Bruxelles presenta una serie di misure, nel tentativo di far risorgere un settore invecchiato, a corto di liquidità e colpito dai cambiamenti climatici. Oltre che dalla guerra commerciale americana
28.3.2025 linkiesta.it lettura2’
La Commissione europea il 28 marzo annuncia il suo atteso «pacchetto sul vino», che rivede tre regolamenti, nel tentativo di far risorgere un settore invecchiato, a corto di liquidità e colpito dai cambiamenti climatici. Oltre che dai dazi annunciati da Donald Trump.
Il cofinanziamento per le piccole e medie imprese per gli interventi mirati a mitigare il cambiamento climatico dovrebbe salire all’80 per cento del totale, la durata delle autorizzazioni per i nuovi impianti dovrebbe essere estesa a otto anni, senza penalità in caso di mancato utilizzo, ma dovrebbero arrivare anche novità in materia di etichettatura per i vini no e low alcol.
Il Commissario all’Agricoltura, Christophe Hansen, ne ha parlato durante il summit a Roma “Agricoltura è”. Le misure, in ogni caso, non saranno immediatamente operative, ma dovranno passare al vaglio di Consiglio e Parlamento europeo ovviamente.
Come spiega Politico, il settore soffre soprattutto della riduzione della domanda da parte dei giovani europei che bevono sempre di meno. La Commissione europea nei mesi scorsi ha invitato le associazioni vinicole a unirsi a un gruppo di alto livello sulla politica del vino, che ha prodotto una serie di raccomandazioni. Ma da allora, le prospettive per il settore si sono oscurate ancora di più dopo che Donald Trump ha minacciato di imporre tariffe del 200 percento sul vino europeo.
Il problema principale è che in Europa ci sono troppi produttori di vino e pochi consumatori. Secondo le raccomandazioni del gruppo di alto livello, la Commissione dovrebbe ridurre la produzione, consentendo ai Paesi membri di utilizzare i fondi europei per finanziare la distruzione delle viti e convertire il vino in eccesso in alcol per uso industriale. Inoltre, secondo il nuovo pacchetto, dovrebbe essere possibile rinunciare alle autorizzazioni per il nuovo impianto rilasciate prima del 1 gennaio 2025, senza incorrere in penalità. La durata delle autorizzazioni per il reimpianto dovrebbe essere estesa a otto anni, eliminando le penalità in caso di mancato uso.
I Paesi membri potranno introdurre limitazioni al rilascio delle autorizzazioni in aree dove si sia ricorso a misure come vendemmia verde, distillazione ed estirpo, ma verrebbe data ai singoli Stati anche la possibilità di bloccare la crescita della superficie coltivata, a livello nazionale o regionale.
E per stimolare la domanda, il gruppo di alto livello dei produttori ha chiesto di facilitare i programmi promozionali e di semplificare il processo di produzione e commercializzazione di vini a basso o zero gradi alcolici, che, sebbene di nicchia, sono la categoria in più rapida crescita.
L’altra grande minaccia alla domanda, ovviamente, sono i dazi di Trump del 200 per cento su vini e liquori europei dal 2 aprile prossimo. L’effetto della guerra commerciale americana si è già materializzato nel settore vino, con le esportazioni verso gli Stati Uniti che sono state già bloccate. Nessun container è in partenza dai porti italiani. Le bottiglie spedite in questi giorni non arriverebbero prima del 2 aprile, con la conseguenza di porre il pagamento degli eventuali dazi a carico dell’importatore. Quindi, al momento, le spedizioni sono ferme e i magazzini degli interporti sono pieni di bottiglie