Adesso è ufficiale: meno si dorme più si mangia. Esiste un rapporto diretto
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Alyssa Lundahl e Timothy D Nelson, della University of Nebraska, analizzano il legame esistente tra mancanza di sonno e cattive abitudini alimentari
di Emanuela Di Pasqua, Corriere d. Sera 9.6.2015
L’immagine dell’insonne che per consolarsi della deprivazione svuota il frigo in piena notte è ricorrente e veritiera, ma questa perversa relazione emerge in molti altri aspetti, alcuni dei quali squisitamente scientifici e organici. Un cattivo sonno infatti si impatta in modo significativo sull’appetito e sull’ormone che lo controlla: lo stress emotivo è maggiore e l’organismo chiede maggiori quantità di cibo per compensare la mancanza di energia. Non solo: un sonno insufficiente aumenta anche i comportamenti compulsivi, soprattutto nel campo del cibo. Insomma: meno dormi e più mangi.
Lo studio
E’ la conclusione di uno studio dell’Università del Nebraska che sottolinea le implicazioni articolate di una deprivazione di riposo, che si ripercuote non solo negli effetti noti e diretti, ma anche indirettamente in una serie di comportamenti, in primis quello alimentare, ripercuotendosi a sua volta sulla salute cardiocircolatoria e sul tasso di obesità. Il sonno disturbato è dunque uno dei primi fattori che influenza l’eccessiva ingestione di cibo o scelte alimentari non corrette. Alyssa Lundahl e Timothy D Nelson no hanno dubbi e illustrano la loro tesi in uno studio di fresca pubblicazione sul Journal of Health Psychology: obesità, diabete e malattie cardio-circolatorie possono nascere proprio da un ritmo circadiano irregolare e mentre le implicazioni di un sonno disturbato rispetto alle condizioni mentali sono note, lo sono molto meno quelle indirette.
Un legame non sempre (ri) conosciuto
Cibo e riposo, sia nella qualità che nella quantità, vanno a braccetto ed è necessario secondo gli autori dello studio insistere su questo rapporto e sensibilizzare l’opinione pubblica. «Comprendere i meccanismi che regolano un sonno insufficiente e l’ingestione di cibo sono alla base di qualsiasi attività di prevenzione e sensibilizzazione», sostengono Timothy D Nelson e Alyssa Lundahl e spesso per il trattamento di condizioni patologiche croniche, come l’obesità, è necessario proprio partire dalle abitudini legate al sonno. C’ è poi da sottolineare l’impatto psicologico di un ritmo circadiano irregolare, sempre foriero di atteggiamenti scarsamente controllati e consapevoli. Partire dal modo in cui si dorme potrebbe essere talvolta la chiave di svolta nel trattamento di molti problemi legati all’eccesso di peso e a una serie di altri fattori da questo determinati, sia negli adulti che nei bambini. Adesso è ufficiale: meno si dorme più si mangia. Esiste un rapporto diretto
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