Grassino, presidente del Cisu: «Siamo ufologi non complottisti»
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Interessarsi agli Ufo e farsi delle domande non significa sposare per forza teorie assurde. Anzi. Vuol dire dialogare con la scienza. L'intervista.
Maurizio Stefanini 02.11.2019 2019www.lettera43.it
«Siamo ufologi, non complottisti. Anzi, vogliamo dialogare con la scienza». Mette subito le cose in chiaro Gian Paolo Grassino, presidente del Centro Italiano Studi Ufologici (Cisu), associazione culturale nata nel 1985 che il prossimo 23 novembre a Bologna tiene il suo 34esimo congresso nazionale dal titolo: «Gli Ufo del Pentagono: il caso del secolo o una nuova grande illusione?». «Non andiamo a caccia di marziani», continua Grassino parlando a Lettera43.it. «Vogliamo solo cercare di capire. Per la gran parte delle cose strane che la gente ritiene di aver visto in cielo in realtà ci sono spiegazioni convenzionali, ma restano comunque alcuni casi non spiegati che meritano un approfondimento. E poi nei 72 anni in cui si è parlato di Ufo si è creata una mitologia che ha influenzato la pubblicità, la comunicazione, la moda. È un fenomeno culturale che pure cerchiamo di spiegare».
Un frame di uno dei tre video in cui la Marina ha ammesso la presenza di Ufo
DOMANDA. Quindi secondo lei gli Ufo non sono necessariamente navi spaziali venute da altri pianeti…
RISPOSTA. Nel corso degli anni abbiamo raccolto una grande quantità di dati e i nostri archivi sono tra i più ampi d’Europa. Ma le prove vanno poi condivise e validate da scienziati. Partire subito dalle conclusioni è sbagliato, ed è difficile oggi parlare di prove di visite extraterrestri.
Ci sono scienziati che dialogano con voi?
Certamente. Alcuni anni fa a un convegno abbiamo avuto l’onore di ospitare il fisico Tullio Regge (scomparso nel 2014, ndr). Anche se l’attenzione mediatica è sempre per l’elemento extraterrestre, pensiamo sia giusto andare con i piedi di piombo.
Anche se ora anche la Marina militare Usa ha ammesso l’esistenza di oggetti non identificati...
Sì, questa volta occorre capire meglio cosa c’è di concreto dietro l’ultimo rilascio di documentazione statunitense, perché in realtà la situazione è molto più complicata di quanto appare. C’è infatti anche una operazione pubblicitaria legata a un ente privato che sta producendo documentari sull’argomento.
Nel corso degli anni abbiamo raccolto una grande quantità di dati. Ma le prove vanno poi condivise e validate da scienziati
Ma le ultime informazioni desecretate rappresentano davvero una svolta?
In realtà, no. Sono filmati realizzati due anni fa durante alcune esercitazioni che circolavano da due anni e senza particolare clamore. Adesso la Marina Usa ha ammesso che sono Uap: non oggetti volanti non identificati (Unidentified Flying Objects), ma fenomeni aerei non identificati (Unidentified Aerial Phenomenon).
E cosa significa?
Gli americani hanno detto chiaramente: «Non sono astronavi extraterresti, ma oggetti che non abbiamo identificato». Questo significa che potrebbero essere droni, velivoli che controllavano le esercitazioni. Insomma, qualcosa di spiegabile. Sono fenomeni da studiare: è questo il nostro approccio. Ovvio che se invece sosteniamo che la Marina Usa ha ammesso l’esistenza degli alieni ci facciamo solo ridere dietro.
Ma come mai gli Ufo si “vedono” solo da 72 anni?
Le interpretazioni possibili sono tre. Primo perché prima non esistevano le tecnologie necessarie per osservarli. Secondo perché gli avvistamenti ufologici venivano interpretati in modo diverso, magari in chiave mistico-religiosa. Terzo perché si tratta di un mito basato su archetipi derivanti dalle angosce dell’era atomica e spaziale. Tutto è cominciato il 24 giugno 1947, quando l’agente di commercio e pilota civile Kenneth Arnold riferì di avere osservato nove insoliti oggetti volare in schieramento vicino al Monte Rainier, nello Stato di Washington. Venne ritenuto un testimone attendibile e credibile perché era un pilota, giovane e forte. L’ufologia prese il via da lì.
E poi?
Poi si cominciò a osservare il cielo e a scoprire cose strane. Molte sono state spiegate, altre non ancora. Certamente viene il dubbio: anche prima c’era qualcosa che non riuscivamo a capire?
E qui si entra nell’ambito dell’archeologia spaziale, di cui l’italiano Peter Kolosimo fu un importante esponente.
Tra l’altro assieme alla vedova stiamo raccogliendo i suoi materiali. Peter Kolosimo ha scritto una quantità di opere inimmaginabile per i comuni mortali. L’Archeologia spaziale è un tema certo affascinante, ma più letterario che scientifico. Diciamo che non è il nostro punto di riferimento, anche se ripeto di fenomeni strani se ne sono verificati.
Per esempio?
Nel 1946 in Europa si raccontò di un’ondata di luci strane. Nel 1896 negli Usa vennero avvistate alcune aeronavi, almeno così vennero descritte, paragonandole a quel che volava all’epoca: dirigibili e palloni. Noi stessi abbiamo pubblicato un catalogo dei fatti anomali che si intitola Strane luci nei cieli d’Italia, e che esamina oltre 2000 casi dall’antichità a oggi. Bisogna però avere sempre l’accortezza di non leggere eventi del passato senza conoscere il contesto, altrimenti c’è il rischio di dire assurdità. Una cosa è trovare un trattato medioevale che descrive una luce strana in cielo; altra cosa è rileggere Ezechiele e pensare che i carri di luce siano astronavi.
Io sono della vecchia guardia, ma ci sono nuove generazioni che sono cresciute su internet. E in Rete si trova di tutto
E qua da Peter Kolosimo si arriva ad Alfredo Castelli e al suo Martin Mystère. Un grande fumetto, però basato sull’idea complottista di uomini in nero, una specie di setta che cerca di distruggere le prove di “verità alternative”. E in molti hanno preso queste idee sul serio…
La storia degli uomini in nero che nasce negli Anni 50 è divertentissima, ma è chiaramente assurda. Chi fa l’ufologo sul serio sa per esperienza che i militari non solo non nascondono, ma spesso collaborano e condividono le informazioni. Noi, per esempio, abbiamo uno splendido rapporto con i carabinieri. Però sono militari, non bisogna dimenticarlo. E hanno le loro priorità.
E l’area 51?
Sul caso Roswell ci fu un depistaggio per coprire alcuni esperimenti con palloni stratosferici. Grattando sotto la superficie, ogni volta che ci viene detto che non è possibile avere informazioni su un caso salta fuori che semplicemente era in corso una missione di addestramento operativo non condivisibile per ragioni militari. Punto.
Niente Ufo, quindi…
L’Area 51 è come la base di Aviano, solo che immensa. È grande come una provincia italiana, ha cinque aeroporti, ci lavorano migliaia di persone. Ma si può pensare seriamente che tutte queste migliaia di persone siano parte di un complotto?
Eppure il complottismo in campo ufologico dilaga…
Lo so. Io sono della vecchia guardia, ma ci sono nuove generazioni che sono cresciute su internet. E in Rete si trova di tutto.