Lettere Repubblica “IL PEGGIOR MODO PER FARE IL PONTE È AVERLO MESSO NELLE MANI DI SALVINI”
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– FRANCESCO MERLO: “NON SI POSSONO CONSEGNARE I PONTI, QUELLI FATTI E QUELLI DA FARE, A UN DEMAGOGO PATACCARO.
Lettere a Repubblica 8 ago 2025 10:15 dagospia. Com lettura2’
SALVINI SOSTIENE DA SOLO TUTTO IL PESO DEL PONTE. NON GLI CREDE NESSUNO E NEPPURE CONQUISTERÀ QUATTRO VOTI NEL SUD CHE DAL ‘SALVINI BRIDGE’ NON SI FARÀ BABBIARE…” - VIDEO: IL MINISTRO DEI TRASPORTI ESULTA PERCHÉ IN CASO DI TERREMOTO "IL PONTE RESISTEREBBE, MENTRE LE CITTÀ CROLLEREBBERO". GENIO!
Da “Posta e risposta”, la rubrica delle lettere della “Repubblica”
Caro Merlo, lei ha scritto tante volte che è favorevole al Ponte sullo Stretto. Ma ieri a Radiotre le ho sentito dire che Salvini aumenta solo il tasso di comicità.
Davvero le interessa così tanto Salvini? L'importante non è, comunque, fare il Ponte?
Emilia Vinciguerra, Messina
Risposta di Francesco Merlo:
Sembra buon senso dire che l'importante è, comunque, fare il Ponte. Purtroppo, però, il peggior modo di non farlo, straziando il vecchio sogno della sinistra meridionalista, è averlo messo nelle mani di Salvini.
Non si possono consegnare i ponti, quelli fatti e quelli da fare, a un demagogo pataccaro. Già ridotto a topos della comicità, come il Sarchiapone, l'ombrello di Altan e le sei corsie di "pilu" di Cetto Laqualunque, il ponte affidato all'inaffidabile prelude adesso alle penali economiche, al solito gioco di guardie e ladri, ai tira e molla delle sospensioni e dei ricorsi amministrativi, a una pena ben peggiore delle altre, più piccole, spavalderie come le deportazioni in Albania e le chiusure dei porti.
Ma voglio dirlo in un altro modo: se Salvini avesse avuto veramente a cuore il Ponte sullo Stretto, che rimane un'opera bellissima da realizzare anche se controversa e contestata, avrebbe fatto un passo indietro.
Il modello vincente è infatti Genova, dove per rifare il ponte Morandi nel momento fatale tutti si unirono attorno a Renzo Piano e non attorno a Salvini: il procuratore capo, il cardinale, il Quirinale, il sorprendente Marco Bucci, commissario straordinario e primo sindaco di destra nella storia di Genova che è tutta di sinistra; e anche — è bene ricordarlo — l'allora governatore Giovanni Toti.
Qui c'è invece Salvini che, sputando il solito fuoco, sostiene da solo, come Atlante, tutto il peso del ponte. Non gli crede nessuno e neppure conquisterà, come spera, quattro voti nel Sud che, pur essendo lo scenario naturale degli imbonitori, dal "Salvini Bridge" non si farà babbiare.



Commenti
Estratto dell’articolo di Francesca Del Vecchio per “La Stampa” estratto 8 ago 2025 19:23
Il ponte non è più solo un tragitto di soli 3 chilometri e mezzo. Si trasforma in un oggetto materiale, concreto, quindi dissonante con la mitologia della sconfitta permanente
Ponte sullo Stretto, prima dei lavori sono partiti i pontificatori. Gli specialisti del fuoco di sbarramento preventivo. Più che opere pubbliche, mirano a costruire barricate, fatte di grida d’allarme che evocano ogni tipo di catastrofe. Lo spreco, l’ambiente, la mafia. Come se la politica non servisse proprio a questo, a fare le cose utili a tutti garantendo tutti dagli abusi e dalle illegalità. E anche i giornali si adeguano, con titoli gridati e ansiogeni: “In arrivo pioggia di ricorsi”, “Sarà un ponte fra due deserti”, “Anche la UE vigila”. Vigila, capito? Non è che plaude all’ipotesi che l’Europa diventi finalmente intera…. Sergio Talamo 8 Agosto 2025 alle 14:47 estratto ilriformista.it
Da che mondo è mondo, se a separare due luoghi c’è una montagna o un tratto d’acqua si procede, quando tecnicamente possibile, a costruire una galleria o un ponte per far circolare più facilmente persone e cose. Le obiezioni, a meno che non provengano da ingegneri e geologi, non reggono un dibattito serio, ammesso che esista ancora la possibilità di dibattere seriamente
Il progresso civile è quella cosa per cui ogni volta che una montagna o un tratto d’acqua separano un punto dall’altro si procede senza indugio a costruire una galleria o un ponte o un tunnel, se è tecnicamente possibile e a volte anche quando sembra impossibile, per facilitare la circolazione di persone e cose. Per unire, non per dividere estratto Editoriale Christian Rocca 8 Agosto 2025 linkiesta
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