ASSANGE, CRIMINALE O EROE? – GIULIANO FERRARA: “LUI, MANNING E SNOWDEN SONO COLPEVOLI E LIBERI, MA EROI DELLA LIBERTÀ, QUESTO NO.

SE IL LEAK NASCE E FA FORTUNA NELL’INTERESSE DEI NEMICI DELLA DEMOCRAZIA, CON GRAVI PERICOLI PER CHI LA DIFENDE ANCHE CON IL SEGRETO,

26.6.2024 dagospia.com lettura 4’

CI VUOLE UNA BELLA FACCIA TOSTA PER SPACCIARE QUESTA PACCOTTIGLIA PER GIORNALISMO DI DENUNCIA” – LA GIOIA DELLA “ASSANGE-OLOGA” STEFANIA MAURIZI: “ALLA FINE L'IMPOSSIBILE È DIVENTATO POSSIBILE. QUANDO L'ALTRA NOTTE, IL NOSTRO TELEFONO HA PRESO A SUONARE E VIBRARE SENZA SOSTA..."

1. NESSUN EROE

Estratto dell'articolo di Giuliano Ferrara per “il Foglio”

Colpevole e libero. Perfetto. Patteggiamento giudiziario. […] Julian Assange si era messo in un brutto pasticcio e ha pagato caro il suo hackeraggio ai danni della difesa e della sicurezza nazionale degli Stati Uniti.

Chelsea Manning […] fu graziata da Obama nel 2017, quando lasciò a Donald Trump la Casa Bianca. […] Edward Snowden […] vive a Mosca e si è naturalizzato russo, è sotto la protezione di Putin, uno che ama impicciarsi dei dati del nemico occidentale e democratico e adora gli impiccioni che gli servono e lo servono.

[…] Tutti e tre […] sono colpevoli e liberi, ma eroi della libertà e dei diritti umani e della pace, questo forse no. Il giornalista di suo è un po’ spia, tratta notizie anche riservate.

Può farlo assumendosene la responsabilità professionale e civile, nell’ambito di una difesa liberale e libertaria della democrazia politica, l’unico sistema che consente ai giornalisti e ai loro editori di vivere e prosperare con la loro ambigua deontologia, oppure in maniera selvaggia, commettendo reati contro la sicurezza che devastano il segreto di stato in maniera rischiosa e senza filtri diversi dal personale narcisismo, in genere ispirati dall’interesse dei nemici della democrazia e autocrati militanti.

[…] I leaks, quando la notizia riservata viene spifferata da una fonte attendibile o quando un documento riservato viene reso pubblico dopo un esame di attendibilità e di circostanza, possono essere utili al giornalismo in democrazia. Ma il giornalismo è un sistema di controllo culturale e politico e civile sotto lo sguardo dell’opinione e della legalità costituzionale, e del codice.

Se il leak diventa tutto, automatismo digitale e delazione a tradimento, e se nasce e fa fortuna nell’interesse dei nemici della democrazia, con gravi pericoli per chi la difende anche con il segreto, ci vuole una bella faccia tosta per spacciare questa paccottiglia per giornalismo di denuncia.

Assange se l’è infine cavata, come i suoi omologhi prima di lui. In democrazia la giustizia (colpevole) e la grazia (libero) possono procedere di pari passo, e devono. Ma prima di erigere un monumento ai ficcanaso che odiano il nostro modo di vivere e di sostenere anche con la forza necessaria le nostre libertà, che altrimenti farebbero la fine che fanno nei paesi autocratici, bisogna pensarci due, tre, cento volte.

2. ASSANGE, CALVARIO FINITO GARZÓN: “È LA VITTORIA DELLA LIBERTÀ DI STAMPA”

Estratto dell'articolo di Stefania Maurizi per “il Fatto quotidiano”

Un po’ appesantito e invecchiato, ma non drammaticamente provato, come l’ultima volta che si è presentato alla High Court del Regno Unito, nell’ottobre 2021, irriconoscibile. Pochi minuti dopo sul nostro telefono si è materializzato anche l’atto di patteggiamento che Assange ha sottoscritto. Sì, la libertà non è arrivata senza condizioni.

 

L’amministrazione Biden, la Cia, il complesso militare-industriale degli Stati Uniti hanno voluto un’ultima libbra di carne di Assange. Non l’hanno lasciato uscire di prigione annullando le accuse. No, hanno negoziato un patteggiamento, in cui Assange ha ammesso di essere colpevole di uno dei 18 capi di imputazione che, se fosse stato estradato negli Usa, lo avrebbero portato a una condanna a 175 anni di prigione […]

[…] patteggiando, Assange verrà riconosciuto colpevole di un reato punito con i 5 anni che ha già trascorso nel carcere di Belmarsh e quindi, questa soluzione lo renderà libero. Il reato è molto serio: ha accettato di ammettere di essere colpevole di avere, consapevolmente, creato un’associazione a delinquere con la fonte dei documenti segreti, Chelsea Manning, per ricevere e ottenere file classificati fino al livello segreto.

[…] Non è mancato chi ha interpretato il patteggiamento non come l’ultima libbra di carne pretesa dagli Usa contro un giornalista che, come pochi, ne ha rivelato crimini e atrocità, ma come una conferma che il fondatore di Wikileaks è un criminale.

L’avvocato spagnolo Baltasar Garzón, che coordina l’intero team legale del fondatore di Wikileaks non ha dubbi: “È indiscutibilmente una vittoria per Julian Assange – dichiara al Fatto –. L’accusa [patteggiata] non può essere intesa come un disonore, poiché ciò che viene descritto nell’accusa è il legittimo esercizio della libertà di stampa”.

E l’avvocato Aitor Martinez […] ci conferma: “Se si considerano i fatti descritti nell’accordo di patteggiamento, Julian Assange ha ricevuto informazioni dalle sue fonti, informazioni vere e di pubblico interesse, che stabilivano che erano stati commessi crimini di guerra. Ha proceduto a pubblicare quelle informazioni come giornalista. Questo non è spionaggio, è giornalismo secondo i più elementari standard internazionali”. L’accusa patteggiata non è un disonore, alla fine abbiamo vinto

E L’ORGANIZZAZIONE Wikileaks non ha dubbi: “L’incriminazione di Julian è stata giudicata, da così tanti personaggi eminenti, come una minaccia alla libertà di stampa a livello mondiale – dichiara al nostro giornale il direttore Kristinn Hrafnsson –, ma non siamo ancora fuori dalla zona di pericolo, anche se di sicuro oggi è una giornata di gioia”.

Solo gli utenti registrati possono commentare gli articoli

Per accedere all'area riservata