Lettere al Direttore Il Foglio 16.6.2015
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Il ballo della Cdp ci dice che i capitali privati rimarranno a lungo lontani dall’Italia
1-Al direttore - Il gran ballo mediatico di questi giorni intorno a Cassa depositi e prestiti (Cdp),
a prescindere dai vari nomi fatti tutti ottimi, nasconde la grande illusione che per tornare a crescere nel nostro paese sia necessario poter utilizzare – in modo migliore è la evidente speranza – Cassa depositi e prestiti (Cdp). Non c’è dubbio che la forza finanziaria di Cdp sia stata e sarà importante per la crescita del nostro paese e che questa forza potrebbe essere utilizzata in modo meno confuso, ma sono i privati a cui bisogna far tornare la voglia di investire in Italia. L’abbiamo già scritto. Non siamo più negli anni Trenta del secolo scorso. Oggi gli investitori privati, intesi sia come famiglie che come investitori istituzionali, sono quelli che fanno la parte dei leoni sui mercati, come ricordava anche una recente infografica comparativa pubblicata dall’Economist. Il primo obiettivo di una sana e lungimirante politica economica deve essere far tornare la fiducia dei mercati nel futuro del nostro paese. Sono i capitali privati a cui bisogna guardare se si vuol far tornare a crescere, in modo sostenibile, il nostro paese. Le risorse – debiti in partita doppia – della Cdp possono essere certamente un moltiplicatore e avere un ruolo di indirizzo in alcuni casi, ma prima o poi il Quantitative easing (Qe) finirà e bisogna che Repubblica italiana sia credibile indipendentemente dal Qe. In nome delle risorse di Cdp non si può quindi venire meno alla regola aurea per essere considerati affidabili. Bisogna rispettare la “Rule of Law”. Non si cambiano le regole, mentre si gioca, a svantaggio di un giocatore. Nello statuto di Cassa depositi e prestiti è previsto che il presidente sia designato dal socio fondazioni bancarie e che non si possano comprare società in perdita. Su questo presupposto le fondazioni sono entrate in Cdp, permettendo tra l’altro, che Cdp non venga considerata “mano pubblica”. Rispettate le regole di mercato si potrà – poi – parlare certamente di tutto compreso dello statuto e della missione di Cdp, senza nessuna ideologia. Questa verifica potrebbe anche essere l’occasione di fare un bilancio – guardando i bilanci per l’appunto – dei risultati delle fondazioni. In alcuni casi, molto mediatici, un disastro, in altri, di cui si parla meno ma più importanti, solidissimi.
Andrea Tavecchio
E’ così. E fossi un capitale privato che deve essere investito in Italia mi farei un giretto negli altri paesi prima di prendere casa in un paese dove le regole del mercato vengono spesso rigirate come un piatto di bucatini all’amatriciana.
2-Al direttore - Venezia, Pietrasanta e sopra tutto Arezzo. La dimostrazione plastica, un’altra volta ancora, che un centrodestra unito può vincere dappertutto.
Jori Cherubini
E’ vero. Ma il messaggio che viene dalle comunali ci dice che finalmente il centrodestra ha capito che l’Italicum (doppio turno) è la migliore legge possibile per un centrodestra che sogna di essere di nuovo vincente (a condizione che non si creda che a guidare il centrodestra del futuro debba essere il Salvini federatore dei talk-show).
3-Al direttore - Implacabile come nella peggiore tradizione dei regimi totalitari, la mannaia della censura gender è tornata a colpire. Stavolta a farne le spese sono stati i… pannolini. In particolare quelli della ditta Huggies, alla quale l’Istituto per l’autodisciplina pubblicitaria ha ingiunto di desistere dalla diffusione di una pubblicità, rea di violare gli articoli del Codice di autodisciplina della comunicazione commerciale su “Convinzioni morali, civili, religiose e dignità della persona” e su “Bambini e adolescenza”. Minchia. Tutto sto casino per la pubblicità di un pannolino, solo perché pensata tenendo nel dovuto conto le differenze comportamentali caratteriali ecc., che chiunque genitore sano di mente constata semplicemente guardando i propri figli crescere? Ma tant’è. E’ noto che l’aspetto che più caratterizza l’ideologia è che anche quando la realtà contraddice le idee, tanto peggio per la realtà. Ed è così che nei giorni scorsi si è scatenata l’immancabile caccia alla strega contro la pubblicità della Huggies, accusata manco a dirlo di “sessismo”. Fino al grottesco provvedimento del succitato Istituto, che non solo farebbe bene a ritirarlo, e in fretta, ma che anche ci piacerebbe che fornisse una qualche spiegazione su come e perché la pubblicità della Huggies violerebbe il codice di autodisciplina della comunicazione. Da genitore, nonché potenziale consumatore, penso di averne diritto. Nel frattempo, ci si vede a piazza S. Giovanni sabato prossimo. E mi raccomando, non dimenticate i pannolini.
Luca Del Pozzo