Sulla tecnologia digitale l'Europa continua soltanto a balbettare
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In questo scenario soltanto la Cina pare in grado di contrastare l'avanzata degli Usa, perché dispone di un mercato interno enorme e perché ha una catena di comando politico molto integrata
di Edoardo Narduzzi 2.5.2018 www.italiaoggi.iti
L'ultima stagione di trimestrali di Wall Street ha ricordato al mondo lo strapotere americano nelle piattaforme digitali che distribuiscono servizi. Le varie Microsoft, Netflix, Amazon, Facebook e compagni hanno sorpreso investitori e analisti annunciando profitti e dividendi per azione migliori delle aspettative. Con l'avanzata della digitalizzazione del business non potrebbe essere altrimenti, visto che una percentuale crescente dei consumi e della spesa annua lascia il mondo del fisico per abbracciare l'esperienza digitale.
Il fatto, poi, che nel business della omnicanalità le piattaforme possano facilmente distribuire i propri servizi o contenuti ovunque nel mondo, facilità di commercializzazione oggi agevolata e amplificata dai nuovi sistemi di pagamento molto consumer friendly, trasforma il posizionamento di mercato dei colossi della tecnologia americana in monopolisti «naturali», in grado di definire con ampi gradi di libertà le rispettive strategie di business e di prezzo.
In questo scenario soltanto la Cina pare in grado di contrastare l'avanzata degli Usa, perché dispone di un mercato interno enorme e perché ha una catena di comando politico molto integrata e interessata alla difesa del made in China anche nel digitale. La Cina è in grado di agevolare e accelerare la nascita di campioni domestici del business digitale, anche rallentando l'ingresso di quelli americani, per poi aiutarne l'espansione mondiale.
L'Europa, se si escludono pochissimi casi, come la svedese Spotify nella distribuzione musicale, è un nano nel confronto industrial-tecnologico. Un mercato di consumo e di distribuzione più che un mercato di produzione o di governo strategico del business digitale. La risposta europea, che da anni prova a sussidiare con soldi pubblici il settore è ancora troppo statocentrica. È il caso della Francia il cui presidente Jacques Chirac annunciò pomposamente nel 2006 la nascita «dell'Airbus del digitale» nel presentare Quaero, il motore di ricerca europeo che avrebbe dovuto competere con Google e che mai è esistito davvero, nonostante le centinaia di milioni spesi per farlo decollare.
Ora l'Europa discute soprattutto di web tax, cioè di come far pagare le tasse ai colossi americani del digitale. Una magra consolazione perché la web tax sarà del tutto traslata, quindi fatta pagare, ai consumatori europei che continueranno a comprare on line da Netflix o dallo store di Apple perché alternative non ne hanno. Invece di discutere su come poter avere delle Amazon o delle Google made in Europe, il dibattito si è schiacciato su come tassare il benessere offerto ai consumatori dal business digitale. Forse solo una vera flat tax può salvare l'Europa dalle sue visioni distorte ferme all'economia degli atomi.
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