Sanguinari, corrotti e violenti: ecco i peggiori Papi di sempre
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La Chiesa cattolica, nella sua storia, si è confrontata con Papi principeschi, guerrafondai e sessualmente attivi. E lo Spirito Santo? Ratzinger ha fornito una spiegazione
Francesco Boezi , 23/12/2020 –ilgiornale.it lettura3’
La figura del Papa nella storia del cattolicesimo non è sempre stata uguale a se stessa. Noi contemporanei siamo abituati bene.
C'è una frase sui Papi che circola e che viene attribuita a San Vincenzo di Lèrins, secondo cui Dio, in delle circostanze, decide di "infliggere" dei successori di Pietro alla umanità.
Esiste chi, come l'emerito Joseph Ratzinger, ha spiegato che l'intervento dello Spirito Santo in Conclave non deve essere preso alla lettera. La veridicità di quella proposizione - quella del Santo - è discussa, ma certo il suo significato è calzante rispetto alla fotografia di uno spaccato che di peccare non ha avuto tanto timor Dei, almeno sino ad un certo periodo storico. Benedetto XVI ha in qualche modo "esonerato" il ruolo dello Spirito Santo da certe "responsabilità". Quelle che le pagine dei libri di storia rammentano.
Vale la pena rammentare la visione del teologo tedesco per l'intero: "Non direi così, nel senso che sia lo Spirito Santo a sceglierlo. Direi che lo Spirito Santo non prende esattamente il controllo della questione, ma piuttosto da quel buon educatore che è, ci lascia molto spazio, molta libertà, senza pienamente abbandonarci. Così che il ruolo dello Spirito dovrebbe essere inteso in un senso molto più elastico, non che egli detti il candidato per il quale uno debba votare. Probabilmente l’unica sicurezza che egli offre è che la cosa non possa essere totalmente rovinata. Ci sono troppi esempi di Papi che evidentemente lo Spirito Santo non avrebbe scelto", ha spiegato Benedetto XVI da porporato.
Questa dei pontefici "cattivi" è una saga piuttosto in voga. Certo, c'è quel cognome - "Borgia" - che torna spesso nelle ricostruzioni. Alessandro VI, Rodrigo Borgia appunto, con i suoi due figli illegittimi (quelli noti alle cronache, ossia Lucrezia la machiavellica e Cesare detto il Valentino), le sue guerre, la sua avidità e la sua partecipazione al "ballo delle castagne", con la presenza di una cinquantina di prostitute capitoline. Il racconto di quella serata parecchio su di giri, per usare un eufemismo, si deve al vescovo Johannes Burckardt. Papa Borgia e la sua famiglia hanno fornito tanto materiale da alimentare fiction, libri e reinterpretazioni, dove la parola scandalo fa comunque la voce grossa. Siamo dalle parti dell'assenza assoluta di moralismo (e pare anche di moralità). Qualcuno ha fatto di peggio?
Beh, al netto delle guerre e delle crociate, che vanno forse analizzate tenendo conto del contesto, c'è un fil rouge che lega le vicende di alcuni pontefici: un collegamento in cui sfila la parola "crudeltà". Il concubinato sì ed in talune circostanze persino il rapporto con i minori, ma i comportamenti dei pontefici hanno fatto discutere pure per via d'altre fattispecie: Gregorio IX istituisce l'inquisizione per Càtari; Onorio III li perseguita, Innocenzo III pure; Sergio III ha subito una sorta di damnatio memoriae vaticana per via dei suoi presunti assassinii. Che dire, poi, di Bonifacio VIII, di cui conosciamo parecchio anche grazie a Dante Alighieri. Nel tempo è mutato pure il rapporto col denaro, e di successori di Pietro che hanno acquistato il soglio non se n'è più parlato.
L'Alighieri individua nella donazione di Costantino la radice del problema. Il poeta fiorentino assolve i primi Papi, ma tende a condannare quelli del dopo conversione dell'imperatore. Però tra i primi vescovi di Roma va annoverato pure Stefano VI, quello del "Sinodo del cadavere", una procedura processuale macabra, in cui l'imputato sottoposto a giudizio è la salma riesumata del predecessore Formoso. Corrotti, persecutori, pieni di amanti... di aggettivi se ne leggono tanti, di sicuro c'è che la moralità ecclesiastica, tuttora sotto processo, è evoluta di pari passo con la storia. Stilare una classifica della cattiveria comunque è impresa improba.
Il professor Roberto De Mattei piazza per primo Giovanni XII. Lo storico Gregorovius ci offre uno spaccato di quel pontificato: "Le sue case del Laterano diventarono un ridotto di piaceri, un vero harem; la gioventù ragguardevole di Roma diventò sua compagnia favorita; passava tutto il suo tempo in cacce, in giuochi, in amorazzi, a mensa col bicchiere alla mano". Elementi niente male per una fiction pure in questo caso