Il complesso universo del “mal di schiena”. Possibili cause e gestione nel lungo periodo
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inquadramento del disturbo che colpisce
16/04/2018 ALESSANDRO CHIAROTTO www.lastampa.it/benessere
CHE COSA SI INTENDE PER MAL DI SCHIENA
Interviste sul sito la Stampa
Per mal di schiena si intende innanzitutto un problema di dolore nella parte lombare della schiena con o senza irradiazione agli arti inferiori. Circa la metà delle persone adulte prova tale dolore almeno una volta nella vita. Il mal di schiena colpisce soprattutto le persone dopo i 40 anni e maggiormente il sesso femminile.
Dal 1990 al 2015, l’impatto della disabilità provocato dal mal di schiena é aumentato del 50% su scala mondiale, soprattutto a causa dell’ aumento della popolazione e dell’ avanzamento dell’età media. I costi di questo disturbo vanno calcolati sia in termini diretti per i sistemi sanitari che indiretti per la perdita di produttività lavorativa, e sono pari ai costi di altri noti disturbi di salute quali le malattie cardiovascolari, i tumori, i disturbi mentali e le malattie autoimmuni. In generale, le persone con mal di schiena possono provare importanti limitazioni funzionali nella vita di tutti i giorni.
POSSIBILI CAUSE DEL MAL DI SCHIENA
Una vera e propria causa di dolore lombare é riscontrabile solo in pochissime persone con mal di schiena; un esempio può essere la presenza di una frattura ad una vertebra. Nella grande maggioranza dei casi non é invece possibile identificare nessuna causa specifica ed il dolore viene definito come aspecifico. Infatti, diversi studi hanno dimostrato come alterazioni della colonna vertebrale come un’ernia del disco possano essere presenti anche in persone che non hanno dolore lombare. Un’ ernia del disco può invece venire considerata come causa del dolore se si presenta assieme ad un dolore persistente agli arti inferiori.
COME EVOLVE IL MAL DI SCHIENA NEL TEMPO
Diversi studi mostrano che la maggior parte delle persone con un episodio di mal di schiena migliori in maniera spontanea ma circa 2/3 delle persone continua ad avere un dolore residuo dopo 3 e 12 mesi. Circa la metà delle persone con mal di schiena ha un dolore leggero che é continuo o fluttuante nel corso del tempo. La ricerca ha chiaramente dimostrato che chi ha già avuto un episodio di mal di schiena é a maggior rischio di averne un altro in futuro. Aspetti dello stile di vita quali il fumo, l’ obesità ed un basso livello di attività fisica sono associati ad un maggior rischio di sviluppare uno stato di salute generale più precario e, conseguentemente, anche la presenza di mal di schiena.
IL MAL DI SCHIENA È SOLO UN PROBLEMA FISICO?
Se il mal di schiena diventa persistente nel tempo, non é probabilmente causato da un problema fisico ma da una combinazione di fattori fisici, biologici, psicologici, sociali ed altri disturbi di salute.
Jan Hartvigsen, Professore Ordinario di Biomeccanica Clinica e Ricerca Muscoloscheletrica presso la University of Southern Denmark (Danimarca) é l’autore principale del primo di una trilogia di articoli dedicati al mal di schiena apparsi sulla rivista The Lancet.
Sottolinea la natura multidimensionale del problema: «Il mal di schiena ha anche un impatto profondo sulla vita delle persone che vivono con questo disturbo che possono avere una perdita di identità sociale, una perdita di autostima, problemi famigliari, e mancanza di denaro per pagare le terapie. Per questo motivo é importante migliorare la formazione dei professionisti sanitari che si occupano di gestire questo problema, abbandonando un approccio biomedico per adottare un approccio multidisciplinare che prenda in considerazione le persone da un punto di vista bio-psicosociale».
LE TECNICHE DIAGNOSTICHE PER IMMAGINI
Le Linee Guida internazionali per la gestione del mal di schiena fanno una distinzione tra dolore in fase acuta (cioè presente da meno di 6 settimane) e dolore in fase cronica (presente da almeno 12 settimane).
Per l’inquadramento clinico, in entrambe le fasi, non esistono studi che dimostrino come sottoporre una persona con mal di schiena ad indagini radio-diagnostiche (come radiografia o risonanza magnetica) aiuti effettivamente a migliorare il suo dolore lombare, perciò l’ utilizzo di tali indagini in tutte le persone con mal di schiena é fortemente sconsigliato dalla comunità scientifica internazionale.
QUALI TRATTAMENTI SONO CONSIGLIATI
Le Linee Guida internazionali suggeriscono per il mal di schiena in fase acuta di rimanere «attivi» nella vita di tutti i giorni e viene sottolineata l’ importanza di una adeguata rassicurazione dei pazienti su questo problema di salute, sulla sua natura aspecifica e sulla probabile prognosi positiva.
Come seconda opzione terapeutica, sono suggeriti trattamenti passivi, quali le manipolazioni vertebrali, il massaggio e l’agopuntura, o i farmaci anti-infiammatori non-steroidei (aspirina). Paracetamolo ed altri tipi di farmaci antidolorifici come gli oppiacei (codeina, morfina) non sono consigliati.
Per il mal di schiena in fase cronica, oltre al consiglio di rimanere attivi, vengono anche consigliati l’esercizio terapeutico e la terapia cognitivo-comportamentale come prime opzioni terapeutiche.
Opzioni secondarie sono trattamenti passivi come manipolazioni vertebrali e massaggio, terapie farmacologiche a base di anti-infiammatori non-steroidei, e terapie integrate come la riabilitazione multidisciplinare in cui la persona é seguita da più di un professionista sanitario.
La chirurgia é assolutamente sconsigliata per il mal di schiena aspecifico, ma é invece consigliata come seconda opzione nel caso di dolore lombare con irradiazione agli arti in cui chiari disturbi della colonna come un’ ernia del disco vengano riscontrati.
DIFFERENZE TRA RACCOMANDAZIONI SCIENTIFICHE E PRATICA CLINICA
Nadine Foster, Professore Ordinario dell’NIHR in Salute Muscoloscheletrica presso la Keele University (Regno Unito) é l’ autore principale del secondo articolo pubblicato su The Lancet. «Prendendo in considerazione l’evidenza scientifica - spiega -, abbiamo riscontrato che in tutti i paesi ad alto reddito vi é un modo poco utile e poco scientifico di trattare le persone con mal di schiena. I professionisti sanitari tendano ad attribuire il mal di schiena ad una qualche patologia della colonna vertebrale, e che quindi siano necessari per i pazienti riposo, farmaci, indagini radio-diagnostiche e trattamenti invasivi per “aggiustare” la colonna. Abbiamo inoltre riscontrato che diversi sistemi sanitari tendono a finanziare o rimborsare in maniera inadeguata i trattamenti efficaci (educazione, esercizio terapeutico, terapia psicologica), e che tali sistemi tendono invece a finanziare farmaci e trattamenti invasivi come le infiltrazioni e la chirurgia».
COME SI PUÒ MIGLIORARE LA GESTIONE DEL MAL DI SCHIENA
Rachelle Buchbinder, Professore Ordinario di Epidemiologia Clinica presso la Monash University (Australia) é l’ autore principale del terzo articolo che é un vero e proprio invito ad agire affinché venga ridotto il fardello collettivo crescente provocato dal mal di schiena. «Vorremmo che i decisori politici, i professionisti sanitari e la popolazione capiscano meglio il mal di schiena ed il modo migliore per gestirlo - scrive - . Vorremmo che politica, sanitá pubblica, professionisti sanitari, servizi sociali e datori di lavoro dessero priorità a questo disturbo, lavorando in maniera unitaria affinché vengano ridotte le cure di bassa qualità attualmente imperanti, in quanto superflue, inefficaci ed in alcuni casi anche dannose».
La Buchbinder propone anche soluzioni, e rivolgendosi alle forze governative dice: «Per i trattamenti che non sono stati ancora testati vorremmo che i governi finanziassero trial clinici di alta qualità e che garantiscano ai pazienti l’ accesso alle terapie in questi trial; qualora i risultati dei trial dovessero essere negativi, vorremmo che venisse rimosso il finanziamento a quei trattamenti ma se i risultati fossero positivi vorremmo che ogni persona avesse la possibilità di accedervi».
Poi, rivolgendosi in maniera diretta ai pazienti esprime un ulteriore desiderio: «Vorremmo che i pazienti e la popolazione in generale adottassero il concetto di “salute positiva”, secondo cui il mal di schiena può essere autogestito rimanendo attivi e facendo esercizio fisico».
LA SITUAZIONE IN ITALIA
Uno studio condotto dal team di ricerca di Giorgio Della Rocca (Professore Ordinario in Anestesiologia dell’ Universitá di Udine) e focalizzato sull’ accesso al Pronto Soccorso, ha evidenziato come molto spesso le persone con mal di schiena si rechino in pronto soccorso e che, al 72% di loro venga somministrato un farmaco anti-infiammatorio non-steroideo, al 42% un farmaco oppiaceo, ed al 56% venga eseguita un’ indagine radio-diagnostica. Queste procedure terapeutiche (in particolare farmaci oppiacei ed indagini radiologiche) sono apertamente in contrasto con quanto raccomandato dalle Linee Guida internazionali. Lo studio ha anche evidenziato che solo una minima parte dei pazienti ha richiesto il ricovero ospedaliero: la stragrande maggioranza veniva inviata al proprio medico curante.
INDICAZIONI GENERALI PER CHI SOFFRE DI MAL DI SCHIENA
Paolo Pillastrini, Professore Ordinario presso l’ Universitá di Bologna ed esperto in riabilitazione muscoloscheletrica, fa una sintesi estrema degli articoli pubblicati su The Lancet: «Questa serie di articoli non può non stimolare l’interesse di chi si occupa di riabilitazione muscoloscheletrica.
I punti chiave da seguire per orientare i cittadini e il personale sanitario interessati da questa patologia sono i seguenti: essere ben informati ed eseguire un autotrattamento sotto supervisione, favorire l’adozione di uno stile di vita corretto, praticare attività fisica generale ed eseguire esercizi terapeutici specifici, senza fare ricorso a terapie fisiche strumentali.
Le Linee Guida internazionali inoltre raccomandano di non abusare delle tecniche diagnostiche per immagini, a meno che non siano strettamente necessarie. La persona, quindi, può e deve diventare protagonista nella gestione e nel trattamento del proprio mal di schiena, con il sostegno di professionisti sanitari qualificati e competenti».