza danno o a favore di nessun interesse particolare”. Formulò l’auspicio che non giungesse, come ospite inattesa, alcuna Carabosse, che era il nome che Petipa aveva dato alla fata maligna nella sua versione della Bella Addormentata.
Se fosse giunta, avrebbe proferito una maledizione: “voi marmocchi [Banca e Fondo] diventerete uomini politici; ogni vostro pensiero e atto avrà un arrière-pensée; qualunque cosa decidiate non sarà decisa per sé stessa, o per i suoi meriti, ma in vista di qualcos’altro”. Keynes vedeva lontano. Se nell’immediato la carica innovativa di Bretton Woods contribuì alla fase di sviluppo nella stabilità del secondo dopoguerra, nel periodo più lungo la dipendenza del sistema internazionale dei pagamenti dal dollaro si rivelò un problema. Il monito di Keynes sulla necessità di pensare a soluzioni multilaterali va tenuto a mente nella fase convulsa di un mondo che fatica a uscire dalla tragedia della pandemia e cerca un nuovo assetto per la cooperazione, fatto di istituzioni e di regole rinnovate, un nuovo “vestito multicolore” capace di assicurare prosperità e stabilità globali.