Il Cretino Collettivo contro Hollande

Ferve la polemica sullo spirito guerriero di Hollande. Il Cretino Collettivo dice: fa come Bush dopo l’11 settembre, e dunque sbaglia. Contro i censori schifiltosi che ora si voltano dall’altra parte dopo il venerdì 13 di Parigi

di Giuliano Ferrara | 24 Novembre 2015 ore 06:18

L’uomo grigio come l’uomo nero della falsa coscienza europea. François Hollande non è un tipo carismatico e non ha swagger, è molto diverso da Al Pacino, per dire. Lo si vede in moto col casco e il bread basket pieno di croissant in visita notturna all’amante. Seduttore, certo, carino e gentile ma un po’ goffo. E non ha niente del cowboy, ha l’aria mansueta e solo in parziale controllo, per essere gentili, degli opinion polls, che lo danno da mesi per politicamente morto. Eppure.

ARTICOLI CORRELATI  Je suis Paris, sì, ma fino a che punto? E’ l’ora della verità per Hollande  La guerra fasulla  Perché nella guerra al terrore Hollande rischia di essere un uomo solo  Solidarietà dell’Ue e misure di sicurezza dure. Le ragioni dell’Hollande politico

Ferve in Europa la polemica sullo spirito guerriero di Hollande. Il Cretino Collettivo dice: fa come Bush dopo l’11 settembre, e dunque sbaglia. Il Cretino Collettivo è quella porzione di noi che si volta dall’altra parte dopo il venerdì 13 di Parigi, e maschera l’impotenza, quando non una subconscia indifferenza, dietro slogan insopportabilmente virtuosi, in realtà viziosi (come ha dimostrato Ernesto Galli della Loggia in un bel pezzo nel Corriere di ieri): non è una guerra, non è uno scontro di civiltà, l’islam non c’entra, i combattenti di Parigi e altrove sono alienati e sradicati sociali, la colpa è nostra, ci vuole unità a difesa delle nostre emozioni, viva la generazione Bataclan e altre sordide bellurie. La proiezione politica di queste ovvietà incivili, che si vorrebbero il massimo dell’interculturale e del multiuso etno-religioso, è quel giudizio sul presidente francese che va censurato perché si comporta come un texano qualunque, l’uomo nero della situazione, l’amico di Rumsfeld e Cheney, quello che aveva mandato in Iraq e in Afghanistan, dopo il bombardamento di New York e Washington da parte di una banda di disadattati senza religione e senza carattere, una banda di violenti, abbastanza truppe e armi da congelare il programma nucleare iraniano e da liberare la maggioranza sciita del paese oppresso, e la minoranza curda, impiccando Saddam alle sue colpe e alla sua pertinacia di uomo del male. Quello che voleva rifare la mappa del medio oriente e insediare ovunque avamposti della democrazia libera e armata, progetto folle, come si è visto quando in Europa gli avamposti di Eisenhower hanno restituito cittadinanza, voto, dignità, libertà e ricchezza agli europei. Con la guerra, e poi tutelandoli nella Guerra fredda.

Ecco. Hollande sta per ripetere quegli errori perché ha ripreso i bombardamenti della capitale dello Stato islamico, da intendersi sempre secondo l’acronimo che occulta “Daesh”, e ha addirittura inviato la portaerei Charles de Gaulle in loco, e sta facendo il tour del mondo, Russia di Putin compresa, per vedere come si fa a evitare la metastasi della crisi siriana lasciata marcire dal carismatico presidente Obama ormai da quasi cinque anni. Non viene in mente a nessuno che Hollande ha subìto la trentesima parte, ma sanguinante, di ciò che furono l’abbattimento di due torri della libertà di commercio internazionale nel centro di Manhattan e un agguato devastante al Pentagono?  Nessuno di questi censori schifiltosi pensa che centotrenta morti tra la folla di Parigi valgono comunque una decisione politica, una reazione politica e di forza militare, anche se non sono i tremila dell’11 settembre. A volte capita che a persone diversissime, uno del Grand Old Party diventato presidente americano e un socialista diventato presidente francese, succedono cose simili se non identiche, e che dunque la reazione ha un tratto di somiglianza obbligato, dovuto alla natura della cosa e non alla ripetizione coatta di un errore geopolitico. Sono ragionamenti sul filo della realtà e della ragionevolezza, ma il sistema mediatico fondato sull’expertise astratta e sulla concretezza minimalista delle emozioni, e sulla incapacità d’odio verso il carnefice, e sulla celebrazione di un goffo e minoritario islam pacifista e moderato, a queste banali e consequenziali conclusioni proprio non ci arriva.

Categoria Italia

Solo gli utenti registrati possono commentare gli articoli

Per accedere all'area riservata