Le Ragioni di Israele. L’Occidente codardo giura sul pacifismo ma chiede a Netanyahu di fare il lavoro sporco

Categoria: Italia

Siamo pieni di guerre non dichiarate ma sanguinosamente guerreggiate, in questo scorcio affannato di nuovo millennio.

Pino Pisicchio 22.6.2025 alle 06:30 ilriformista-it lettura2’

Siamo pieni di guerre non dichiarate ma sanguinosamente guerreggiate, in questo scorcio affannato di nuovo millennio. Come usava una volta? Si pensi all’entrata in guerra dell’Italia: 85 anni fa, il 10 giugno del 1940, Benito Mussolini si affacciò dal balcone fatale di piazza Venezia (non ancora ingombrata dalle trivelle che oggi fanno brutta mostra di sé) e, allestendo una fantasmagoria di smorfie che l’Istituto Luce ci ha fatto imparare a memoria con l’aiuto delle tv, ha reso edotto il popolo plaudente (?). Gli ambasciatori italiani avevano appena consegnato ai governi francese e inglese la fatidica dichiarazione da cui non c’è stato più ritorno. Ma è finito il tempo delle feluche che rispettosamente porgevano al Re, al Primo ministro, o a chi di dovere, la lettera ostile (battendo i tacchi rispettosamente e togliendo velocemente il disturbo perché non si sa mai) in cui veniva scritto: “Gentile Capo di Stato… Da oggi siamo in guerra con Lei. Cordiali saluti”.

Oggi Trump, per posture e mimica facciale sicuramente non secondo al Duce italiano, sembra tentato dal diventare parte in causa contro il regime degli ayatollah, al fianco di Netanyahu, che ha intrapreso un’azione di guerra molto robusta contro lo stesso obiettivo, eliminando chirurgicamente leader e siti nucleari. Non ci risulta che gli eventi siano stati oggetto di scambi fra diplomatici dei Paesi belligeranti; al più qualche ringhio su X, TikTok e, quando va bene, Al Jazeera.

 

Il mondo occidentale si è consumato le corde vocali per dire “no” alla guerra, per mettere in guardia sul pericolo nucleare, per auspicare, scongiurare, protestare. Ma l’ha fatto esercitandosi dentro una nebbiolina equivoca, perché in fondo si aspetta la liquidazione della minaccia nucleare iraniana, purché compiuta da altri. Insomma: se lo fa Netanyahu mettiamo un po’ di sordina. Certo, è un po’ più difficile stare in silenzio se scende in campo Trump, ma quel che conta è il risultato. Per cui il paradosso a cui si assiste è “no” alla guerra, ma qualcuno la faccia per rimuovere il problema della guerra. L’ha ammesso, con il candore teutonico che gli si confà dall’alto del suo metro e 98, il cancelliere tedesco Merz: “Il lavoro sporco lo farà per noi Netanyahu”.