Contro il coldirettismo. La cultura reazionaria alla base del no alla “carne sintetica"
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- Su Via Rasella un pessimo La Russa. Ancora una volta. - Putin, Trump e la Brexit. Il filo rosso della guerra ibrida contro l'occidente
1.4.2023 Capone, Peduzzi ilfoglio.it lettura2’
Contro il coldirettismo. La cultura reazionaria alla base del no alla “carne sintetica"
LUCIANO CAPONE 01 APR 2023
Più che della destra sovranista, il divieto ai “cibi sintetici” è figlio della linea antimoderna che la Coldiretti riesce a dettare a tutti i partiti. Dall'autarchismo al No Ogm, dal No Ceta alla Xylella: così muoiono ricerca e innovazione
La proposta di legge del governo Meloni che mette al bando la cosiddetta “carne sintetica” non è solo il prodotto dell’ostilità alla concorrenza e all’innovazione della destra. È qualcosa di peggio. Purtroppo è la manifestazione di una cultura reazionaria che in campo agroalimentare è molto più diffusa e trasversale, quasi unanime. Il divieto, infatti, non è farina del sacco del ministro Lollobrigida, su cui piovono molti applausi e qualche critica…
- Su Via Rasella un pessimo La Russa. Ancora una volta
31 MAR 2023
Il complottismo su Via Rasella è inaccettabile per un’alta carica dello stato. Il paese avrebbe urgente bisogno di uscire da questo eterno 25 aprile e sparate come quelle del presidente del Senato non aiutano
Passi la storia del busto di Mussolini, roba da antiquariato un po’ grottesco (meglio il busto di Churchill nello Studio Ovale della Casa Bianca). Passi il sottrarsi alla domanda dei giornalisti a Gerusalemme se il fascismo sia stato il famoso “male assoluto” (nella scala del male, ci sono anche Hitler e Stalin, ma anche qui siamo ai limiti). Ma oggi la seconda carica dello stato, incalzato sulla Liberazione e il 25 aprile, ha definito così Via Rasella: “E’ stata una pagina tutt’altro che nobile della Resistenza: quelli uccisi furono una banda musicale di semi-pensionati e non nazisti delle SS, sapendo benissimo il rischio di rappresaglia su cittadini romani, antifascisti e non”…
- Putin, Trump e la Brexit. Il filo rosso della guerra ibrida contro l'occidente
PAOLA PEDUZZI 01 APR 2023
Il teorema del caos contro l'occidente: un freno al progetto sovversivo del capo del Cremlino a Londra, non al trumpismo
Milano. L’incriminazione di Donald Trump è una prima volta di grande portata nella storia americana, una linea attraversata che porta il paese in un territorio inesplorato dal punto di vista legale e da quello politico. Un altro tabù è stato sfatato da un ex presidente che ha fatto dello sconvolgimento e della destabilizzazione le sue cifre, in nome di una palude (liberale e democratica) da bonificare e di un’America grande da ripristinare. Gli effetti di questa incriminazione saranno più chiari nelle prossime settimane, i repubblicani l’hanno già definita “un-American”, non americana, che era il termine che aveva utilizzato Joe Biden alle elezioni di metà mandato del novembre scorso per indicare la volontà dei trumpiani di non riconoscere l’esito del voto se non in caso di vittoria. La presidenza Trump ha imposto una continua torsione al sistema istituzionale americano e al suo rapporto con il resto del mondo, mettendo in circolo una serie di fissazioni che sono ancora presenti e che si autoalimentano, come dimostra l’epica dell’arresto ingiusto introdotta da ultimo che si somma al mito fondativo del trumpismo, che è la “big lie”, il cosiddetto imbroglio dei democratici che hanno assegnato la vittoria delle presidenziali del 2020 a Joe Biden, che quindi è un impostore.