LA FAIDA DI CASA AGNELLI DIETRO ALLA CACCIATA DI ALLEGRI – L’EX PRESIDENTE DELLA JUVENTUS, ANDREA AGNELLI

CUGINO DI JOHN ELKANN, SALUTA L’ALLENATORE ESONERATO: "SUPERBIA E UMANITÀ CHE SI FONDONO DURANTE VIAGGIO DECENNALE. GRAZIE MAX,

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HAI RAPPRESENTATO ESSERE JUVENTUS CON OGNI TUA CELLULA" – PAROLE CHE CONFERMANO COME A PESARE SUL DESTINO DI MAX, PIÙ CHE IL GIOCO, SIA STATO IL SUO ESSERE CONSIDERATO UN “UOMO DI AGNELLI” CHE JAKI HA VOLUTO FARE FUORI UNA VOLTA PER TUTTE - ZAZZARONI: “LA GESTIONE ELKANN AVEVA EREDITATO ALLEGRI: C’ERA UN CONTRATTO PESANTISSIMO DA..."

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(ANSA) - "Un mix straordinariamente unico: superbia e umanità che si fondono continuamente durante un viaggio decennale. Grazie Max, grazie a te che hai rappresentato essere Juventus con ogni tua cellula. Fino alla fine…": con questo messaggio su X, Andrea Agnelli ha salutato Massimiliano Allegri dopo l'esonero arrivato in giornata. L'ex numero uno del club bianconero aveva voluto fortemente il tecnico toscano alla guida della Juve sia nel 2014, sia nel 2021.

IL BULLONE E IL CACCIAVITE

Ivan Zazzaroni per il Corriere dello Sport

La cruda verità è contenuta in una sola parola presente nel comunicato col quale la Juventus ha messo alla porta Massimiliano Allegri (trattasi di contestazione disciplinare che precede l’esonero). La parola è “incompatibilità”.

Fin dal primo momento, diciotto mesi fa, Max aveva capito di avere poco in comune con questa Juve; Juve alla quale era tornato nel 2021 per passione e ambizione. Il mondo gli era improvvisamente cambiato addosso, e in modo traumatico; ma lui, ostinato, pigro e ingenuo - sì, ingenuo - com’è, ha provato ad adattarsi a qualcosa e qualcuno che verosimilmente lo respingeva poiché aveva altre idee, altri obiettivi (in primis la sostenibilità economica, i conti a posto), un’altra storia e altri metodi: erano due entità incompatibili come il bullone e il cacciavite.

La gestione Elkann l’aveva ereditato, Allegri: c’era un contratto pesantissimo da onorare e almeno nei primi mesi la nuova dirigenza ha tentato di individuare il punto d’equilibrio per arrivare senza troppi danni alla fine della strada. Le cose però sono via via precipitate, i rapporti, già complicati, si sono logorati (anche per colpa di Allegri, per carità), qualche dispettuccio non è stato tollerato e la vicenda si è trascinata fino alla finale della coppa Italia dove Max ha presentato la miglior Juve della stagione e vinto, ma poi ha servito alla società l’occasione per farla finita.

Nella lettera consegnata al tecnico sono elencati i 5 motivi che hanno indotto la proprietà ad anticipare di una decina di giorni l’addio: irrilevante, a mio avviso, è l’atteggiamento tenuto nei confronti del quarto uomo, situazione che purtroppo si verifica in tutti i campi del mondo con una frequenza e toni poco edificanti; la distruzione del materiale fotografico di LaPresse poteva essere risolta con un risarcimento che l’agenzia non ha peraltro preteso; le incomprensioni (eufemismo) con il direttore Giuntoli erano evidenti da mesi e mercoledì notte qualche parola di troppo è sfuggita; il gelo nei confronti del presidente e dell’ad Max avrebbe dovuto evitarlo: tanto a Ferrero quanto a Scanavino nessuno aveva però fatto sapere che nei minuti che seguono il fischio finale Allegri è la persona meno avvicinabile del mondo: scarica la tensione con termini non proprio urbani, alla livornese tutto istinto (che non giustifico ma comprendo).

Ne sanno qualcosa - casi recenti - Baccin e Marotta dell’Inter, Ibra e la responsabile della comunicazione del Milan, con la quale l’allenatore si è peraltro scusato. Dove Allegri ha effettivamente sbagliato di brutto è stato nell’aggredire verbalmente il direttore di Tuttosport, episodio del quale si è in seguito pentito e vergognato. E che ieri ha chiuso con un abbraccio e “‘o perdono”. Sospendendo Allegri, la società ha voluto tutelare la propria immagine e i propri interessi. E conoscendo uno dei massimi dirigenti, non credo che c’entrino i soldi: il calcio è una bugia e un brutto mondo, ha un linguaggio e modi poco tollerabili da chi non lo frequenta abitualmente. Certo, la non compatibilità con i valori della Juve e i comportamenti di chi la rappresenta risulta paradossale se riferita a chi in otto anni ha portato cinque scudetti, altrettante coppe Italia, due finali di Champions e due Supercoppe Italia. Ma questa è un’altra Juve e va considerata e rispettata la linea del taglio col passato.

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