Coppa Bignardi al dress code di “Austerlitz”, e le misure contano eccome
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I premi Pulcinella del Festival di Venezia
Oscar Martinez (foto LaPresse)
di Anselma Dell'Olio | 12 Settembre 2016 ore 19:26 foglio
Medaglia Hugo Chavez a Oscar Martinez (Coppa Volpi per “El ciudadano ilustre”) per l’intervista Yanqui-Go-Home al Corriere della Sera. Sostiene che “nel ’64 l’ambasciatore Usa minacciò di negare all’Argentina il vaccino antipoliomielite se si permetteva di fare una legge protezionista per il cinema argentino”. Nel doc agiografico “L’ultimo comandante”(Venezia 66) il dittatore Chavez, sodale di tutti i governi marxisti-leninisti latinoamericani e il suo cantore Oliver Stone (co-sceneggiatore Tariq Alì per completare il presepe ideologico) sono stranamente muti sulla ghiotta notizia anti-Usa. In un’Argentina dall’economia sempre sull’ottovolante, senza i cattivissimi “capitalisti nordamericani proprietari di distribuzioni e sale”, nel suo paese vedrebbero i film “in do’ binocolo” come dicono a Bisceglie, cioè sul web.
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Retorica del dialogo a parte, al Lido si vede anche qualcosa di buono Coppa Smell-O-Rama a “Quit Staring At My Plate””. Film croato buono, che però illustra e commenta olezzi vari, dall’assorbente bloody (senza relazione alla storia) a piedi zozzi sempre dichiarati stinky assai e pannolini adulti pieni di cacca che “puzzano di colera”. Per fortuna la tecnica detta pure Smell-O-Vision finanziata da Mike Todd Jr. che rilasciava odori ad hoc in sala è fallita negli anni Sessanta.
Premio Ghigno del Maligno a “Robinù” di Michele Santoro. II baby gangster Michele detto Robinù è un clone di Marco Travaglio. “Stessa faccia stessa razza”, come dicono i greci?
Palla di vetro Scienze Occulte a Spira Mirabilis. Variety: “Iper astratto cinema sperimentale sull’immortalità”; solo il pressbook svela l’arcano.
Coppa Daria Bignardi a “Austerlitz”, doc che invita gli snob bobò a disprezzare il turista di massa ai lager nazisti con i loro shorts, infradito, cicce sudate e selfie sui luoghi dell’orrore. Il regista espone al ludibrio un popolo brutto, schifoso e “altro da noi”, esattamente come i Reich con gli ebrei, Not People Like Us. Non resta che imporre un dress code come ha fatto la titolare a Rai3. Che il turista collettivo indossi Prada, please.
Targa “Che vor dì?” Dalla frase di Nino Manfredi in “C’eravamo tanto amati” a “Planetarium”, per la trama talmente elittica da essere ermetica: un ciambotto impenetrabile di spiritualismo, cinema, antisemitismo in Francia nel ’39. Aiutino: Nemmeno due veggenti alla vigilia della Seconda guerra mondiale l’avevano visto arrivare. E dillo, no?
Coppa Vice Is Nice But Incest Is Best a “Brimstone”, due ore e mezzo di femminicidio e violenze splatter, inclusi due tagli della lingua a donne non addomesticate, tra cui uno autoinlflitto dalla protagonista, inseguita da un padre predicatore che mette una gabbia in testa alla moglie, la spinge a suicidarsi per le sevizie e invoca il diritto di scoparsi la figlia. Però con intenzioni serie: pretende di sposarsela e mettere su famiglia.
Premio SIZE COUNTS! A “Rocco”, biopic su Rocco Siffredi. Maiuscole d’obbligo per il temibile arnese della pornostar, inquadrato in PP a inizio biopic in tutta la sua maestosità dinosaurica. Sì, contano le misure ma up to a point. Ouch!
Coppa Valerie Solanas al pornodivo Rocco. In conf. stampa dice che le ragazze di oggi sono risolute, scafate e disinibite; i maschi fragili e insicuri. La titolare uberfemminsta nel ’68 sparacchiò a Andy Warhol (non lo uccise; morì per un intervento di routine) e scrisse il manifesto SCUM: Society for the Castration of Males. Missione compiuta?
Gondola Banal Grande a “Questi giorni”, storia di formazione delicata e scontata; ma qualcuno si è persino commosso. Immagini curate e poca ciccia.
Medaglia Hasta siempre el marxismo! ancora a Oscar Martinez. Sparla degli Oscar che “promuovono il cinema americano”. Porta bene se Alberto Barbera dice che oggi l’America offre come quantità i migliori film al mondo e ne ha messi sette in Venezia 73. Forse al Coppa Volpi ancora brucia che la statuetta sia andata a “Amarcord” di Fellini e non a “La tregua” di Rosi in cui recitava. N.B. Sono gli italiani a decidere quale film va agli Academy Awards. Non va sempre bene. Nell’86 l’Italia scelse il subito scartato “Maccheroni” invece dell’immenso “Ginger e Fred”, film felliniano da riscoprire. Venezia Classici are you listening? Ciao fino al 13 ottobre e la Festa del cinema di Roma.
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