La deriva del regime etico

La lente del moralismo, della prurigine e del buono e giusto deforma tutto. Applausi

di Renzo Rosati | 10 Settembre 2015 Foglio

Martedì sera, ospitando i Casamonica, Porta a Porta ha fatto il 14,4 per cento di share con una media di 1,34 milioni telespettatori. Ventiquattrore dopo nella puntata "riparatrice" con l'assessore alla legalità del comune di Roma Alfonso Sabella – mezzora per poi passare alla regina Elisabetta  – Bruno Vespa non è andato oltre l'11 per cento, pari a 900 mila spettatori. Quale insopprimibile esigenza di servizio pubblico abbia spinto i nuovi vertici Rai a pretendere la riparazione, che ovviamente si è risolta in un rovescio sul piano degli ascolti, quindi del mercato, che è poi ciò che conta in una tv finanziata dal canone, non si capisce se non traducendo il tutto in una paroletta magica: etica.

La comunicazione politicamente corretta, anzi eticamente corretta, ha ripreso a dominare i grandi giornali così come la politica, dopo il felice break anticonformista e rottamatore del primo renzismo, a sua volta nipote della rupture un po' gaffeuse berlusconiana. Lo stesso Matteo Renzi, del resto, ci ha informato di avere incontrato Bono Vox "per parlare di fame nel mondo, Aids e povertà": invitarlo all'Expo come testimonial non bastava. Nelle stesse ore dagli inesauribili uffici del sindaco di Roma (ora sotto padrone) Ignazio Marino arrivava la proposta di spedire a casa "multe salate" per chi abborda le prostitute "e vedremo come spiegherà alla moglie perché si trovava alle due di notte sulla Salaria...".

Etica e prurigine d'altra parte vanno notoriamente a braccetto. L'idea pare trovi d'accordo anche Franco Gabrielli, prefetto-badante del sindaco e più recente evoluzione della nuova classe di amministratori locali e nazionali, non eletti da nessuno né previsti da alcun ordinamento, ma a quanto pare considerati indispensabili per la pubblica morale: i commissari della legalità. Prefetti come Gabrielli, assessori come Sabella, zar anticorruzione come Raffaele Cantone. Dal comune di Ladispoli alla regione Sicilia, dalla Confindustria all'Eni non c'è giunta, azienda del Tesoro o associazione che non abbia il suo tutore etico.

Il pensiero unico perbenista domina i giornaloni: sul fronte dell'immigrazione il presidio permanente si è trasferito da Lampedusa al confine ungherese, ma il suo compito, più che dare le notizie, è educare, innanzi tutto segnalando i buoni e i cattivi. Questi ultimi sono in particolare gli ungheresi, Viktor Orbàn è il nuovo orco, e massima è stata la severità per la reporter "volto duro, capelli biondi, di estrema destra" che sgambettava i migranti. Se la sua emittente non l'avesse licenziata l'avrebbe certamente fatto l'ordine dei giornalisti italiano. Per giorni il cronista unico delle coscienze, e specialmente quello Rai, ci ha dato conto con toni di estrema gravità delle deportazioni dei precari: vite sradicate, coppie divise, mutui a gambe all'aria. Un fenomeno epocale. Ora si è saputo che sulle prime 6.886 proposte di assunzione i no sono stati otto. Per altre duemila cattedre restano 24 ore: per i professionisti del ditino alzato c'è ancora tempo.

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