Da Bersani via libera al nuovo senato:"Così va bene". E Grasso accelera i tempi
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Renzi ha concluso l’accordo sul nuovo senato con la minoranza del Pd
Di Giampiero Di Santo, Italia Oggi
Renzi ha concluso l’accordo sul nuovo senato con la minoranza del Pd. Che a questo punto, come ha fatto intendere piuttosto chiaramente il leader Pier Luigi Bersani, voterà con il resto del partito il comma quinto dell’articolo 2 della riforma del senato, quello che modifica l’articolo 57 della Costituzione, si aggiungeranno, con l’aggiunta delle parole magiche che consentiranno ai consigli regionali di eleggere i 95 senatori “sulla base della designazione del corpo elettorale disciplinata dalla legge di cui al comma successivo». In sostanza, i cittadini eleggeranno i senatori ma poi saranno i consigli regionali a ratificare le scelte. Un sistema descritto così, all’ingrosso, da Bersani: “Se la proposta di Renzi è quella che ho capito io, per cui il popolo sceglie i senatori e i consiglieri regionali ratificano, allora sì, questo può essere il ritorno al metodo Mattarella. La riforma del senato "in questo modo va bene. Così facciamo una bella e importante riduzione del danno, perché aumentiamo l'importanza del ruolo di garanzia del senato e ridiamo lo scettro della scelta dei senatori al popolo. Se la proposta è quella che ho capito io si può dire che il Pd voterà unito, è venuta fuori un'apertura significativa", ha sottolineato. Insomma, alla fine il risultato cercato da Renzi è stato ottenuto. E secondo il premier saranno “al massimo o in cinque a non votare l’accordo”. E' intanto calata la tensione con il presidente di palazzo Madama Pietro Grasso sul possibile sì del numero uno di palazzo Madama a modifiche di un articolo già approvato in seconda lettura e copia conforme da entrambe le camere. Ieri Renzi aveva dichiarato di essere pronto a riunire i gruppi parlamentari del Pd per valutare le eventuali iniziative da assumere nel caso di un intervento troppo deciso di Grasso e le opposizioni avevano parlato di pressioni e minacce. Ma oggi Grasso, che ha contingentato i tempi del dibattito in aula sulle riforme costituzionali e previsto interventi della durata massima di 10 minuti, per smaltire i 110 già in programma e consentire la conclusione dell'esame entro la seduta di domani, come previsto dalla conferenza dei capigruppo, ha negato di avere deciso sottto l'influenza delle pressioni ricevute, come ha invece adombrato il senatore Mario Mauro: "Non le permetto di pensare né di sospettare una cosa del genere", ha detto il presidente del senato. "Anzitutto, 110 iscritti in discussione generale per 20 minuti fanno 33 ore e 45 minuti. Purtroppo, il termine è mercoledì sera, senza orario di fine della seduta, ma anche senza tale orario di chiusura il mercoledì finisce alle ore 24, pertanto, fatti i conti, non si riesce a dare 20 minuti a tutti.Quindi la mia non è una presa di posizione, perché io non ho preso posizione. Io sto cercando di applicare il regolamento, che mi impone l'armonizzazione, ai sensi dell'articolo 84. Io parto da questo", ha chiarito Grasso assicurando: "Io voglio far parlare tutti e il più possibile, questo deve essere assolutamente chiaro. Io sono qui per questo, ma prevedendo interventi di venti minuti, non posso non dire, con una previsione e una precauzione, di stare attenti ai tempi"
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