Una dimissione papale dalla libertà
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La chiesa che imbraccia la gay culture. Se ratifichi il mio orientamento sessuale e lo accogli come naturale (sei come sei perché Dio ti ha voluto così), che ne è della mia libertà? Anche il catechismo si muove in un ambito diverso
GIULIANO FERRARA 23.10. 2020 ilfoglio.it lettura4’
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Come spesso gli succede, anche sulle unioni civili tra persone dello stesso sesso il Papa si è espresso in modo, se non equivoco, equivocabile. D’altra parte, fatti i complimenti al regista del documentario e alla Festa di Roma che ha ospitato lo scoop, è ovvio che se chi custodisce il Genesi o il Levitico o la lettera di san Paolo ai Romani o ai Corinzi derubrica temi scritturali a chiacchiere amorevoli da docu-film, l’equivoco è in re ipsa, pare strano ma è così. Lasciamo stare. Le implicazioni sono anche altre, a parte l’espressione, la confusione dottrinale possibile eccetera. Ieri Sergio Soave annotava con acume quanto sia paradossalmente occidentale, quanto in conflitto con il tessuto culturale interreligioso al quale il Papa lavora tessendo pastorale e dottrina con sublime sprezzo del pericolo, aprire la porta, spalancarla, alle unioni omosessuali di tipo familiare: il Papa che conta molto sul dialogo intorno allo stesso Dio con pensieri religiosi e costumi di ambito islamico, e varie, sa bene dunque che per una parte del mondo di cui cerca l’abbraccio l’omosessualità è un reato, addirittura, e severamente punibile e severamente punito. Serviranno chiarimenti sulla funzione unificante della carità.
Altra implicazione non da poco è l’omoparentalità, un risvolto oppure un diritto di amore familiare per unioni che possono esprimere una filiazione solo matrilineare (con apporto di seme maschile in banca dati) o biparentale ma acquisita (seme maschile, utero in affitto o in prestito, gestazione per altri, si dice caritatevolmente). Il Papa è partito da una storia che non è di solo amore tra persone dello stesso sesso, è proprio partito da una storia di educazione cattolica in discussione per la prole di una coppia di maschi che si amano e allevano la discendenza. Le precisazioni curialesche sul fatto che la dottrina del matrimonio cristiano esce intatta dalla chiacchiera papale nel documentario, perché questa non avrebbe legittimato una famiglia unita da un sacramento distinguendola accuratamente da un’unione da tutelare legalmente, sono una scoperta ipocrisia. Il Papa ha detto: amatevi gli uni con gli altri anche nel talamo, non importa il sesso, e fate figli che devono poi essere tutelati, e sappiate che Dio vi ama e il Papa anche, no problem. Può essere che sia giusto, ma le conseguenze sono impegnative, chi-sono-io-per-giudicare qui diventa pilatesco, un lavarsene le mani molto poco evangelico (e non parlo di Miguel Bosé e Nacho Palau, dei loro quattro figli, due a due, e del loro mantenimento e del tribunale e del portafogli, no, di questo ha scritto ieri qui la favolosa Sciandivasci, niente da aggiungere al suo commento su orrori che non sono dipendenti dal sesso della coppia ma dall’irrilevanza della famiglia anche eterosessuale).
Amy Coney Barrett è stata redarguita nel Senato americano, che esaminava le sue idee di nominata alla Corte suprema, per aver parlato di “preferenza” sessuale invece che di “orientamento” sessuale. Nessuno ha in animo di discriminare, ma se dici preferenza vuol dire che il soggetto delle scelte è libero, sceglie, se dici orientamento suggerisci che la volontà e il desiderio sono predeterminati, il soggetto è scelto, non ha nessuna libertà di comportamento o di desiderio. Qui casca l’asino, secondo me.
La rivolta della gay culture nasce negli anni Sessanta, e dilaga e si precisa nei decenni successivi, come una esigenza di libertà. Maschio vuole maschio, femmina vuole femmina, e poi io stesso voglio essere o maschio o femmina, e tu non puoi farci niente. Complicato, sopratutto il gender, ma giusto. Fin qui si approva e si è nell’ambito della tolleranza. L’amore nella versione omosessuale è stato condanna biblica, infrazione alle leggi del costume, paideia o educazione umana e filosofica nel mondo greco, con tante altre variabili metamorfiche di ogni genere che si muovono, evolvono, sempre nell’ambito della libertà di scelta, di coscienza, di desiderio. Anche il catechismo dei cattolici, che proscrive come intrinsecamente disordinato l’amore che non dice il suo nome, si muove nell’ambito della libertà, del peccato, della cura d’anime più ancora che nell’osservanza della legge di natura. Imbracciando la gay culture con tanto agio e tanta sicurezza, quali che siano le precisazioni ipocrite, la chiesa sanziona con un ultimo colpo molto severo la dimissione dalla libertà, e nell’idea che sei come sei perché Dio ti ha voluto così, dunque non ti discrimino e ti tutelo nella tua pretesa di fare famiglia e figli in qualunque modo, whatever works, emerge una visione deterministica, di identitarismo biologico intrattabile, tipica di impostazioni scientiste e psicologiste prive di rispetto per la libertà umana. In amore tu non puoi obbligarmi a una preferenza per ragioni sociali o di costume o di legge, questo va da sé, ma se ratifichi il mio orientamento e lo accogli come naturale, che ne è della mia libertà?