Racconti Brevi. Sant'Abbonato pendolare
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Era in una piccola città di provincia in un anno non precisato, un omino che aveva il suo lavoro nella vicina capitale.
-Come farò- disse rivolto al Signore – a recarmi là ogni giorno per attendere ai mio compiti?-
-E’ molto semplice figliolo- disse il Signore spuntando da sopra lo sbuffo di fumo di una locomotiva- tu sarai un Pendolare e farai parte del mio popolo prediletto…-
-Oh no!- pensò il pendolare – quando dice così sono guai. Pensa a quei poveracci dei Maccabei…..-
E così fù. Per ogni mese, negli anni seguenti, con il freddo insinuante e il caldo incombente, l’omino ogni mattina, si recò presso la stazione ferroviaria della sua città, dove saliva a fatica i gradini di quello che un tempo era un vagone ferroviario, ora ridotto ad opera d’arte contesa tra le FFSS e il Guggheneim Museum, decorata com’era dalle bombolette spray di orde di ragazzini perforati da piercing e con le natiche abbondantemente al di sopra della cintura dei pantaloni. Ogni mattina di ogni santo giorno (è il caso di dirlo!) un uomo in turchese brillante e verde scuro, divisa probabilmente dismessa da qualche scuola di samba di Rio de Janeiro, chiedeva ai viaggiatori di mostrare un piccolo, costosissimo talloncino, detto “l’abbonamento”. Fu in un giorno di disperazione che l’omino si accorse di averlo dimenticato: con orrore cercò nelle pieghe del portafoglio, nelle tasche della giacca e dei pantaloni. Niente.
Quando ormai la figura in turchese-verde era vicina alla sua poltrona e l’omino quasi liquefatto in un bagno di colpevole sudore, udì una voce flautata che proveniva dall’interfono da dove, di solito, arrivavano strani sfrigolii, spetazzamenti, ruggiti repressi e rare volte una voce dall’accento incomprensibile cantilenava le fermate del treno: in genere quando erano appena passate; dicevo, da quello stesso interfono gli si rivolse una voce celestiale: “Guarda nel portafoglio. Tasca destra, dietro la foto di Rosanna al mare”.
-Ma… ho appena guardato! Non c’è nulla…-balbettò l’omino girando il viso verso l’alto.
-Che pazienza…- disse la vocina flautata con la nota leggermente stridula di chi sta per incazzarsi- Se ti dico di guardare avrò le mie buone ragioni!-
L’omino soggiogato, aprì il portafoglio e…miracolo! Ecco non uno ma due, tre, quattro abbonamenti e poi ancora altri due nella tasca sinistra del portafoglio, sotto la carta d’identità e….. cos’era quel rigonfiamento nel taschino della giacca?! Dieci abbonamenti?!
Non credeva ai propri occhi. Porse meccanicamente un talloncino al controllore che lo vidimò senza battere ciglio.
-Ecco..- disse la vocina- non vorrai mica tenerteli tutti tu, vero?-
Da quel momento e per ogni anno seguente, ogni inizio mese, dalle tasche dell’uomo fiorirono centinaia di abbonamenti che egli distribuiva agli altri pendolari, sulla banchina del binario 5, l’ultimo, quello da dove partivano i regionali carichi di omini e donnine affranti, diretti ad una grigia giornata di lavoro. Un gruppo di pie pendolari costruì una casetta di cartone dove l’omino, il primo del mese, stava al calduccio e distribuiva i magici talloncini ai compagni di disgrazia che gli sfilavano davanti con le mani tese. Qualcuno portò un caffè caldo, altri un vassoio di brioche, la torta avanzata la sera prima dal compleanno della cugina, una coperta, una sciarpa fatta a mano dalla moglie…Poi, col tempo, vennero i bambini da baciare, le richieste di consigli su questioni sentimentali, fiscali, di lavoro e sant’Abbonato, come ormai lo chiamavano tutti, non si tirava indietro: si concentrava, alzava gli occhi come ad ascoltare un inesistente interfono che solo lui poteva udire e quindi esprimeva il suo parere: consolava, spiegava, rabboniva. Nessuno se ne andava scontento.
Così, se vi chiedete come mai sul binario 5 di quella stazione, di quella città di provincia, sorge un piccolo santuario a forma di obliteratrice gialla dove la mattina sfilano centinaia di fedeli, adesso sapete il perché e soprattutto vi è chiaro come facciano le Ferrovie dello Stato ad essere in deficit: tutta colpa di Sant’Abbonato.
Alice oriana Agosto 2015
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