è quella della segretaria, che ha sterzato radicalmente il partito a sinistra ed è ormai proiettata verso un patto di ferro con M5S e Avs
di Pietro Senaldì 4 luglio 2025liberoquotidiano.it lttura4'
Le correnti possono travolgerti ma anche sospingerti. Elly Schlein voleva spazzarle via tutte, poi ha imparato a conviverci, forse addirittura ad alimentarle un pochetto. Gli entomologi del Pd ne contano undici. La più importante è quella della segretaria, che ha sterzato radicalmente il partito a sinistra ed è ormai proiettata verso un patto di ferro con M5S e Avs. Per allargare e consolidare il campo, la leader ha stretto la proposta: baricentro a sinistra, con riserve indiane per Italia Viva e +Europa, da collocare in tenda, come suggerito dall’immarcescibile Richelieu dem, Goffredo Bettini. Se poi dovesse spuntare qualche cespuglio utile alla causa, gli si troverà uno strapuntino.
Intorno alla Nazarena si agitano le correnti che una volta erano la sinistra del partito e ora cercano di conservare una propria indipendenza dalla segretaria. Stiamo parlando degli ex Articolo 1 di Compagno è il mondo, forse oggi più identificabile con l’ecologista Arturo Scotto piuttosto che con il fantasma Roberto Speranza, dei Dems, gli eurosocialisti di Andrea Orlando e Beppe Provenzano, e dei furono Giovani Turchi di Matteo Orfini, l’opposizione interna scendiletto ai tempi in cui comandava Matteo Renzi. Tutti personaggi in cerca di un nuovo autore; si differenziano dalla segretaria non tanto per le posizioni politiche, quanto per il loro desiderio di rivendicare la propria esistenza, una testimonianza personale più che di idee.
Un po’ più distante c’è Area, di Dario Franceschini e Debora Serracchiani, schleiniani fintanto che resta l’opzione a loro più conveniente, la quale ha intensificato i rapporti con la corrente romana dei dem, quella del sindaco Roberto Gualtieri e del filosofo delle intese capitoline, Goffredo Bettini.
Appena atterrato in Campidoglio, l’ex ministro dell’Economia di Giuseppe Conte aveva fatto piazza pulita degli uomini dell’ex ministro della Cultura di Giuseppe Conte, ma le cose cambiano in fretta e di continuo nell’universo piddino.
Queste anime un po’ in pena in realtà non ritengono Schlein in grado di governare l’Italia ma non possono dirlo né hanno la forza di farle mancare il sostegno. Vagliano candidature alternative, dal sindaco di Napoli, Gaetano Manfredi, allo stesso Gualtieri, all’ex riscossore delle imposte, Ernesto Ruffini, perfino alla neo prima cittadina di Genova, Silvia Salis. Nei corridoi del Nazareno si spiffera che in realtà stiano già lavorando al dopo Schlein, quando, più prima che dopo, Conte o Renzi faranno mancare il sostegno all’ipotetico governo di Elly e bisognerà sostituirla senza ripassare dalle urne. Fantapolitica, ma il vizio delle trame è duro a morire e l’archivio storico è pieno di precedenti.
I più in crisi sono quelli dell’opposizione interna, Energia Popolare. Sulla carta a capeggiarla c’è Stefano Bonaccini, che aveva vinto le primarie di partito ma è stato spodestato dal voto popolare. L’ex presidente dell’Emilia Romagna, e perciò capo di Elly, ha optato per un confronto morbido, i suoi dicono inesistente, accettando un ribaltamento di ruoli, truccato dalla scusa di lavorare per l’unità. Fa l’europarlamentare a Bruxelles e sta frenando sulla direzione politica del partito che i suoi hanno chiesto. Teme che, se ci sarà una discussione aperta, i vari Giorgio Gori, Pina Picierno, Graziano Delrio, che ha già fondato la sua sottocorrente, Comunità Dem, formalizzeranno quello che è già nei fatti, ossia che lui non li rappresenta più. A Bonaccini, e di riflesso alla sua corrente, viene rimproverato di non avere una proposta politica alternativa al libretto rosso di Elly e di aver già concordato con la segretaria una resa onorevole, nel senso dei posti in Parlamento e non della dignità o degli impegni riformisti strappati. Non è detto però che non arrivi un sussulto, anche se Schlein è al momento inattaccabile: le Europee sono andate bene, Sardegna, Umbria e Genova sono state riconquistate e se anche il prossimo giro di Regionali dovesse sorridere alla segretaria, lei diventerebbe inamovibile. La realtà è che aveva ragione Giulio Andreotti: il potere logora chi non ce l’ha; e ancora di più, chi non lo esercita. Energia Popolare ha tenuto coperte tutte le carte in questi due anni e mezzo; non ha mai sparigliato né marcato il punto, e quindi ha perso rappresentanza, consentendo alla Nazarena di cambiare in parte il dna della base dem e di guadagnare spazi. I poco energici popolari danno tutta la colpa a Bonaccini, ma alla maggior parte di loro servirebbe uno specchio.
Restano i lettiani di Crea, abbandonati dal creatore e in probabile prossima estinzione. Sopravviveranno invece l’ex ministra e candidata alla segreteria Paola De Micheli, lupa solitaria con la sua Rigenerazione Democratica, che gli ottimisti pesano al 7% nel partito e i neonati pacifisti di Rete Civica e Solidale, la pensata dell’europarlamentare ed ex direttore di Avvenire, Marco Tarquinio da Assisi e della presidente dell’Umbria, Stefania Proietti.
Poi c’è Matteo Renzi, il cui partito sembra sempre più una corrente del Pd di sostengo a Elly. Il rottamatore ha già fatto sapere di anelare a piazzare una tenda per campeggiare nella casa che l’ha mandato via solo pochi anni fa. È nella fase “amico di tutti”: benedice i comitati Più Uno di Ruffini come Viva Roma Sempre, il movimento appena creato dall’assessore romano Alessandro Onorato, che tanto ricorda un vecchio sindaco di Firenze. Elly divide et impera. Il progetto politico è incomprensibile ma la strategia è di cristallina chiarezza: c’è posto per tutti e i voti sono tutti miei, come alle Europee.