L’Aspirina esorcizza il Demonio
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La Bayer acquisisce il “diavolo” e lo cancella, nel senso che il marchio Monsanto non ci sarà più e chissà, forse, si potrà fare una nuova fratellanza tra bio e biotech
di Antonio Pascale, 10.6.2018 www.ilfoglio.it
Facciamo un gioco? Andiamo per strada e chiediamo della Bayer. Probabilmente le persone vi rispondono: Aspirina! Se diciamo, invece, Monsanto vi rispondono peste e corna. Messa così, in un'ottica di semplice gioco, sembra la lotta del bene (l’Aspirina) contro il male (le biotecnologie e il controllo dei semi). Ora, la multinazionale tedesca acquisisce il “diavolo” e lo cancella, nel senso che il marchio Monsanto (Saint Louis, Missouri) non ci sarà più e chissà, forse, si potrà fare un passo in avanti sulla questione biotech.
In questi anni qualunque discussione intorno a questa branca del miglioramento genetico vegetale si è arenata, anche quelli più possibilisti (su Ogm e tecniche nuove) davanti alla Monsanto alzavano le mani: vade retro. Così davanti a questa multinazionale che accendeva il nostro sdegno, ogni distinguo, precisazione, integrazione o spiegazione collassava. Che peccato. Perché bio e biotech non sono mica nemici, ma anzi, il biotech è solo un’evoluzione del bio, quindi sono fratelli, anzi gemelli, stanno sulla stessa medaglia. Le istanze del bio (più attenzione all’impatto ambientale di alcune sostanze e di alcune pratiche agricole) sono state recepite con forza e determinazione dai biotecnologi che da 30 anni e più si stanno adoperando (con alcune tecniche) per migliorare le piante coltivate e non solo (non più) sotto l’aspetto della quantità, ma su quello della qualità.
Voglio dire, se oggi possiamo coltivare un’insalata bio (e quindi non usare alcuni fungicidi) e scattare tutte quelle foto bucoliche di contadini felici che raccolgono insalata al calar del sole, è perché i biotecnologi sono riuscire a inserire, di volta in volta, varie resistenze alla peronospera, quindi la pianta resiste da sola a questo fungo. E’ o non è un’istanza del bio raccolta e resa concreta grazie alle biotecnologie? Sì, dai, lo è. Senza il miglioramento genetico e la conoscenza del dna, sempre più approfondita (cioè, studio, impegno, ricerca, investimenti), non saremo riusciti a fare tutto questo. Davvero non si capisce questa guerra tra bio e biotech, anzi storicamente i genetisti combattono contro l’abuso della chimica e sanno che per vincere la battaglia, invece di parlare e sparlare invano, è necessario costruire piante che si difendono da sole, corazzarle, per usare un termine non tecnico. Per esempio, se vi dicessi: sapete, sono un convinto sostenitore del bio, so che esiste un batterio il Bacillus Thuringiensis che fu scoperto ai primi del Novecento. Produce (per sopravvivere in fase di quiescenza) tossine, letali per tre ordini di insetti, lepidotteri, coleotteri e ditteri ma innocui per i mammiferi. Sono stati fatti svariati test, praticamente queste tossine l’hanno mangiate tutti i mammiferi, topi, conigli, vacche, ebbene non ci fanno niente (i motivi sono bene noti). Il Bacillus th. è il principe del bio. Aprite un sito bio e lo trovate descritto per primo e con molti graziosi aggettivi. Ora, se sono un bio naturalmente sostengo l’uso di questo insetticida ma noto anche che per usarlo (in formulazione aerosol) bisogna spruzzarlo, quindi è necessario entrare in campo con macchine irroratrici, poi magari alcune tossine cadono sul terreno e possono uccidere insetti utili, come la coccinella, un coleottero appunto. Quindi se sono un vero bio mi piacerebbe migliorare l’insetticida. Ed ecco che mio fratello biotecnologo mi offre la possibilità di prendere il gene del Bt che produce la tossina e inserirlo nella pianta, così la pianta stessa produce (in dose minori) la tossina e solo l’insetto che mangia la pianta muore (la coccinella non muore) e soprattutto evito di consumare gasolio per entrare in campo, calpestare il terreno ecc.
Cosa pensereste voi se siete bio? Ottima soluzione, facciamolo. In effetti qualcuno l’ha fatto e i prodotti sono buoni, più sostenibili e meno dipendenti dalla chimica: ah, si chiamano ogm e purtroppo molti di questi sono (erano) prodotti da Monsanto, una multinazionale che ha tanto investito in innovazione (basta vedere la quantità di denaro che ha destinato alla ricerca) ma ha tanto investito in politiche arroganti (soprattutto in Africa). Dunque i gemelli, bio e biotech, si sono divisi e hanno pure cominciato a litigare. Chi ha assistito al litigio, visto i toni furiosi, ha cominciato ad avere paura, quindi da una parte si mettevano in campo piante sicure (tanto di più rispetto al passato) dall’altro si paventavano rischi (ma in realtà non si tollerava la Monsanto) e allora sapete cosa è successo? Si sono chiesti e ottenuti più controlli, se una cosa è così controllata vuole dire che è pericolosa, o no? Infatti se io produco una pianta con altre e più imprecise tecniche (non sappiamo qualche parte del dna andiamo a modificare) non accade niente, cioè ho pochi controlli da fare, se invece uso la tecnica del dna ricombinante (più precisa) devo sottostare a controlli costosissimi. Chi ce l’ha 80-100 milioni di euro per mettere una pianta gm in campo? I ricercatori pubblici no (hanno la conoscenza per farlo ma non certo i soldi). Risposta. La Monsanto e altre.
Siamo onesti, se voi foste un ad di Monsanto, dovendo spendere tanti soldi mica vi concentrate sul pomodoro San Marzano (vittima d un virus che potrebbe facilmente essere debellato con la soluzione biotecnologica)? E no, quello si coltiva su pochi ettari, e quando li recuperate i soldi spesi… Vi concentrate su mais, soia, cotone ecc. Peccato, vero? La discussione si è arenata sul bene (il bio) e il male (la Monsanto e si suoi derivati) e le precisazioni, le sfumature non sono entrate nel dibattito pubblico. Ora che il Demonio è stato esorcizzato dall’Aspirina che ne dite di riprendere la vecchia fratellanza tra bio e biotech? Basta abbassare i controlli (tanti sono inutili e costosi), togliere di mezzo quei due fastidiosi decreti che in Italia impediscono di sperimentare in campo e combattere affinché la ricerca pubblica entri in campo. Vediamo se questa volta l’assenza del diavolo porti non dico al bene ma a una soluzione efficace e razionale.