Lettere al Direttore Il Foglio 29.4.2015
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Il caso Yara dimostra che la gogna è diventata un nuovo grado di giudizio
1-Al direttore - Ugo Bertone, nel suo articolo su “Germania e kapitalismus”, ricorda il ruolo delle banche d’affari americane dominatrici del mercato.
L’argomento è di attualità, sia perché l’Europa tarda ancora a varare una seria normativa che separi l’attività delle banche commerciali da quelle di investimento, sia a proposito delle operazioni in derivati generalmente (ma non solo) imbastiti, in particolare nel rapporto con il Tesoro, da questo tipo di banche d’affari. Per i potenti interessi in campo, la strada per la predetta separazione è impervia, considerata la freddezza tedesca, e introdurre in Europa la originaria Volcker rule appare un’opera titanica. Quanto ai derivati, al di là delle versioni giornalistiche o televisive più o meno condivisibili, si pone, in Italia, un’esigenza di trasparenza e di accountability che il Tesoro deve prontamente soddisfare. Non è materia assimilabile di certo a quelle protette dal vincolo del segreto di stato, né parificabile, come qualcuno ha detto, a quella dei “Servizi”, formulando la strampalata ipotesi di un Copasir dei derivati. Si deve poter conoscere, viste le perdite potenziali e quelle effettive a carico dello stato, come il Tesoro si copre dai rischi sul debito, se appunto si tratta di coperture valide oppure se ci si avvicina a un vero contratto aleatorio. Non si può trattare di “arcana imperii”, pur avendo presente la delicatezza dell’informazione alla quale tuttavia lo stato non può sottrarsi.
Angelo De Mattia
2-Al direttore - Le immagini dell’arresto di Bossetti, indagato per l’omicidio di Yara Gambirasio, erano nell’esclusiva disponibilità della procura di Bergamo e della polizia giudiziaria. Sono finite in tv e sui siti online in concomitanza con l’udienza preliminare in cui il gup ha deciso il rinvio a giudizio del muratore per il prossimo 3 luglio in Corte d’assise. A protestare sono esclusivamente i penalisti in un comunicato in cui si scrive di “massimo degrado dell’informazione giudiziaria”. Parole giuste e sacrosante, che però hanno il torto di prendersela solo con chi pubblica, solo con una parte del circo mediatico-giudiziario. C’è un problema enorme, emerso non solo in questo caso, per chi le informazioni e le immagini le passa ai giornalisti al fine di celebrare i processi sui media prima che nelle aule. Quelle immagini, video e sonoro risalenti al 16 giugno 2014 nel cantiere in cui Bossetti lavorava, in un paese civile dovrebbero restare nel cassetto anche dopo l’eventuale condanna in Cassazione dell’imputato. Nessuna pena è comprensiva di gogna mediatica. Abbiamo assistito invece a una prova di inciviltà a livello giuridico, politico e umano da parte di chi indagando dovrebbe tutelare i diritti delle persone. Ci sarebbe materia per accertare quanto è accaduto sia da parte del Csm a livello disciplinare, sia da parte della procura di Venezia competente sulle vicende dei magistrati in servizio a Bergamo. La credibilità della giustizia italiana è molto bassa anche per fatti come questo. Ma non succederà nulla. Bossetti, colpevole o innocente che sia, non è nessuno e la sua immagine viene “elargita” in pasto a un’opinione pubblica già molto forcaiola e reazionaria, soprattutto per i comportamenti di magistrati, media e politica.
Frank Cimini
La verità è che la gogna mediatica è diventata un vero e proprio grado di giudizio. E come ogni grado di giudizio ha una sua condanna, che in questo caso coincide con la condanna a essere sputtanati, per tutta la vita, e a prescindere da come andranno i successivi gradi di giudizio.
3-Al direttore - Mi riferisco all’articolo pubblicato ieri dal Foglio, intitolato “Manovre anti Jobs Act”, ove si accenna a presunte deroghe alla legge contenute nel contratto dei bancari, per precisare che, in tale contesto, ci si è dati atto che, nei casi di “cessioni” individuali e collettive dei contratti di lavoro, nonché nei processi di riorganizzazione e/o ristrutturazione (ad esempio cessione di ramo d’azienda, NewCo) che comportino il passaggio di personale e attività ad altro datore di lavoro, sono utilizzati istituti giuridici, oggetto delle apposite procedure contrattuali e/o di legge, da cui deriva per il personale interessato la continuità del rapporto ai conseguenti effetti. La previsione, quindi, non comporta deroghe al Jobs Act, ma solo la conferma dell’utilizzo di strumenti giuridici che assicurano di per sé la continuità dei rapporti di lavoro.
Giovanni Sabatini, direttore generale Associazione bancaria Italiana