Quegli ecologisti che preferiscono la febbre dengue alla "mosca ogm"
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In Brasile proteste contro la possibile sperimentazione di una zanzara e una mosca che potrebbero risolvere il problema dell'epidemia di dengue e Zika. Il problema è che sono specie modificate geneticamente dall'uomo. Chi manifesta sono gli stessi che chiedono la lotta biologica per diminuire l'utilizzo dei pesticidi
di Giovanni Battistuzzi | 21 Gennaio 2016 ore 17:55
No pesticidi, sì alla lotta biologica. Questo è lo slogan in voga tra tutti i volenterosi che vogliono salvare il pianeta dall'inquinamento. Una scelta che può essere condivisibile in certi casi, di difficile attuazione in altri, giustissima in una minoranza di questi. E sebbene dovrebbe essere la problematica a dover determinare le modalità di risoluzione di questa, gli ambientalisti brasiliani continuano a ragionare per vuote generalizzazioni. Nonostante in ballo ci siano 3 milioni di infettati dall'epidemia di dengue e Zika che sta colpendo l'America latina e che ha come epicentro il Brasile, continuano ad essere boicottate le due più promettenti tecniche per la disinfestazione delle zone colpite dalla zanzara Aedes aegypti che potrebbero in pochi mesi ridurre drasticamente il problema, limitandone così gli effetti delle infezioni provocate da questo insetto. Due tecniche che prevedono la lotta biologica di questa specie inserendo nelle regioni colpite, una specie di zanzara immune dal parassita che provoca Zika e dengue, e un antagonista di queste. Il problema, insormontabile per gli ambientalisti è che si tratta di due specie geneticamente modificate, Ogm insomma. E il solo acronimo spaventa, terrorizza, non permette di ragionare.
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Meglio dunque le zanzare, la febbre dengue e il virus Zika. Quest'ultimo è quello che fa più paura agli ispettori sanitari di tutto il Sud America, perché l'infezione è spesso asintomatica e quando si presenta può essere scambiata per febbre dengue in quanto presenta gli stessi sintomi: febbre alta, dolori muscolari e articolari, occhi rossi. A preoccupare non sono tanto i sintomi quanto le possibili ripercussioni sui neonati delle donne infettare dal virus. Gli scienziati infatti hanno notato un anomala crescita dei casi di microcefalia, una malformazione neurologica nella quale la circonferenza del cranio è notevolmente più piccola della media per età e sesso, nei territori colpiti dall'epidemia. Nel solo Brasile sono stati quasi 4mila i casi di questa patologia nel 2015, mentre negli anni precedenti non erano che qualche centinaia.
Neppure questi pericoli hanno convinto gli ambientalisti brasiliani della necessità di sperimentare le scoperte dei ricercatori dell'Università della California. Gli scienziati lo scorso novembre infatti avevano pubblicato uno studio nel quale annunciavano di avere creato un gene prototipo che rende le zanzare immuni al parassita che porta con se il virus Zika. Un gene che si tramanda anche alle generazioni future a quelle modificate in laboratorio e che potrebbe in qualche anno estirpare così il problema dengue e Zika. Nei giorni scorsi inoltre uno studio dell'Università di genetica di Montevideo ha annunciato la creazione di una mosca modificata geneticamente che si nutre di larve di zanzara Aedes aegypti. I test in laboratorio hanno dimostrato come questa tecnica sia efficace e che non dovrebbe essere invasiva per l'ecosistema dato che il dna dell'insetto è stato modificato per nutrirsi esclusivamente di larve di quello specifico esemplare.
Le rassicurazioni però non sembrano bastare. Il pericolo più che il virus continua a essere l'organismo geneticamente modificato.
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