La Rio Tinto nell'occhio del ciclone Già nota per aver distrutto durante degli scavi nella regione di Pilbara una grotta aborigena di 46mila anni.
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La storia della capsula radioattiva ‘persa’ in Australia: smarrita durante il trasporto, minuscola ma “potenzialmente letale”
Carmine Di Niro — 30 Gennaio 2023ilriformista.it lettura 2’
Già fortemente impopolare in patria per aver scavato in un luogo sacro, l’azienda mineraria Rio Tinto è finita al centro di una incredibile vicenda che ha raggiunto le prima pagine dei media di tutto il mondo. Durante una operazione di trasporto, la società ha perso una capsula radioattiva, grande circa 6 millimetri per otto, contenente una piccola quantità di cesio-137, un sottoprodotto della fissione nucleare dell’uranio.
La capsula è stata smarrita intorno alla metà di gennaio in una vastissima area compresa tra l’impianto minerario di Gudai-Darri a nord della città di Newman fino a Perth: un territorio di oltre 1400 chilometri, in larghissima parte desertico, che da giorni viene setacciato per cercare la capsula.
Un oggetto minuscolo eppure altamente pericoloso, “potenzialmente letale” come ricorda l’Associated Press. Se toccata la capsula, un “misuratore di densità” del minerale di ferro estratto nella miniera di proprietà della Rio Tinto e di uso comune nell’industria mineraria, potrebbe causare gravi malattie.
“Può provocare danni alla pelle o un’acuta reazione alle radiazioni”, dice alla Bbc Andrew Robertson, direttore sanitario della regione. “L’esposizione alla capsula equivale a ricevere 10 raggi x in un’ora o la quantità di radiazioni naturali che riceviamo in un anno”.
Quanto alle modalità in cui è stata smarrita, l’ipotesi più probabile è che sia caduta da un camion, un mezzo specializzato delegato al trasporto. La Rio Tinto ha spiegato che il trasporto della capsula era sotto la responsabilità di un’azienda terza “con le giuste conoscenze e le certificazioni per imballare il dispositivo in vista del suo trasporto”, dotata di un dispositivo Geiger per misurare le radiazioni in modo da verificare sempre la presenza della capsula all’interno della scatola in cui era stata chiusa per il viaggio.
Il camion è partito dalla miniera di Gudai-Darri il 12 gennaio arrivando a destinazione quattro giorni dopo, mentre la comunicazione dello smarrimento della capsula contenente cesio-137 è arrivata solamente il 25 gennaio scorso.
“Oltre a supportare pienamente le autorità competenti, abbiamo avviato la nostra indagine per capire come la capsula sia stata persa durante il trasporto”, ha dichiarato in una nota l’amministratore delegato di Iron Ore di Rio Tinto, Simon Trott.
Per la Rio Tinto si tratta dell’ennesima “pubblicità negativa”: il gigante del settore minerario era già finito nell’occhio del ciclone nel maggio 20202 per aver distrutto durante degli scavi nella regione di Pilbara una grotta aborigena di 46mila anni.
Carmine Di Niro