Ridley e l’ottimismo della ragione
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Il grande divulgatore britannico ci illustra la fallacia dei catastrofisti
di Luciano Capone | 10 Ottobre 2015 ore 06:01 Foglio
Milano. “Negli ultimi 50 anni non ci siamo mai fermati, nel mondo le persone sono più ricche, più intelligenti, più uguali, più libere, abbiamo aria più pulita, salute migliore e più democrazie”. Non sarà il miglior mondo possibile, ma ascoltando Matt Ridley e i dati che snocciola si capisce che viviamo nel miglior mondo esistito. Ridley è un intellettuale poliedrico, zoologo, giornalista (è stato responsabile della sezione scientifica dell’Economist), divulgatore scientifico, studioso di economia. Ma soprattutto è “un ottimista razionale”, come dice il titolo del suo libro (Codice Edizioni) che stranamente ha avuto un successo globale, perché in genere sui temi dell’ambiente e dello sviluppo è il catastrofismo che si vende. Lo scrittore britannico fa l’esempio di Lester Brown, un celebre ambientalista, che nella sua carriera di profeta di sventure ha previsto che non saremmo riusciti a sfamare la popolazione mondiale nel 1974, nel 1981, nell 1984, nel 1994 e nel 2007. E invece è successo il contrario: “Qualunque cosa dica Lester Brown, fate il contrario”, chiosa Ridley. E’ in Italia, ospite dell’Istituto Bruno Leoni, per una conferenza sui temi del cibo a Milano che con l’Expo discute di come nutrire il pianeta: “Stiamo nutrendo il pianeta molto meglio di 50 anni fa – dice al Foglio – Meno persone soffrono la fame mentre la popolazione globale è raddoppiata”.
Prosegue Ridley: “La quantità di cibo pro-capite è aumentata del 30 per cento, le carestie sono ormai solo il prodotto di alcuni regimi e i prezzi del cibo sono più bassi in tutto il mondo. C’è un problema di distribuzione, ma è possibile nutrire tutti entro il 2050”. E non è neppure vero che il progresso e il miglioramento delle condizioni di vita dell’uomo siano avvenuti a discapito della natura, come sostengono le organizzazioni ambientaliste, i movimenti per la decrescita e l’enciclica Laudato si’ di Papa Francesco: “Penso che il Papa sia una persona intelligente e coraggiosa, ma ha ascoltato le persone sbagliate – dice Ridley al Foglio – Ciò che non dobbiamo fare è ritornare a vivere nello stato di natura, perché è un male anche per la natura. Per quanto possibile dobbiamo staccarci dalla natura, altrimenti avremo bisogno di più risorse e più terra. Per produrre la stessa quantità di cibo di 50 anni fa adesso abbiamo bisogno del 68 per cento in meno di terra, l’innovazione in agricoltura serve a nutrire chi soffre la fame ma salva anche l’ambiente e la biodiversità”. Il buon senso del razionalista Ridley si scontra però con il senso comune delle élite occidentali, tutte rivolte verso il biologico e in netto contrasto con innovazioni come gli organismo geneticamente modificati (Ogm), di cui il governo italiano ha recentemente proibito la coltivazione: “Il conservatorismo reazionario è difficile da capire, ma di certo non viene dai poveri, è l’ossessione dei ricchi di tornare ai tempi che furono. Se volessimo nutrire il mondo solo con il biologico, dovremmo coltivare l’82 per cento della superficie della terra. Quanto agli Ogm, in 30 anni hanno nutrito più di un miliardo di persone senza problemi per la salute, riducendo la quantità di pesticidi. Le conseguenze di un divieto sono cattive per l’ambiente e per l’economia, l’unico argomento contrario rimasto è la paura irrazionale”.
Chi si oppone all’innovazione tecnologica in genere critica radicalmente anche il sistema capitalista, l’economia di mercato, che nel lungo termine produce scarti, povertà e disuguaglianza, ma anche in questo caso Ridley dice che “i pessimisti hanno sempre avuto torto” e invita a guardare al recente dato diffuso dalla Banca mondiale sulla riduzione della povertà: “Negli ultimi 50 anni il tasso di povertà estrema a livello globale è sceso dall’80 per cento al 10 per cento, un risultato straordinario. La povertà si sta riducendo in tutto il mondo anche se la popolazione aumenta, l’esatto contrario di quanto dicevano gli ambientalisti negli anni ’60”. E cosa ha prodotto tutto questo? “Il libero mercato, il commercio, l’innovazione, non i governi. Non abbiamo raggiunto questi obiettivi redistribuendo la ricchezza, ma creandola: è il più grande cambiamento della storia dell’umanità, che sta riducendo povertà e disuguaglianza”. Ma c’è qualcosa che rende un ottimista razionale razionalmente pessimista? “Due cose, la burocrazia e la superstizione. E la Commissione europea è specializzata in entrambe”.
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