Il Male occidentale nell'analisi dello storico poco rigoroso e molto ideologico
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Per Luciano Canfora il capitalismo è solo e soltanto oppressione e spoliazione di interi continenti. E bacchetta pure Marx: "Ha sottovalutato lo schiavismo"
di Giuseppe Bedeschi 4 Giugno 2017 alle 06:25
Credevamo che Luciano Canfora, insigne storico del mondo antico, fosse uno degli ultimi teorici marxisti rimasti in Italia. E invece ci siamo sbagliati: non è più marxista nemmeno lui. Lo si evince chiaramente dal suo ultimo libricino pubblicato dal Mulino ("La schiavitù del capitale”, 111 pp., 12 euro). Certo, dice Canfora, Marx ha avuto una “geniale intuizione di fondo: che il capitalismo è quel titanico stregone, il quale, unificando il pianeta nel nome e nel segno del profitto, ha suscitato e scatenato forze che non sa e non può più dominare”. Ma, riconosciuto ciò, bisogna subito aggiungere – dice il nostro storico – che “Marx era anche portato alla sottovalutazione – che gli è caratteristica – della perdurante vitalità della dipendenza schiavistica ben oltre i confini cronologici del mondo antico”. Le cose, infatti, sono andate, secondo Canfora, in tutt’altro modo rispetto alle previsioni di Marx: “La dipendenza di tipo schiavistico sopravvisse e tornò a vigoreggiare soprattutto nell’immenso mondo coloniale. E negli Stati Uniti fu un problema aperto, almeno fino alla Guerra di secessione, e oltre. E oggi ritorna in forme allarmanti, pervasive e solo apparentemente marginali”. Anzi, oggi tale dipendenza è “un pilastro di primaria importanza del meccanismo del profitto capitalistico”, mentre va via via riducendosi, nel cuore dell’occidente, la centralità dell'antagonismo capitale / lavoro salariato, e le residuali aristocrazie operaie sono per lo più cointeressate alla compartecipazione ai vantaggi del sistema.
Canfora vanifica così tutti i riconoscimenti che nel “Manifesto del partito comunista” Marx aveva fatto al capitalismo (la borghesia ha mostrato per la prima volta che cosa possa l’attività umana, ha creato ben altre meraviglie che le piramidi d’Egitto, gli acquedotti romani e le cattedrali gotiche; ha fatto ben altre spedizioni che le migrazioni dei popoli e le Crociate; essa ha modificato la faccia del mondo in una misura che non ha precedenti nella storia umana). Tutto ciò passa in secondo piano, per Canfora, perché in primo piano c’è, a suo avviso, solo l’asservimento cruento di interi popoli, lo sfruttamento spudorato di intere nazioni.
Con questa piccola correzione, dell’opera di Marx resta ben poco, e il capitalismo è, secondo il nostro storico, solo e soltanto oppressione e spoliazione di interi continenti. A ciò vanno aggiunte “le ferite irreparabili inflitte al pianeta, avviato al disastro bioambientale perché lo stregone non intende arretrare rispetto alle sue scelte miopi e devastanti”.
Dunque, il capitalismo è una forza demoniaca, che merita da parte degli uomini di buona volontà una sola cosa: ingaggiare una battaglia, senza esclusione di colpi, per uccidere il mostro. Che poi il mostro abbia fatto uscire dalla fame, dalla povertà, dal sottosviluppo, miliardi di esseri umani (in Cina, in India), è un piccolo dettaglio sul quale Canfora non si sofferma nemmeno. Così egli si diffonde largamente sulle malefatte dell’occidente (per esempio il massacro dei comunisti indonesiani nel 1965, o l’abbattimento “predatorio” del governo Allende in Cile nel 1973), ma non parla mai degli orrori del “socialismo reale” (l’arcipelago gulag, l’oppressione dell’Unione sovietica sulle cosiddette “democrazie popolari”, lo schiacciamento della rivoluzione ungherese nel 1956, e via enumerando). Anzi, il nostro insigne storico mostra una singolare indulgenza verso il “socialismo reale”. Sapete perché l’Urss è crollata? Non perché il suo sistema produttivo si era inceppato in modo irrimediabile e non era più in grado di produrre ricchezza in quantità adeguata. L’Urss, in realtà, è crollata per una congiura dell’occidente, il quale fece prima un “colpo magistrale”, portando al vertice della chiesa cattolica un papa polacco, e poi, quando salirono al potere nell’Urss Gorbaciov e i suoi collaboratori, cioè un “gruppo dirigente inetto”, “infiltrò” tale gruppo dirigente con elementi antisocialisti (agenti della Cia?). Per quanto la cosa possa apparire incredibile, Canfora dice proprio così (leggete, se non ci credete, la pagina numero 54 del suo volumetto).