Un’altra idea di città, buona. Perché la riqualificazione urbana ora non è più un wishful thinking
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Finalmente emergono gli sviluppi di un particolare articolo del decreto Sblocca Italia favorevole ai cittadini e all’imprenditoria privata
di Redazione | 31 Luglio 2015 ore 06:27 Foglio
Finalmente emergono gli sviluppi di un particolare articolo del decreto Sblocca Italia favorevole ai cittadini e all’imprenditoria privata. L’articolo 24 dispone che i comuni possono stabilire criteri e benefici fiscali per la realizzazione di progetti presentati dai cittadini stessi per un territorio da riqualificare con riguardo a pulizia, manutenzione di strade e piazze o aree e, in generale, la valorizzazione di una zona urbana o extraurbana.
E’ un principio liberale, diffuso negli Stati Uniti, che permette ai cittadini di stipulare accordi con i comuni per poter ricevere i servizi di cui hanno bisogno e devolvere parte delle tasse locali a quei precisi progetti. I tributi finiscono a imprese specializzate nella riqualificazione territoriale, delle città o delle periferie, con la speranza di creare un meccanismo virtuoso di imitazione tra un quartiere e l’altro per ricostruire le città pezzo a pezzo.
Per questo motivo l’interesse di associazioni, movimenti locali, imprese attorno a questa idea di riqualificazione urbana (promossa dall’imprenditore Alfredo Romeo, attraverso l’associazione di scopo Osservatorio Risorsa Patrimonio Italia) è uno sviluppo significativo generato dallo Sblocca Italia, approvato l’anno scorso. L’idea di creare nuove partnership tra pubblico e privato per la gestione integrata del territorio urbano deve essere incoraggiata perché permette a operatori privati di facility management (trasporti, verde urbano, ecc.) di competere con i fondi di gestione immobiliare che oltre agli immobili pretendono di gestire anche i servizi, distorcendo il mercato. Senza contare la possibilità di creare un nuovo settore da milioni di euro di investimenti.
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