Quasi amici. La corrispondenza di amorosi sensi tra il Vaticano e l’Iran è un punto di non ritorno

Categoria: Religione

Gli organi di stampa di Teheran parlano di una grande identità di vedute con Papa Bergoglio, ma dalla Santa Sede non arrivano smentite.

Ruben Della Rocca 11.2.2025 linkiesta.it lettura2’

Sarebbe doverosa la presa di distanza da dichiarazioni così amicali da parte di un regime sanguinario

In questo scorcio iniziale di 2025 un grande scambio di visite, messaggi e doni reciproci stanno avvenendo tra la Repubblica Islamica dell’Iran e lo Stato Vaticano. A inizio anno le agenzie di stampa iraniane ci hanno informato di incontri avvenuti tra Papa Bergoglio ed emissari, nonché guide spirituali, del regime degli ayatollah di Teheran. Gli organi di stampa filogovernativi hanno riferito di una grande identità di vedute degli inviati iraniani con il pontefice di Roma sui temi caldi del Medio Oriente, senza che dalla sala stampa e dalle segreterie vaticane arrivassero smentite di sorta.

Ultima corrispondenza in ordine di tempo è l’intervista che l’ambasciatore iraniano presso la Santa Sede Mohammad Hossein Mokthari ha rilasciato al quotidiano Avvenire: il diplomatico propone un quadro idilliaco del suo Paese descritto come rispettoso del dialogo con le religioni, portatore di propositi di pace e accogliente verso le minoranze religiose ed etniche che vivono lì.

Peccato che l’ambasciatore abbia invece glissato sul tema dei diritti umani riducendolo a una macchinazione occidentale tesa a delegittimare l’immagine della Repubblica islamica.Evidentemente per il diplomatico le decine di Mahsa Amini torturate e uccise nelle carceri infernali del regime di Teheran, assieme alle centinaia di manifestanti picchiati e arrestati durante le proteste contro gli ayatollah sono frutto e invenzioni della falsa propaganda occidentale.

Le persone impiccate dalla polizia morale ai lampioni e alle gru nelle strade iraniane rappresentano per il diplomatico un’allucinazione collettiva, così come quando nei filmati che filtrano dalla censura dei Pasdaran vediamo penzolare i corpi nelle piazze polverose del paese asiatico. Gli stupri e le violenze raccontati dalle sopravvissute alle detenzioni di Evin, dove per giorni è stata rinchiusa anche Cecilia Sala, sono per il diplomatico una fake news o il parto della nostra immaginazione.

La stessa spasmodica ricerca di arrivare alla bomba atomica alla quale l’Iran si dedica da anni viene derubricata da Mokthari come una bugia della stampa e dei governi occidentali. «L’Iran non ha mai voluto produrre questa arma, la Guida Suprema ne ha vietato l’uso con una fatwa», ha dichiarato l’ambasciatore al quotidiano cattolico lasciando perplesso il lettore. La perla finale è l’invito recapitato a Bergoglio a recarsi a Tehran in visita ufficiale prossimamente, in virtù di un rapporto privilegiato che esisterebbe da secoli tra l’antica Persia e i Papi.

Un dialogo che il Papa argentino ha rafforzato con il mondo islamico dopo il Documento di Abu Dhabi del 2019 ma che in realtà, secondo Mokthari, esisteva già in virtù di in una fitta corrispondenza tra l’ayatollah Khomeini e Papa Woytla.

A stupire, ma fino a un certo punto, è che dal Vaticano non arrivino smentite o precisazioni di alcun tipo, avallando così la tesi che tra Papa Francesco e gli ayatollah di Teheran esistano affinità elettive e morali. Se così fosse sarebbe molto inquietante e aprirebbe il campo a una serie di riflessioni e congetture poco propizie per la Santa Sede. Una presa di distanze da dichiarazioni così amicali da parte di un regime tirannico e violento come è quello iraniano sarebbe auspicabile arrivasse dalle sfere vaticane.