STANCHI DI VIVERE. La youtuber francese che chiede l'eutanasia mostra dove può arrivare l'idea di vita senza dignità
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Olympe soffre di personalità multipla: ha dichiarato di essere in trattativa con i medici per porre fine alla sua vita. Per Yves de Locht il Belgio si è trasformato in un "distributore di eutanasia", un "reparto della morte" per la Francia
GIULIO MEOTTI 25 GEN 2023 ilfoglio.it lettura 3’
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“Oggi, diciassette persone probabilmente moriranno nel dolore. La morte assistita sarebbe un cambiamento positivo in Gran Bretagna”. Lo scrive Polly Toynbee sul Guardian, madrina delle chattering classes britanniche sempre al passo con i tempi. A sud della Manica, però, il dibattito sull’eutanasia non riguarda uno di quei casi di malati terminali che portano sempre tanto consenso alla causa dell’eutanasia. La youtuber francese Olympe ha detto ai suoi 250mila follower che sta per andare in Belgio per sottoporsi all’eutanasia. Il suo disturbo? Personalità multipla.
Olympe ha dichiarato di essere in trattativa con i medici per porre fine alla sua vita. L’11 gennaio la giovane ha postato su Instagram un video molto diverso dalle sue solite pubblicazioni, dal momento che annunciava la decisione di ricorrere al suicidio assistito in Belgio. “Ricorrerò al suicidio assistito, anche se sono una persona molto resiliente, ho i miei limiti e sono stati spinti all’estremo, so benissimo che potrei fare terapie ma sono esausta”, spiega la youtuber.
Parlando con Le Parisien, Yves de Locht, un medico belga, ha affermato che l’idea che le persone possano semplicemente prenotare un suicidio assistito in Belgio come un “distributore di eutanasia” è finito e che che il suo paese è stanco di fare da “reparto della morte” per la Francia, dove l’eutanasia è vietata. “Non ci rifiutiamo di incontrare (persone come lei) ma spieghiamo loro che il processo può durare mesi o addirittura anni”, ha detto de Locht. E poi ha affermato: “Si possono sopprimere i giovani, ma gli psichiatri dovranno mettere in atto il trattamento e vedere come si evolve”. Ha rivelato di aver ricevuto almeno una chiamata al giorno che richiedeva l’eutanasia, con diverse nell’ultima settimana da persone “depresse”.
Lo scorso ottobre, la Corte europea dei diritti dell’uomo si è pronunciata a favore del Belgio in merito a tre capi di imputazione su quattro, trovando difetti solo nel modo in cui il governo ha condotto una revisione dopo l’esecuzione dell’eutanasia di Godelieva de Troyer, una donna che soffriva di depressione quando si è rivolta all’oncologo Wim Distelmans per chiedergli di procedere con l’eutanasia. Distelmans è un noto attivista che si batte per il diritto di porre fine alla propria vita in Belgio. E de Troyer l’ha ottenuta.
Come Shanti De Corte. Aveva ventitré anni quando ha ottenuto legalmente l’eutanasia. Sei anni prima, De Corte era all’aeroporto di Bruxelles. Doveva volare a Roma come premio dopo la laurea. Si trovava nella sala partenze, quando i terroristi si sono fatti saltare in aria. Shanti era a pochi metri da loro. Due psichiatri hanno accolto la sua richiesta di eutanasia. “È la pretesa delle nostre società ‘progressiste’ di dominare e governare ciò che ossessiona la condizione umana: la sessualità e la morte?”, si chiede sul Figaro lo psichiatra infantile Christian Flavigny a proposito della youtuber.
L’eutanasia di questa ragazza sopravvissuta agli attentati per “trauma psicologico”, come il caso di Olympe, ci mostra fino a che punto possa estendersi l’idea di una “vita senza dignità”. Ci vantiamo di aver messo fuori legge la pena di morte ma la glorifichiamo per “alleviare” e “curare” anche persone non malate terminali, riacquistando così tutti i crismi di nobiltà. Per dirla con l’ultimo Michel Houellebecq su Harper’s, “the European way to