Combattere Zika a colpi d’aborto
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L’Onu usa l’epidemia per rovesciare le leggi pro life dell’America Latina
di Redazione | 05 Febbraio 2016 ore 17:55 Foglio
"I paesi coinvolti dal virus Zika devono autorizzare la contraccezione e l’aborto”. E’ questo l’ultimo appello sull’epidemia lanciato, dopo quello dell’Organizzazione mondiale della Sanità (Oms), dalle stesse Nazioni Unite. Dall’Alto Commissariato per i diritti umani, Zeid Raad Al Hussein ha detto che “le leggi e le politiche che restringono il loro accesso a questi servizi devono essere riviste con urgenza, allineandosi agli obblighi internazionali sui diritti umani per garantire il diritto alla salute per tutti”.
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Visto che il virus zika si trasmette anche sessualmente e che alcuni studi lo legano a eventuali danni cerebrali al bambino non nato, l’Onu si porta avanti con il lavoro e utilizza l’epidemia virale per chiedere la legalizzazione dell’aborto in tutti i paesi colpiti da zika, a cominciare dal Brasile. Un gruppo di giuristi di Brasilia ha già fatto richiesta alla Corte suprema per rendere nulla la legge brasiliana sull’interruzione di gravidanza, molto restrittiva e prevista soltanto in caso di pericolo di vita per la madre. Questo nonostante il legame fra microcefalia e zika non sia stato ancora scientificamente provato, come scriveva ieri lo stesso New York Times.
Con Zika, l’Onu va ad aggiungere un’altra triste battaglia a favore dei “diritti riproduttivi” nel mondo, assieme agli squilibri demografici della politica del figlio unico in Cina e alla guerra al sesso femminile nell’India degli ultrasuoni. La parola d’ordine dell’Onu è sempre “garantire il diritto alla salute di tutti”, tranne che della vita nascente. Quella è una vittima collaterale. Non più di medici, ma di esecutori in camice bianco.
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