Non hai memoria? Non è vero: è solo questione di tecnica
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Il campione mondiale Matteo Salvo svela i segreti per strutturare il cervello e riuscire a tenere a mente le informazioni necessarie. Escludere ciò che non serve e tenere l’essenza
28/07/2016 La Stampa, CLAUDIA CARUCCI
«Uno la memoria non se la può dare».Chissà se vi è capitato di parafrasare la celebre battuta che Manzoni fa dire a Don Abbondio nel 25mo capitolo dei Promessi Sposi, sostituendo al concetto della mancanza di coraggio quello della vostra difficoltà a ricordare le cose. «Non ho memoria, dunque non l’avrò mai».
Beh, se questa è stata la vostra personale sentenza, sappiate che non avreste potuto dire nulla di più sbagliato. Già, perché la memoria, al contrario di quanto credete, può essere addestrata, allenata, corretta e potenziata, fino a diventare praticamente infallibile. Non per niente esistono concorsi internazionali dedicati a questa capacità intellettiva e chi vi partecipa non è geneticamente superdotato: è qualcuno che ha semplicemente messo in pratica delle tecniche, apprese nel tempo con il dovuto impegno.
Matteo Salvo ha inventato e gestisce i MemoCamp, corsi per ragazzi dedicati allo studio dei metodi che allenano la memoria. Si svolgono in estate e sotto Natale presso il Villaggio della Salute situato nella Valle del Sillaro in provincia di Bologna
I CAMPIONATI MONDIALI
Anche l’Italia ha il suo «fenomeno» in fatto di destrezza mnemonica. Si tratta di Matteo Salvo, un giovanotto di 40 anni che nel 2013 si è aggiudicato il titolo di International Master of Memory ai Campionati Mondiali di memoria di Londra. Alcune delle prove per conquistare l’ambitissimo premio lasceranno di stucco coloro che ogni giorno fanno sforzi disumani anche per ricordare il nome del vicino di casa o il codice pin del proprio bancomat. Pensate un po’: questi atleti della mente devono memorizzare nel giro di un’ora, un numero di 1000 cifre, la sequenza di un mazzo di 52 carte da gioco in meno di 2 minuti e quella di 10 mazzi in 60 minuti!
DA STUDENTE IN DIFFICOLTA’ A MEMORY MAN
Vi sembra impossibile? Non lo è. E a spiegare quanto questi traguardi siano potenzialmente accessibili a chiunque, giovane o anziano che sia, donna o uomo, studente o lavoratore, è lo stesso Salvo il quale è diventato quello che chiamano un «memory man», spinto non da un’ambizione, bensì da un senso di profonda frustrazione.
Finite le superiori – racconta – mi sono iscritto alla facoltà di ingegneria di Genova, la città in cui sono nato. Non riuscivo ad apprendere i testi, li trovavo complicatissimi; i concetti, le formule, nulla mi si fissava in testa e restavo indietro sul programma. In tre anni ero riuscito a dare appena 7 esami. Un pomeriggio ho raggiunto il colmo: sono rimasto sulla pagina sinistra di un libro tutto il giorno; la sera, ancora non ero arrivato a quella di destra. Ho pensato: così non può funzionare».
IL CONCETTO DELLA «SELEZIONE»
E’ stato in quel momento che il nostro campione nazionale, oggi Guinness per aver memorizzato un intero mazzo di carte perfino in apnea, ha capito che alla base di tutto c’era un errore di metodo. «Il segreto sta nell’essere “selettivi”. – spiega - Bisogna capire “che cosa” si intende memorizzare. Individuare l’ “obiettivo” del nostro sforzo. Un po’ come quando si imposta sul navigatore dell’automobile l’indirizzo preciso del punto in cui vogliamo arrivare. Per catturare i concetti fondamentali di un testo non bisogna mettersi a sottolineare di tutto. Avete presente quelle pagine piene zeppe di segni con l’evidenziatore? Sono talmente fosforescenti che paiono radioattive! Ma al di là delle battute, il problema è che quello è un lavoro inutile, fatica sprecata».
TENERE L’ESSENZA ED ELIMINARE INFORMAZIONI INUTILI
Ma allora come fare ad assorbire le nozioni più importanti, avere le risposte pronte, nel caso di uno studente, ma anche per chi magari deve affrontare un colloquio di lavoro o un confronto? «La formula di base – precisa – è catturare solo le informazioni che mi occorrono, eliminare quel che non serve e trattenere tutto ciò che è invece essenza. C’è una frase fantastica di Michelangelo – la scultura è già nella pietra, lo scultore deve solo togliere la parte superflua che le sta intorno. Ecco è questo che si deve fare: prendere l’”ossatura” dei concetti, attraverso il metodo e buttare via tutto il resto».
IL NOSTRO CERVELLO DEVE IMPARARE A «SCEGLIERE»
Il metodo dunque. Quello che deve allenare il nostro cervello a «scegliere». «Se vedo un aeroplano su una pista – dice spesso Salvo in aula durante le sue lezioni di metodologie di apprendimento – mi accorgo che ha le ruote e che queste possono girare. Ma non mi viene certo in mente di spingerlo per farlo volare. Escludo quell’opzione a priori e passo subito a individuare i comandi da utilizzare per decollo e atterraggio».
CERCARE LE PAROLE CHIAVE
Sembrerebbe facile: in pratica basta intercettare le idee fondamentali e cancellare tutto ciò che è zavorra. «Certamente – conferma il campione italiano – e se gli studenti delle nostre scuole imparassero a farlo, avrebbero risultati immediati. Basterebbe ad esempio suggerire loro che per apprendere velocemente, quel che devono cercare su una pagina sono le parole chiave come “invece”, o “concludendo”, o ancora “quindi”. Sono fari: ciò che devono sapere è in quel punto del testo. Tutto il resto è soltanto supporto. Purtroppo nelle nostre scuole il “metodo” non viene insegnato. Su questo sono invece molto avanti paesi come la Mongolia, la Cina, le Filippine e in genere le nazioni anglofone».
LO SPORT INSEGNA DISCIPLINA DELLA MENTE
Tecniche utili allo studio, quelle imparate ed oggi insegnate da Matteo Salvo. Ma anche sistemi per approcciare discipline sportive. D’altra parte proprio lo sport è servito da sprone nella vita di questo atleta della memoria, per rafforzare il suo desiderio di vincere la battaglia con la propria mente. «Da ragazzo facevo motocross e in sella alla mia Honda CR mi capitava di fare dei ruzzoloni pazzeschi. “Non andare veloce, stringi la curva, salta basso, tieni la ruota a terra e quando sei in aria comincia ad accelerare” mi diceva chi mi preparava per le gare. Mettevo in pratica quelle dritte e subito facevo un tempo migliore. Ogni sport contiene in sé una metafora applicabile ad altri contesti».
INTENTION DETERMINS YOUR ATTENTION
Sistemi, strutture. Perché, come spiegano gli omologhi americani di Salvo, «intention determins your attention», l’intenzione stabilisce il grado di attenzione. E la selezione è alla base di tutto. «Quando c’è troppo, uno non prende nulla – specifica Salvo -. Sono stati fatti degli esperimenti nei supermercati: sistemati sugli scaffali 24 tipi di marmellata. Ebbene, solo il 4% dei clienti è stato invogliato ad acquistarne qualcuna. Quando ne hanno messe invece soltanto 4 qualità, ecco che gli acquirenti sono saliti al 34%»”.
FATE COME FACEVA CICERONE PER RICORDARE I DISCORSI
Andare all’osso. Vale anche per la vita quotidiana, per l’apprendimento delle lingue straniere o per certe professioni nelle quali la capacità di memorizzare qualcosa è indispensabile. Pensiamo ad esempio agli attori che devono apprendere una quantità infinita di battute. Come possono aiutarsi? «In quel caso – dice il memory man tricolore – consiglio sempre di usare quella che è nota come “tecnica dei loci ciceroniani”. Per ricordare dei versi o delle frasi bisogna collegarle ai luoghi che fanno parte di percorsi a noi familiari, ad esempio quello da casa al lavoro. Si prendono dei punti di riferimento, la panetteria, il parco, il tabaccaio e gli si abbinano i termini o i nomi. Sapete quando in un discorso si usa l’espressione “in primo luogo” viene proprio da questo, dai “loci” che in latino significa “luoghi” che Cicerone prendeva come aggancio per memorizzare i suoi complessi discorsi».
MEMORIA IN RELAZIONE A PARKINSON, ALZHEIMER E TRAUMI PSICHICI
Viene da chiedersi ora se le tecniche di Matteo Salvo e dei campioni di tutto il mondo siano utili anche in ambito clinco, per arginare la sintomatologia di certe malattie che inesorabilmente intaccano la parte cognitiva del paziente come ad esempio Alzheimer e Parkinson. Oppure se possano essere risolutive nella guarigione dai traumi psicologici, magari attraverso un percorso inverso, vale a dire la rimozione di ricordi specifici.
«Qui andiamo nel campo della neurologia e della psichiatria – chiarisce – Non è ancora stato accertato se i metodi per la memorizzazione siano applicabili o abbiano qualche efficacia sui malati. Vengo invitato di continuo ai congressi organizzati su queste materie. Proprio a novembre sarò in Olanda per un convegno sulla salute mentale. Perché il nostro parere è tenuto in grande considerazione. Del resto dobbiamo pensare che il cervello è un muscolo e che determinate aree possono essere potenziate e aiutate a svilupparsi. Per quanto riguarda invece la rimozione dei ricordi al fine di cancellare un trauma, beh, questo è impossibile. Ciò che si riesce a fare è annientare l’emozione negativa e di dolore legata a quell’esperienza. La registrazione dell’evento resterà nella nostra mente, ma non ci farà più soffrire».
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