Perché rivangare il passato? Ce lo spiega uno studio scientifico
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Si chiama pensiero controfattuale. E consiste nel "modificare" gli eventi passati. Serve a imparare dagli errori. E a godere del presente. Il dolore? È uno stimolo.
di Anna Castoldi | 26 Aprile 2016 lettera43
Il pensiero controfattuale è la tendenza umana a rimettere in scena nella mente un momento passato, cambiandone uno o più dettagli cruciali.
Il pensiero controfattuale è la tendenza umana a rimettere in scena nella mente un momento passato, cambiandone uno o più dettagli cruciali.
A tutti è capitato di perdere un treno. Per quel ritardo, c'è chi è stato licenziato; chi magari s'è salvato da un deragliamento; e chi, semplicemente, ingannando l'attesa della prossima coincidenza ha scovato un libro che altrimenti non avrebbe mai letto.
La nostra vita è guidata da una catena di coincidenze più o meno surreali, più o meno controllabili.
Spesso elaboriamo nella mente possibili alternative che avrebbero cambiato il corso degli eventi: non fosse andata come è andata, avremmo figli? Saremmo sposati? Faremmo lo stesso lavoro?
Uno studio apparso sulla rivista statunitense Scientific American Mind rivela l'utilità di porsi queste domande.
Dipingere il passato nella mente variandone i dettagli è un'attività frequente e spesso utile.
LA STORIA DI LAURA E BERTRAND. L'autore dell'articolo. Felipe de Brigard, assistente al Centro di Neuroscienza Cognitiva della Duke University, racconta la storia del suo amico Bertrand.
Bertrand si trovava per lavoro in una città poco lontana da casa; un conoscente, per caso da quelle parti, lo invitò in discoteca e lui, all'ultimo momento, decise di andare. Era in ritardo e aspettava in fila, al freddo. Vicino a lui, un gruppetto di persone in attesa del taxi; tra queste, Laura. Nello stesso momento, Bertrand e Laura si scaldarono le mani soffiandoci dentro, si guardarono, dissero: «Fa freddo!» e scoppiarono a ridere. Ma arrivò il taxi.
Il giorno dopo Bertrand era seduto su una panchina alla fermata del bus, che non arrivava. Invece, in bicicletta, arrivò Laura; il semaforo era rosso e si fermò. Si riconobbero, si andarono incontro, si scambiarono i numeri di telefono. Oggi sono sposati da nove anni e aspettano un bambino.
COSA SAREBBE SUCCESSO SE... Non è raro che Bertrand e Laura rievochino quell'incontro. È facile immaginare molti scenari in cui non si sarebbero incontrati affatto: se lui fosse arrivato in tempo in discoteca, se il taxi fosse passato prima, se il semaforo fosse stato verde e lei non si fosse fermata proprio davanti a quella panchina.
La tendenza umana a rimettere in scena nella mente un momento passato, cambiandone uno o due dettagli cruciali che ne influenzino gli sviluppi, si chiama pensiero controfattuale, in quanto la simulazione allestita dal nostro cervello è contraria ai fatti, verificatisi in un certo modo e immutabili.
Questo meccanismo psicologico rientra in due categorie diverse: quando immaginiamo un'alternativa migliore a un evento negativo (upward counterfactuals) e quando contempliamo gli scenari che avrebbero guastato un'esperienza positiva (downward counterfactuals). Il primo caso ha a che fare con il rimpianto (avessimo bevuto meno, non ci avrebbero ritirato la patente); nel secondo proviamo sollievo (non avessimo centrato quel canestro, la squadra avrebbe perso il campionato).
Ma perché dedicare tanta energia a riplasmare il passato, se non cambia nulla?
Il dolore diventa stimolo
Il pensiero controfattuale ci costringe a imparare dai nostri errori.
Si sa che per dare il meglio in un esame è bene andare a letto presto, ma solo essere bocciati perchè avevamo mal di testa suscita il rimpianto. La prossima volta sarà il ricordo di quel dolore e il desiderio di volerlo evitare a spronarci a fare meglio.
Possiamo imparare anche dai nostri successi: in questo caso, la paura dello scenario peggiore (la delusione se non avessimo segnato quel punto) ci farà aborrire quel possibile sbaglio, mentre le emozioni positive ci stimoleranno a rifare la cosa giusta.
La riflessione sui possibili scenari alternativi è strettamente collegata alla memoria.
IMPARARE DAL PASSATO. Per quanto un esame o il campionato di basket possano essere importanti, i ricordi hanno talvolta ben altro peso.
Ci sono momenti che non ritornano e occasioni senza seconde volte. De Brigard cita il caso del suo amico Peter, che un giorno litigò col padre; questi, furioso, uscì in macchina e non vide il camion contro cui si schiantò.
L'idea di aver alterato il padre, causando indirettamente l'incidente, tormenta ancora Peter.
A che gli serve quell'esperienza, se ora è troppo tardi per fare pace? Forse per non ripetere un errore simile con altre persone care?
E ancora. Anastasia era una giovane ginnasta (sempre citata nell'articolo), resa paraplegica da un errore commesso in pedana, che ora ripete più e più volte nella mente, come se potesse restituirle i suoi movimenti. In simili casi, il pensiero controfattuale diventa un tormento. A che serve, allora, ripensare il passato?
UNA NARRATIVA DA ALIMENTARE. Siamo creature irriducibilmente sensate: non riusciamo ad accettare ciò che non possiamo capire.
Fare e disfare un ricordo nella mente sembra renderlo accettabile, comprensibile.
Nel caotico intreccio di cause ed effetti in cui siamo invischiati tutta la vita, dipaniamo un filo che sia la nostra storia.
Una delle ragioni più profonde del pensiero controfattuale è proprio alimentare la narrativa della nostra vita. Quando Bertrand e Laura rievocano il loro incontro, magari in compagnia, accade sempre una cosa: si prendono la mano e si guardano con amore. Ripensare a quel momento luminoso riempie di significato il passato, che non sembra più così casuale, e il presente, in cui si apprezza appieno ciò che si ha, proprio per le innumerevoli circostanze che avrebbero potuto farcelo perdere.
RICORDI, ISTRUZIONI PER L'USO. Studi condotti all'università dell'Arizona e alla York University dell'Ontario mostrano il potere dei ricordi di lenire le memorie dolorose.
Più si ricorda, più le sensazioni negative sono attenuate; purtroppo, anche la gioia delle memorie luminose si smussa pensandoci. Il discorso cambia quando si ricorda servendosi del pensiero controfattuale.
De Brigard, in collaborazione con altri ricercatori, ha messo in luce come rievocare momenti passati immaginandone contemporaneamente le alternative preservi la forza del ricordo, positivo o negativo che sia. Sarà necessario esplorare con cura i legami tra immaginazione, emozioni e memoria, sottolinea l'autore, per trarne il massimo anche in contesto terapeutico.
Si dice che il battito d'ali di una farfalla possa scatenare un terremoto dall'altra parte del mondo. Su scala minore, nelle nostre piccole storie, un evento fortuito innesca una catena di cause ed effetti. La fine di un'amicizia per un litigio potrebbe portarci a scegliere un'altra scuola o un altro lavoro, incontrando così persone che altrimenti non sarebbero entrate nella nostra vita. Saranno migliori o peggiori di quelle che abbiamo perso?
Questo dipende da noi e da come sapremo sfruttare le opportunità mascherate da colpi di sfortuna in cui inciampiamo nel nostro percorso.
Non esiste la scelta giusta, ma è quel che facciamo delle presunte scelte sbagliate a decidere la direzione della nostra vita.
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